lunedì 2 marzo 2015

Libri in gioco - 6 marzo 2015


LIBRI IN GIOCO
Libreria The Open Door Bookshop
6 marzo 2015

L'amore di Ai-Uan, di Pearl S. Buck, ed. inglese 1939
È considerato uno dei libri più interessanti dell'autrice, che è indubbiamente un'autrice da rileggere. Il libro, ambientato in Giappone, è stato scritto poco prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale e sono particolarmente rilevanti le osservazioni sulla situazione in Oriente che si possono distillare dal libro. Le esperienze vissute della Buck in Cina e Giappone danno ampio respiro al libro e una certa capacità all'autrice di capire 'l'aria che tirava'. È da sottolineare che il titolo originale è "The Patriot", in quanto evidentemente l'autrice sottolinea maggiormente l'aspetto della formazione del guerriero, del patriota, piuttosto che la vicenda d'amore.
Pearl Sydenstricker Buck, nota come Pearl S. Buck (Hillsboro - Virginia, 1892 – Danby – Vermont, 1973), figlia di missionari presbiteriani, segue da piccola i suoi genitori in Cina, vivendo nei pressi del fiume Yangtze e poi dal 1900 a Shanghai. A 18 anni ritorna negli Stati Uniti per studiare fino alla laurea letteratura inglese. Nel 1917 sposa John Lossing Buck, un insegnante di economia agraria, e con lui torna in Cina. Insegna letteratura per dieci anni all'Università di Nanchino ma nel 1927, a causa della guerra civile in Cina la situazione degli stranieri diventa rischiosa, e la coppia si rifugia in Giappone. Nel 1931 divorzia e sposa il suo editore, Richard J. Wash, pur continuando a mantenere il cognome del primo marito. Sempre nel 1931 pubblica La buona terra (The Good Earth), il suo romanzo più famoso, con il quale vince il Premio Pulitzer e la medaglia di riconoscimento dall'American Academy of Arts and Letters. Tornata nel 1935 negli Stati Uniti, continua a scrivere e si dedica alla salvaguardia dei diritti umani, dando vita a una fondazione per l'assistenza ai bambini asiatici. Del 1936 è L'esilio, un romanzo vivo e commovente ambientato in Cina, nel quale la scrittrice ricorda la vita di sua madre, una donna energica e sorridente che ha affrontato la vita e le difficoltà con grande serenità. Nel 1938 riceve il Premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1973. Ha composto più di 80 opere tra cui anche opere teatrali, sceneggiature, letteratura per l'infanzia.

I cannoni di Navarone, di Alistair MacLean, ed. inglese 1957, ed. italiana stesso anno
E' il secondo libro di MacLean. Indubbiamente è frutto delle esperienze dell'autore, arruolatosi nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, nella Royal Navy. Il libro ha avuto un successo straordinario tanto che dopo 4 anni dalla pubblicazione ne è stato tratto un film, che ha avuto anch'esso grande successo. Proprio la fortuna del film spinse MacLean a scrivere il suo unico e solo sequel, Force 10 from Navarone (1968). In 1990 la Crime Writers' Association inglese ha inserito questo libro all'89imo posto nella lista dei 100 migliori 'Crime Novels' di tutti i tempi. L'isola in cui il libro è ambientato e la storia sono di fantasia. Sono invece reali, come contesto, la Campagna del Dodecaneso – la campagna militare alleata del 1943 per strappare ai Nazisti le isole greche da loro occupate – e la Battaglia di Lero, evento più rilevante di quella Campagna. Dopo un lungo bombardamento aereo (26 settembre 1943) le forze tedesche sbarcarono nell'isola e il 16 novembre annientarono la resistenza dei locali, di corpi dell'Esercito italiano rimasti fedeli al Re e di un contingente di soldati inglesi.
Stuart Alistair MacLean (Glasgow, 1922 – Monaco di Baviera, 1987) è autore per lo più di romanzi thriller o storie di avventura. Ha venduto con i suoi libri un totale stimato di 150 milioni di copie. Figlio di un pastore protestante, la sua lingua materna fu il gaelico scozzese ed imparò l'inglese come seconda lingua. Ha vissuto la sua giovinezza nei pressi di Inverness. Nel 1941 si arruola nella Royal Navy come marinaio semplice e nel 1943 è imbarcato sulla HMS Royalist e partecipa a missioni di scorta in Atlantico. Nel 1944 partecipa ad operazioni nel Mediterraneo e l'anno seguente è nel Pacifico di scorta a portaerei che operano contro obiettivi giapponesi. Il congedo dalla marina avviene nel 1946. Si iscrive all'Università di Glasgow; nel 1953 si laurea e comincia ad insegnare. Parallelamente allo studio universitario inizia la sua carriera di scrittore per arrotondare le finanze. Alla richiesta dell'editore Collins risponde con HMS Ulysses, basato sulle proprie esperienze di guerra. Il romanzo è immediatamente un successo. E al primo ne seguono altri. Nei primi anni '60, MacLean pubblica due romanzi sotto lo pseudonimo Ian Stuart: vuole dimostrare che il successo deriva dai contenuti e non dal suo nome sulla copertina. Ma i fan riconoscono il suo stile. I suoi libri vanno via via perdendo grinta. Nel 1983 MacLean consegue il dottorato in letteratura presso l'Università di Glasgow. L'autore ormai lotta contro l'alcolismo, che alla fine lo porta alla morte.

La ciociara, di Alberto Moravia, 1957
Il libro, magistralmente, racconta l'esodo di una madre e sua figlia da Roma durante la Seconda Guerra mondiale. Fuggono per tornare nella zona di origine della donna, la Ciociaria, a sud di Roma. Fuggono dai tedeschi che stanno per occupare Roma. Fuggono per raggiungere gli alleati. Ma, proprio dopo mesi di terribili sofferenze, è da un gruppo di soldati marocchini, in forze nell'esercito francese alleato, che arriva la maggiore violenza. Dal libro, nel 1960, Vittorio De Sica trasse il film omonimo, con Sophia Loren e Jean-Paul Belmondo. Alcune scene restano indimenticabili. Moravia stesso, dopo l'8 settembre 1943, si rifugiò con la moglie in Ciociaria e con il personaggio della madre lo scrittore intese descrivere la terribile realtà italiana di quegli anni.Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 1907 – 1990), è stato considerato uno dei più importanti romanzieri italiani del XX secolo. Nei suoi libri sono i temi forti del secolo scorso, dal nuovo concetto di sessualità, all'alienazione sociale e all'esistenzialismo. Lo stile è semplice, con un vocabolario semplice in una sintassi ricercata. La famiglia di nascita è dell'agiata borghesia: il padre Carlo è architetto e pittore. La famiglia Pincherle è variamente intrecciata ad altre note famiglie italiane: Alberto è cugino primo di Carlo e Nello Rosselli; è imparentato, tra gli altri, con Enrico Fermi ed Ernesto Nathan. A nove anni è colpito da tubercolosi ossea e resta cinque anni a letto: la sua è un'infanzia solitaria e i suoi studi sono molto irregolari. Con difficoltà arriva alla licenza ginnasiale, che costituirà il suo unico titolo di studio. Ma è molto intelligente ed adora leggere. Nel 1929 esce il primo romanzo, Gli indifferenti, che è subito un successo. Nel 1930 comincia a collaborare ad alcuni giornali, ma l'Italia fascista gli sta molto stretta. Nel 1935 è negli Stati Uniti su invito di Giuseppe Prezzolini, e tiene tre conferenze sul romanzo italiano. Al ritorno in Italia la censura intorno a lui e alle sue opere è sempre più stretta, essendo oltretutto figlio di padre ebreo. Nel 1941 sposa la scrittrice Elsa Morante e il matrimonio dura fino al 1962. Dopo l'8 settembre 1943 si rifugia in Ciociaria; da questa esperienza e dal rapporto con la famiglia che ospita lui e la moglie nasce il romanzo La ciociara. Alla Liberazione lo scrittore ritorna a Roma e riprende la sua attività letteraria e giornalistica. La sua fama va aumentando sempre più e molti sono i romanzi pubblicati in questo periodo. Nel 1952 riceve il premio Strega per I racconti e cominciano ad essere tratti film dai suoi racconti e romanzi. La sua attività letteraria è frenetica. Numerosi altri libri, numerose collaborazioni con giornali, numerosi premi, numerosi intrecci con gli intellettuali e con il mondo del teatro e parallelamente cresce la sua fama di intellettuale di sinistra. Nel 1962 inizia un importante rapporto con la giovane scrittrice Dacia Maraini, con la quale nel 1967 si reca in estremo oriente. Nel 1983 ha una nuova compagna, Carmen Llera, una donna spagnola molto più giovane di lui, che sposerà nel 1986, suscitando grande clamore. Tra il 1984 e il 1989 è deputato al Parlamento europeo, eletto come indipendente nelle liste del Pci.

Costituzione italiana: diritti e doveri, di Antonio Di Pietro, 1994
Il libro, che costituisce l'esordio in campo letterario del magistrato, esce poco prima che Di Pietro decida di dare le dimissioni dalla magistratura. Tecnicamente può essere definito impreciso, ma per diretta ammissione di Di Pietro, il libro non è rivolto agli studiosi di diritto, ma alla gente comune. Francesco Cossiga nella presentazione plaude a questo intento. Dopo un'introduzione storica sulla formazioni degli stati italiani e poi della Repubblica italiana, seguono gli articoli della Costituzione commentati ed accompagnati da spunti personali derivanti dalla sua esperienza nel campo del diritto.
Antonio Di Pietro (Montenero di Bisaccia, 1950) è politico, avvocato ed ex magistrato italiano.
Parleremo solo dei primi anni, quelli meno noti, di Di Pietro. Con in tasca il diploma di perito elettronico, nel 1971 emigra in Germania. Qui esercita due lavori: è operaio lucidatore di metalli in una fabbrica metalmeccanica e il pomeriggio lavora in una segheria. Nel 1973 torna in Italia e si iscrive all'Università degli Studi di Milano presso la facoltà di giurisprudenza, mentre lavora come impiegato civile dell'Aeronautica Militare. Nel 1978 consegue la laurea, l'anno seguente vince un concorso pubblico per segretario comunale e comincia a lavorare in alcuni comuni del comasco. Nel 1980 vince un concorso da Commissario nella Polizia di Stato e frequenta la Scuola Superiore di Polizia. Nel 1981, sempre alternando lavoro e studio, vince il concorso di uditore giudiziario: è assegnato, con funzione di Sostituto Procuratore, alla Procura della Repubblica di Bergamo. Nel 1985 passa alla Procura della Repubblica di Milano dove entra a far parte del pool di Mani pulite. Nel 1996 entra in politica e nel 1998 fonda il partito 'Italia dei Valori' dal quale, nell'ottobre 2014, si allontana lasciando tutti gli incarichi.

La crisi della civiltà, di Johan Huizinga, 1935, ed. italiana 1938
Nonostante i suoi ottanta anni, il libro è ancora molto attuale. Ci si trova la difesa di valori culturali, intellettuali che sembriamo aver perso completamente ma che ad alcuni di noi mancano molto: una cultura che non sia solo nozionismo, la critica dei mass media a favore della lettura. Interessante il saggio di Delio Cantimori. Questo volume dovrebbe avere la traduzione di Barbara Allason, germanista, antifascista militante in Giustizia e Libertà. Ma è interessante sapere che la prima traduzione in italiano venne fatta da Luigi Einaudi, anche se il suo nome non compariva. Rimando alla lettura di un interessante articolo (http://laboratoireitalien.revues.org/237) di Paolo Carta.
Johan Huizinga (Groninga, 1872 – Arnhem, 1945) è olandese. Suo padre Dirk era professore di fisiologia. I suoi studi superiori sono rivolti alle lingue indo-germaniche. Nel 1895 consegue il diploma. Studia linguistica comparata ed arriva ad una buona padronanza del sanscrito. E' solo dal 1902 che i suoi interessi si orientano verso la storia medievale e rinascimentale. Fino al 1905 continua l'insegnamento come un orientalista. Nel 1915 è stato nominato professore di Storia all'Università di Leiden, incarico che ricopre fino al 1942. Per la carica prestigiosa che ricopre è invitato, nel 1937, al matrimonio di Giuliana dei Paesi Bassi con il principe Bernhard di Lippe-Biesterfeld. Nel 1942 comincia ad avere un atteggiamento critico nei confronti degli occupanti tedeschi, atteggiamento perfettamente in linea con i suoi scritti sul fascismo del 1930. Da allora è prigioniero dei nazisti a De Steeg, dove muore nel 1945, solo poche settimane prima della caduta del nazismo. É conosciuto soprattutto per alcuni importanti saggi storici, divenuti col tempo dei veri e propri classici: L'autunno del medioevo (1919), Erasmo da Rotterdam ( 1924), La crisi della civiltà.
L'eleganza del riccio, di Muriel Burbery, ed. originale 2006
Il libro è stato la sorpresa letteraria dell'anno: in Francia ha venduto 600.000 copie, ha occupato il primo posto nelle classifiche per quasi un anno, ha visto numerosi premi letterari (tra gli altri il Premio Georges Brassens, il Premio Rotary International, il Prix des Libraires). Anche l'edizione italiana, diffusasi principalmente grazie al passaparola, ha avuto molto successo. Il titolo è stato inserito in un prezioso catalogo editoriale, quello della Europa Editions. Due parole: questa casa editrice è nata nel 2005, da una costola delle Edizioni e/o, con lo scopo di diffondere in ambiente americano testi di qualità della produzione europea, tradotti con un'attenzione particolare alla fedeltà al testo. Il fondatore Sandro Ferri ha dichiarato che la Europa Editions "Nasce con l'intento di creare ponti tra le culture". L'eleganza del riccio è, come dice, scritto a due voci: le voci delle due protagoniste, due donne che sono fuori dagli schemi che la società avrebbe creato per loro. Il titolo sta ad indicare come spesso l'apparenza delle cose e spesso delle persone sia tutt'altra cosa dalla loro realtà.
Muriel Barbery è francese anche se è nata a Casablanca il 28 maggio 1969. Allieva dell'École Normale Supérieure è stata docente di filosofia presso un Istituto universitario di formazione degli insegnanti situato a Saint-Lô in Normandia.
Di lei non ci sono altre notizie: non vuole parlare della sua vita privata, non vuole essere
ripresa; al massimo si lascia fotografare. Spiega: la realtà dello scrittore sminuisce il valore delle sue parole. Per questo non va in televisione. Muriel Barbery vive attualmente in Giappone con il marito (sembra). Le notizie che abbiamo riguardano le sue letture.
Dai sette ai trent’anni ha sempre letto molto. Era una lettrice accanita e onnivora. Pensa di non aver passato un solo giorno senza leggere. La lettura le da un piacere intenso e poi crede che un grande romanzo ci permetta di capire la vita meglio di un saggio di filosofia.
Il libro, che a tredici anni le ha fatto scoprire quanto la letteratura sia prodigiosa, è stato
Guerra e pace di Tolstoj: “L’ho letto e non ci ho capito niente”. In quel periodo ha letto di tutto, anche classici, ma soprattutto gialli, fantascienza e fumetti. Grazie ai fumetti ha imparato il gusto del riso.
Poi, a trent’anni, tutto cambia. Si chiede se ha perso l’incanto della lettura. Non ha più voglia di leggere i fumetti. Dai trenta ai quarant’anni legge i classici. A trent’anni scrive la sua prima opera di narrativa. Scrivendo il suo primo romanzo, capisce che il suo più grande piacere non è creare personaggi o raccontare storie, ma è il piacere della lingua. La lingua è tutta l’eredità di un popolo e i testi sono molto più intelligenti degli autori: contengono la lingua con secoli di saggezza e tristezza.
Per quarant’anni non ha letto poesia. Poi va a vivere in un appartamento vuoto e risonante, dove legge qualche poesia come in una cattedrale. Si mette a piangere per quanto era bella.
Comincia una nuova fase: ora legge per condividere. Vuole raccontarci quello che le è successo da poco leggendo
Terra degli uomini di Saint-Exupéry: mangiando da sola e leggendo in un piccolo ristorante in Giappone si è talmente commossa che è dovuta scappare di corsa fuori perché per un giapponese un’occidentale che piange al suo tavolo suona come una fatale conferma che sia proprio il giapponese la causa del pianto. Grazie alla lingua e alla magia della lingua, queste emozioni si sublimano e restano in noi. La grande letteratura, quella che Muriel legge con passione, è quella che ci dà un sentimento d’eternità.

Il fantasma di Laika, di autori vari, 2011
Il racconto dà il titolo ad una raccolta Urania di racconti di fantascienza. Traduzione dell'antologia The Year's Best SF n.17 con i migliori racconti del 2011. I racconti trattano una gran varietà di argomenti ma sembra si possa individuare un tema quasi comune: i rapporti tra razze aliene diversi dalla classica interazione conflittuale. In generale è una raccolta di buon livello generale, anche se, come sempre nelle raccolte, con qualche punta in calo ma anche con qualche racconto notevole.

Finbar's Hotel, di autori vari, 1999
Il libro è una raccolta di sette racconti, scritti da sette scrittori irlandesi. Gli autori sono indicati in ordine alfabetico ma non è indicato quale racconto ognuno di loro abbia scritto. I racconti sono tutti ambientati in un Finbar's Hotel di Dublino. Ogni racconto ha un protagonista ma sono accomunati dal trovarsi ognuno per una notte nell'albergo. E i vari personaggi sconfinano nei racconti altrui. Una struttura narrativa singolare.

Folly, di Alan Titchmarsh, 2011 (Hodder & Stoughton General Division)
Definito una perfetta love-Story, proprio in copertina, il libro è stato definito con questa frase: "Arte, antiquariato e romanticismo sono gli ingredienti: Titchmarsh bolle la pentola [e fa] con molta schiuma." (Saga Magazine). Nel libro due famiglie che lavorano nel mondo delle case d'asta si contendono gli affari e si combattono da generazioni. In questa storia su tre generazioni si mescolano intrighi, rivalità e storie d'amore. Si riuscirà un giorno a seppellire l'ascia di guerra? Il libro non risulta che sia stato tradotto in italiano. Alan Fred Titchmarsh, nasce nello Yorkshire a Ilkley nel 1949. Figlio di un' operaia in uno stabilimento tessile e di un idraulico. A 15 anni, lasciata la scuola, comincia a lavorare come apprendista giardiniere. A 18 anni riprende gli studi presso varie scuole professionali, fino ad approdare alla Royal Botanic Gardens di Kew, dove prende il diploma in orticoltura. A Kew viene assunto prima come supervisore e successivamente come formatore dello staff. Nel 1974 lascia il suo lavoro per seguire la carriera di giornalista di giardinaggio. Nel 1975 Titchmarsh sposa Alison e hanno 2 figlie: Polly (1979) e Camilla (1981).
A partire dagli anni 1980, Alan si afferma in Tv e radio attraverso programmi della BBC dedicati al giardinaggio. Dal 1996 al 2002 è ospite fisso del programma della BBC “
Gardeners’ world” (ancora in corso) e partecipa ad un altro programma intitolato “Ground Force”, nel quale in ogni puntata viene realizzato il rinnovo di un giardino. In un episodio è dedicato al rinnovo del il giardino di Nelson Mandela in Sudafrica. Titchmarsh comincia a scrivere relativamente tardi. Il suo primo romanzo, Only Dad, viene pubblicato nel 2001 e, dopo il primo, ne vengono pubblicati altri sei. Parallelamente ai romanzi, pubblica numerose guide al giardinaggio. Oltre al lavoro, Alan è amministratore della sua organizzazione benefica “Giardini per le scuole” che sovvenziona i giardini e gli spazi verdi nelle e intorno alle scuole. Supporta la “Seeds for Africa Foundation”, che promuove lo sviluppo sostenibile di giardini di ortaggi utili per il consumo umano. Tra il 25 e il 28 dicembre 2014, Titchmarsh ha presentato The Queen's Garden, un programma TV in 2 puntate sul giardini di Buckingam Palace. Per questa occasione ha fatto riprese nel giardino per un intero anno.


The gorse in bloom, di Mary Withall, 1996
Si sta avvicinando la fine del XIX secolo e stanno arrivando grandi cambiamenti nella riparata, chiusa e protetta comunità dell'isola di Eisdalsa, isola immaginaria nella quale la scrittrice ha ambientato alcuni suoi libri. Dopo un'epidemia di colera, curata dal dottore del villaggio, David Beaton, solo alcuni torneranno a sorridere. Dal The Guardian del febbraio 2013: “In questo periodo freddo, solleva gli spiriti vedere tappeti di vivaci fiori dorati di ginestre risplendenti nelle campagne, brughiere e terreni abbandonati. I fiori di ginestra sono al loro meglio in questo periodo dell'anno, anche se rimangono in fiore quasi tutto l'anno, da qui il detto inglese: "When gorse is out of bloom, kissing is out of season". Come dire che ogni momento è buono per un bacio? Non esiste traduzione italiana del libro. Il libro ha avuto un certo successo.
Mary Withall nasce a Londra, dove ha insegnato scienze fino alla pensione. Nel 1988 si trasferisce in Scozia e lì inizia una seconda carriera come scrittrice di romanzi storici. Oltre che autrice, è stata archivista dello Scottish Slate Islands Heritage Trust. Vive a Easdale (vicino ad Oban), una piccola isola che non ha strade asfaltate e che può essere percorsa a piedi in meno di 1 ora. L’isola è stata il centro dell’industria scozzese dell’ardesia per 300 anni. Non sappiamo altro di lei, non ha un sito, né una mail, ma è sicuramente una persona interessante.

La leggenda del santo bevitore, di Joseph Roth, ed. originale 1939
Il libro, pubblicato pochi mesi dopo la morte di Roth ( Joseph, da non confondere con l'altro ben noto Philip Roth, scrittore americano nato nel 1933 ), è da molti considerato il suo testamento spirituale. Il libro racchiude un tesoro dei temi autobiografici: la nostalgia per le provincie orientali dell'impero asburgico e di una società e uno stile di vita perduti ed irrecuperabili, la straniazione da un modello di società, l'onda dei ricordi, la lotta quotidiana, dura e a volte inutile contro un destino segnato, brandelli di lucidità trovati nell'alcol. Dal libro e con lo stesso titolo sono stati tratti due film: uno nel 1963 con la regia di Franz Josef Wild , con Hannes Messemer nel ruolo principale; uno nel 1988 diretto da Ermanno Olmi, con l'attore olandese Rutger Hauer. Questo film ha ricevuto nove Movie Awards. Il libro può essere un ottimo trampolino per leggere altri straordinari libri di Joseph Roth. Per citarne alcuni: Giobbe. Romanzo di un uomo semplice (1930), La marcia di Radetzky (1932), La cripta dei cappuccini (1938).
Joseph Roth (Moses Joseph Roth) nasce nel 1894 da una famiglia ebraica in Galizia, esattamente a Brody, che ora si trova in Polonia ma a quell’epoca apparteneva all'impero Austro-Ungarico. La sua città natale, pochi anni prima della nascita di Roth, è meta di un massiccio esodo di ebrei russi a seguito della promulgazione delle 'Leggi di Maggio' antiebraiche ed ospita una delle più numerose comunità di ebrei in Europa. La madre appartiene ad una famiglia di commercianti ebrei; il padre, Nachum Roth, chassidico ortodosso, durante un viaggio di lavoro, a causa di suoi strani comportamenti, viene ricoverato in una casa di cura per malati mentali e poi affidato ad un rabbino "guaritore" russo-polacco. L'infanzia di Joseph ha un livello di vita decoroso: studia il violino e frequenta il ginnasio. Ma la malattia mentale del padre è considerata dagli ebrei ortodossi un castigo divino, che pesa sulla famiglia e peggiora la possibilità di buoni matrimoni dei figli. La famiglia Roth diffonde allora la voce che Nachum Roth si sia impiccato. Queste traversie fanno sì che la madre gli impartisca un'educazione molto protettiva e chiusa. Dal 1901 frequenta una scuola commerciale dove, a differenza delle scuole ortodosse, non si insegna solo religione, ebraico e studio della Torah, ma anche tedesco, polacco e materie pratiche. Poi va al ginnasio dove si dimostra un bravo studente ma è considerato dai compagni, per la sua riservatezza, un arrogante. Nel 1913, per frequentare l'Università, si trasferisce prima a Leopoli ma per difficoltà di convivenza con lo zio che lo ospita, per le tensioni tra le varie etnie (polacchi e ruteni) e all'interno del mondo ebraico (Chassidismo, Illuminismo ebraico, movimento sionista), per l'uso del polacco negli studi, decide di passare all'Università di Vienna. A Vienna studia filosofia e letteratura tedesca. Dopo un periodo di grave miseria, la sua condizione migliora grazie a borse di studio e piccoli incarichi da insegnante privato; inizia la collaborazione con giornali, pubblica i suoi primi articoli e poesie. Scoppia la guerra ma Roth all'inizio è un convinto pacifista. Poi la sua posizione gli sembra vergognosa e si arruola volontario (1916) e viene assegnato al servizio stampa. A novembre muore l'imperatore Francesco Giuseppe e Roth fa parte del picchetto d'onore. La morte dell'imperatore è, per lo scrittore, una metafora del crollo dell'impero asburgico e della perdita della patria (vedi La marcia di Radetzky e La cripta dei cappuccini). Alla fine della guerra, anche per avere di che vivere, scrive sui giornali – a volte con il nome der rote Roth - e nel 1919 diventa redattore del Der Neue Tag. Nel 1920 il giornale chiude e Roth si sposta a Berlino, sempre per fare il giornalista. Ancora a Vienna, sposa nel 1922 Friederike (Friedl) Reichler, che lo segue a Berlino. Nel 1923 diventa corrispondente culturale per l'importante Frankfurter Zeitung e inizia una corrispondenza con Stefan Zweig, noto scrittore austriaco che diventerà suo mecenate. Questo incarico giornalistico lo porta a viaggiare spesso in Europa. Friedl non è un'intellettuale e la vita senza pause del marito e la terribile gelosia di lui sono troppo stressanti. Nel 1926 appaiono in lei i primi segni di una instabilità mentale, che provocano in Joseph una profonda crisi e forti sensi di colpa. Ma relativamente presto Roth supera questi sensi di colpa e conosce diverse donne con le quali intrattiene numerose relazioni. Friedl, dopo varie peregrinazioni per case di cura, rimane vittima, nel 1940, del programma di eutanasia dei nazisti.
Esattamente il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler diventa cancelliere del Reich, Roth lascia la Germania. Rifiuta con forza il Nazismo e vede con chiarezza la futura catastrofe. I suoi libri vengono dati alle fiamme. Si trasferisce all'estero: Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia. Intanto prosegue la sua vivace attività di scrittore. Tra il 1937 e il 1939 la sua situazione economica, oltre alla
sua salute, peggiorano gravemente e costantemente. Beve parecchio, è indigente e viene trasferito all'Ospedale Necker (ospizio dei poveri). Il 27 maggio 1939 muore a Parigi per polmonite non diagnosticata tempestivamente e peggiorata da delirium tremens.
Viene sepolto in un cimitero della periferia di Parigi, dopo un funerale con un rito "cattolico annacquato", in mancanza del suo certificato di battesimo. Pare si fosse convertito al cattolicesimo, ma all'atto del funerale non
viene stata trovata alcuna attestazione di questo. Al funerale partecipano legittimisti austriaci, comunisti, ebrei ortodossi, preti cattolici; tutti reclamano il morto come proprio. Sulla tomba, nell'area cattolica del cimitero, l'epitaffio recita: Joseph Roth poète Autrichien mort a Paris en exil 2.9.1894-27.5.1939: sono errati sia il luogo (non era austriaco) sia la data di nascita (era nato il 26 settembre).
Oggi a Brody una piccola lapide in ucraino e in tedesco ricorda il grande figlio della città.
L'amore per la sua terra e il rimpianto per un'atmosfera storica e sociale ormai tramontata dominano la sua opera soprattutto di romanziere. Non è molto noto fuori dall'Europa, se non per il racconto autobiografico
Die Legende vom heiligen Trinker (La leggenda del santo bevitore, 1939), conosciuto grazie dall'omonimo film (1988) di Olmi. Nell'area della cultura anglosassone, oltre all'autobiografia, sono letti soprattutto la saga familiare Radetzky March (1932) e il romanzo Job (Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, 1930) sulla vita delle comunità ebraiche. Roth è fortemente legato ai valori, centrali per gli ebrei, di "verità" e "giustizia", tuttavia a volte racconta di cose non vere (una dura prigionia patita ma non è stato mai imprigionato; di suo padre ha detto che era un conte polacco, un industriale viennese, un ufficiale austriaco; egli stesso non fu un ufficiale austriaco ma un semplice volontario; a volte si presenta come ebreo e a volte come cattolico) ma dobbiamo fare tre considerazioni: la prima è che Roth non ha mai tratto vantaggi personali da queste 'bugie', la seconda è che forse queste mistificazioni tradiscono solo un temperamento insicuro passato attraverso un periodo storico dei più difficili; la terza è che la biografia più o meno edificante di uno scrittore, credo, nulla abbia a che vedere con il valore dei suoi scritti.

The Men and the Girls, di Joanna Trollope, 1992 (Black Swan)
Il libro è stato tradotto in italiano con il titolo Le età dell’amore. Questo libro, dalla scrittura interessante, non banale, vivace e informale anche nei dialoghi, invita ad osservare la vita, i rapporti tra persone di varie età in modo benevolo ed ironico. I personaggi, mai giudicati ma raccontati con leggerezza, sono profondamente umani nelle loro virtù e nei loro difetti. E' un racconto di storie che si intrecciano in tutte le possibili sfumature: amori che nascono, che finiscono e rinascono, i rapporti tra genitori e figli, i problemi legati all'età, alla malattia, gli slanci di solidarietà. E la signorina Beatrice Bachelor …
Joanna Trollope è nata il 9 dicembre del 1943 in Cotswols, un’area del centro sud dell’Inghilterra, alla quale è fortemente legata, da Rosemary Hodson e Arthur George Cecil Trollope. E’ la più grande dei loro tre figli. Non ha mai amato la scuola dell’obbligo, ha cominciato a piacerle lo studio solo all’università. Dopo aver vinto una borsa di studio per Oxford, Joanna diventa un'insegnante.
Il 14 May 1966 Joanna sposa un banchiere, David Roger William Potter, e ha 2 figlie.
Comincia a scrivere la sera e per anni affianca la sua attività di scrittrice a quella di insegnante. Nel 1980 Joanna diventa una scrittrice full-time. I primi libri pubblicati, con lo pseudonimo di Caroline Harvey, sono romanzi storici. A questi seguono Britannia’s Daughters, uno studio storico sulle donne nell’impero britannico, e più di recente romanzi di maggior successo.
Nel 1983 divorzia e si risposa nel 1985 con un drammaturgo, Ian Curteis, già padre di 2 figli. Divorzia nel 2001 e si trasferisce a Londra da sola.
Una parte considerevole del suo tempo è dedicata alla ricerca di fondi per opere di beneficenza, rivolte a molte e diverse associazioni (da quelle che aiutano i bambini con problemi di apprendimento, a chi assiste pazienti affetti da demenza e le loro famiglie, all’associazione per il diritto alla lettura degli ipovedenti e dei ciechi). Ora è anche felicemente nonna …
Un ospite d'onore, di Nadine Gordimer, 1970, in Italia 1985
Questo libro trova unanime la critica e il pubblico dei lettori comuni. Un libro impegnato - ed impegnativo anche nel numero di pagine! - sul dopo apartheid, dove si alternano sogni realizzati e speranze deluse, la voglia di tenersi a lato e la spinta a farsi coinvolgere. E' un libro non scorrevole, che parte con lentezza, procede con lentezza, ma poi entra nella mente e nel cuore e la parte finale è un premio della fatica fatta. Una bella prova di una straordinaria narratrice.
Nadine Gordimer nasce nel 1923 a Springs, nella zona mineraria ad est di Johannesburg. I suoi genitori sono entrambi immigrati ebrei - il padre dalla Lituania, la madre da Londra - tuttavia riceve un'educazione cattolica. La figura materna è molto importante<; è la madre infatti a incoraggiarla nella lettura e a spingerla a non occuparsi solo della vita dentro le mura di casa. Presto scopre il razzismo che permea la società che la circonda. Si iscrive all'Università ma interrompe gli studi al primo anno. Proprio all'Università percepisce ancora più forte l'apartheid; in particolare la segregazione razziale che tiene gli studenti neri separati dagli studenti bianchi. Si avvicina all'ANC (African National Congress, il partito fondato nel 1912 per difendere i diritti e le libertà della maggioranza nera della popolazione sudafricana e che nel 1960 viene dichiarato illegale dal governo sudafricano) condividendone le lotte, anche promuovendole nelle Università americane dove insegna degli anni '60 e '70.
Comincia a scrivere e molte opere hanno il tema dell'apartheid come tema fondante -
il suo esordio è a 15 anni con un racconto per bambini, The Quest for Seen Gold (1937) -. È certa che la scrittura e l’istruzione possano cambiare le cose, così nel 1987 è tra i fondatori del 'Congress of South African Writers'. Nel 1954 sposa, in seconde nozze, molto felici, Reinhold Cassirer, ebreo tedesco passato attraverso il nazismo, commerciante d'arte molto rispettato che aveva fondato la sede sudafricana di Sotheby's. Nel 1964 incontra Nelson Mandela, durante il processo Rivonia, al termine del quale Mandela è condannato all'ergastolo, e l'ammirazione per lui e per il suo agire resta una stella fissa nella sua vita. Peraltro Madiba legge in carcere i libri della Gordimer e ne diventa amico. Nel 1991 alla Gordimer viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. La scrittrice non si occupa solo di apartheid ma lotta anche contro ogni ingiustizia, è attenta ai temi dell'ecologia, della disoccupazione, dell'AIDS. Nel 2004, sull'onda di importanti iniziative musicali organizzate a favore della lotta all'AIDS, convoca 21 amici scrittori per comporre insieme un'antologia di racconti e nasce Storie. Il volume contiene brevi scritti degli autori più diversi, da Margaret Atwood a Gabriel Garcia Marquez, da Salman Rushdie a Jose Saramago, da Woody Allen ad Amos Oz, da Gunter Grass a Claudio Magris. Nel 2007 le viene assegnato il Premio Grinzane Cavour per la Lettura.
Tutta la sua vita di scrittrice è legata al Sudafrica, come lei stessa dichiara in un’intervista a «la Lettura» nel 2012, perché lì è il suo mondo: «Ci si forma osservando ciò che abbiamo intorno, che sia Timbuctu, Berlino o Londra; questo è il guscio che ci sta attorno. Naturalmente non si vorrebbe avere un guscio, si vorrebbe uscirne. Ma questo viene poi».
Muore nella sua casa di Johannesburg il 14 luglio 2014, assistita dai due figli.

L'ottavo giorno, di Georges Simenon, ed. originale 1962 (CDE)
Il libro, con questo titolo, corrisponde ad una vecchia edizione (1966). E' stato ritradotto in italiano con il titolo più noto Le campane di Bicêtre (2009). E' uno dei romanzi più notevoli di Simenon, che non è il Simenon di Maigret. Molti sanno che il molto prolifico autore francese ha scritto anche straordinari romanzi senza Maigret. Questo è uno di quelli. Il titolo originale è Les anneaux de Bicêtre. Il protagonista percepisce dalla sua posizione di degente soltanto il suono delle campane dell'ospedale. Quindi il titolo avrebbe dovuto essere Les cloches de Bicêtre, ma in francese 'cloche' significa campana ma anche persona stupida. Simenon preferì usare il termine 'anneaux' cioè anelli, come gli anelli concentrici di onde sonore emesse dal rintocco di una campana. Il libro ebbe una genesi particolare rispetto agli standard dello scrittore: la fase preparatoria non fu frutto di semplici appunti ma di visite all'ospedale, interviste a neurologi, studio dei tempi ospedalieri e delle fasi della malattia; la stesura richiese più di venti giorni; la revisione (in genere 3 o 4 giorni) ne richiese circa dieci. Ed anche la promozione del libri fu singolare: qualche centinaio di copie fu spedito ad altrettanti medici, alcuni dei quali lo inserirono tra i libri di testo per fornire un'idea della vita d'ospedale vista dalla parte del malato. Poi Simenon lo promosse personalmente, cosa che era fuori dalle sue abitudini. Il libro ebbe molto successo ma anche alcune le critiche per qualche disarmonia interna al testo.
Georges Joseph Christian Simenon, pochi flash fondamentali per una vita fatta di inchiostro e … di donne.
Nasce in Belgio, a Liegi, nel febbraio 1903. Già dalla nascita la sua vita è particolare: nato il 13, la madre superstiziosa lo registra come nato il 12. È di costituzione gracile e la sua salute provoca dissidi tra le famiglie del padre e della madre. È un bravo studente ma la frequentazione delle scuole cattoliche lo allontana dalla religione, troppo restrittiva. Si appassiona alla lettura. Nel 1919 è cronista nella
Gazette de Liège e a diciotto anni scrive il primo romanzo. Nel 1922 si trasferisce a Parigi e comincia freneticamente a scrivere e a pubblicare con successo. Si dedica a libri più commerciali e in 5 anni (1925-1930) scrive 170 romanzi con vari pseudonimi. Nel 1929 appare per la prima volta il Commissario Maigret. Nel 1931 approda al cinema e da due suoi romanzi sono tratti film. Nel 1940 si trasferisce in Vandea e si occupa dell'assistenza dei rifugiati belgi. Al termine della guerra è accusato di collaborazionismo, accuse rivelatesi poi infondate, ma Simenon preferisce trasferirsi negli Stati Uniti. Il fratello Christian, condannato a morte in contumacia per collaborazionismo, ripara, su consiglio di Georges, nella Legione straniera e muore in combattimento nel 1947 nella guerra d'Indocina. La madre, con la quale Simenon ha un difficilissimo rapporto, lo riterrà sempre responsabile di questa perdita. Torna in Francia negli anni '50. Nel 1960, nella XIII edizione del festival di Cannes, Simenon è presidente della giuria. Nella disapprovazione totale del pubblico, la Palma d'oro è assegnata a La dolce vita di Federico Fellini: tra i due nasce una bella e lunga amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa dalla seconda moglie e, a seguito di una piccola caduta, assume una domestica, Teresa Sburelin, di origini friulane, che gli resterà accanto fino alla morte di lui.
Simenon ha avuto una notevole fama di playboy e addirittura affermava di aver avuto rapporti sessuali occasionali con circa diecimila donne e spiegava che la maggioranza erano prostitute, cameriere, ballerine, spogliarelliste. Scrive all'amico Fellini: "non si tratta assolutamente di un vizio, non sono un maniaco sessuale, ma sento il bisogno di comunicare", fare sesso per lui è come "respirare". Comunque Simenon è anche un accanito fumatore di tabacco, e un forte bevitore.
Nel 1972 annuncia sul quotidiano francese
24 heures che da quel momento non avrebbe più usato la penna; inizia a registrare su nastri magnetici. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Due anni dopo lo scrittore riprende la penna in mano per scrivere di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. Georges Simenon muore a 86 anni a Losanna nel 1989.
Riportiamo la voce da Wikipedia:
Simenon in numeri
Numero di romanzi e scritti brevi: circa 450
Inchieste del Commissario Maigret: 107 (75 romanzi e 28 racconti)
Pagine: 26.688 in 27 volumi [era capace di scrivere 80 pagine al giorno]
Romanzi psicologici: 117
Articoli e reportage: quasi 3.000
Pseudonimi accertati: 37
Tradotto in 58 lingue e pubblicato in 44 nazioni
Oltre 700 milioni di libri venduti
Film basati sui suoi scritti: circa 50 (oltre agli sceneggiati televisivi e radiofonici in varie nazioni del mondo), per un totale di quasi 200 film.
I quattro dell'oca selvaggia, di Daniel Carney, 1977
Il libro parla di avventure, d'azione, di mercenari, uomini ormai disadattati alla vita civile, in una vicenda ambientata in Africa. Un classico. Da questo libro è stato tratto, nel 1978, un film diretto da Andrew V. McLaglen (The Wild Geese) e interpretato, tra gli altri, da Richard Burton, Roger Moore, Richard Harris, Hardy Krüger, Stewart Granger. Lo stesso regista ha diretto poi nel 1980 L'oca selvaggia colpisce ancora (The Sea Wolves), che ha avuto questo titolo italiano solo per motivi di cassetta ma non è un sequel e Carney non c'entra niente. Il 'vero' sequel (I 4 dell'Oca selvaggia II, 1985), ma con una storia completamente diversa, diretto da Peter Hunt (Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà, 1969) in realtà è tratto da un nuovo romanzo di Carney Square Circle (in seguito ripubblicato come Oche Selvagge II). E' interpretato da Edward Fox, Scott Glenn e con la partecipazione di Laurence Olivier. Daniel Carney nasce a Beirut nel gennaio del 1944. Secondo figlio di un diplomatico britannico (uno dei 17 figli di una povera famiglia irlandese), viaggia al seguito dei genitori per tutto il mondo ma la sua formazione ha luogo in Inghilterra. Nel 1963 si stabilisce in Rhodesia (Zimbabwe) e si arruola nella BritishHYPERLINK "http://en.wikipedia.org/wiki/British_South_Africa_Police" South Africa Police, dove rimane per tre anni e mezzo. Nel 1968, diventa cofondatore di una agenzia immobiliare (FOX & Carney) ad Harare e comincia a scrivere. Muore nel 1987, a 42 anni. I diritti dei suoi romanzi e film, vengono ereditati dalla famiglia, che si oppone fortemente a nuove pubblicazioni delle sue opere e nuove edizioni del film. Nel 2005 la Tango Entertainment fece una riedizione del film I 4 dell’oca selvaggia in occasione del trentennale dalla sua uscita, ma questa edizione fu distribuita solo in alcuni stati, a causa del fallimento del distributore.La sorella di Daniel, Erin, nasce in Cina nel 1939. La famiglia si sposta a Shanghai dove viene catturata dall’armata giapponese nel 1942 e scambiata con dei prigionieri di guerra. Conosciuta come Erin Pizzey (cognome del marito) si occupa da sempre di violenza sulle donne e nel 1971 fonda a Londra una delle prime case-rifugio per donne vittime di violenza domestica. Ancora oggi si occupa di questo e nel 2007 ha aperto la prima casa-rifugio araba in Bahrain. Le sue posizioni ideologiche sono molto contestate dal movimento femminista, fino al punto di doversi trasferire in America per le minacce di morte ricevute.
Le poche informazioni trovate sulla vita di Carney, e la mancanza di dettagli sulla sua morte, fanno pensare ad una vita molto più avventurosa e segreta: possibile che fosse una spia?

Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, ed. originale 1994 (Feltrinelli)
"Sostiene Pereira" è l'espressione che inizia e conclude il libro e che lo percorre incessantemente: un artificio letterario a dare l'idea che l'autore stia scrivendo e riportando ciò che il suo personaggio davanti a lui gli va via via suggerendo. Il fondo al libro lo scrittore spiega che 'Pereira' in portoghese significa pianta di pero e che lì i cognomi derivati dalle piante da frutto sono di origine ebraica, così come in Italia molti cognomi derivanti da nomi di città. E' un omaggio dello scrittore al popolo ebraico, che in Portogallo ha lasciato importanti tracce di civiltà e subito grandi ingiustizie. Il romanzo è ambientato nella bellissima Lisbona nel 1938, nel pieno del regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar. È un libro forte, in un certo modo positivo, sulla consapevolezza e sul cambiamento, sulla possibilità che ognuno di noi ha di far cadere la benda davanti a nostri occhi e vedere la realtà, per ribellarsi alla monotonia e soprattutto all'ingiustizia. E mi permetto un paragone forse azzardato: come Eichmann per Hanna Arendt è l'immagine della 'banalità del male', così Pereira per Tabucchi è la' banalità del bene'.
Dal libro è stato tratto l'omonimo film (1995) diretto da Roberto Faenza, l'ultimo di produzione italiana con un bravissimo, anche se lontano fisicamente dal personaggio di Tabucchi, Marcello Mastroianni.
Antonio Tabucchi è nato a Pisa nel 1943 ed è cresciuto nella casa dei nonni materni. Durante gli anni dell'università intraprende numerosi viaggi in Europa, sulle tracce dei suoi autori preferiti. A Parigi, trova su una bancarella, il poema Tabacaria (Tabaccheria), del poeta portoghese Fernando Pessoa. Da questo libretto ricava l'intuizione di quello che sarà per più di vent'anni l'interesse principale della sua vita. Si reca a Lisbona e si innamora della città e del Portogallo (e non solo!). Si laurea in Lettere Moderne nella sua città con una tesi sul «Surrealismo in Portogallo». Si perfeziona alla Normale di Pisa e nel 1973 viene chiamato ad insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna. Nel 1978, passa all'Università di Genova, e successivamente all’università di Siena, dove insegna Lingua e Letteratura portoghese. Lisbona è la “sua città” per 6 mesi l’anno. Vive lì, 6 mesi l'anno, insieme alla moglie, portoghese, e ai due figli, scrivendo. Passa gli altri 6 mesi in Toscana, e insegna Letteratura all'Università di Siena. Tabucchi, infatti, si considera scrittore solo in un senso ontologico, perché dal punto di vista esistenziale è felice di potersi definire "professore universitario". La letteratura per Tabucchi non è una professione, «ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia».
Il 1994 è un anno molto importante nella vita di Antonio Tabucchi. È l'anno del romanzo per il quale è diventato maggiormente conosciuto:
Sostiene Pereira (Feltrinelli), Il protagonista di questo romanzo diventa il simbolo della difesa della libertà d'informazione per gli oppositori politici di tutti i regimi antidemocratici. Nel 1999 scrive Una camicia piena di macchie nel quale assimila le macchie ai dubbi che ogni intellettuale e chiunque scriva deve instillare sulla perfezione, perché la perfezione genera ideologie, dittatori e idee totalitariste. La democrazia non è uno stato di perfezione.
Dal 1975 al 2012 (anno della sua morte a Lisbona per cancro)
scrive più di 35 libri e riceve numerose onorificenze, in Portogallo, Francia, Germania, e vince molti premi letterari in Italia e all’estero. E’ forse lo scrittore più europeo tra gli italiani anche per le numerose traduzioni dei suoi lavori.
Come da sua espressa volontà le sue ceneri sono conservate nel cimitero di
Lisbona.
La moglie, Maria José de Lancastre, ha deciso di lasciare alla Bibliothèque National de France l'archivio dello scrittore.

Three Great Novels, di Rebecca Shaw ( Orion)
Il libro fa parte della serie dei Turnham Malpas Tales e contiene The Village Show, Village Secrets, Scandal in the Village. Turnham Malpas è un vecchio villaggio inglese i cui abitanti si trovano a sfidare le difficoltà della modernità. Nel sito della Shaw si dichiara che le più antiche testimonianze storiche di questo villaggio sono nel libro del Catasto del 1086. A parte la scuola, che è stata costruita a metà degli anni 1850, il centro del paese è rimasto intatto fin dal XIV secolo. Non ci sono semafori né cartelli stradali né numeri civici sulle abitazioni. In breve i libri della Shaw sono divertenti, ben scritti, con personaggi convincenti, storie affascinanti e mai stati tradotti in italiano.
Rebecca Shaw si è qualificata come insegnante per bambini sordi, prima di diventare una scrittrice. La spinta a scrivere è nata quando l’ultimo dei suoi figli è uscito di casa. Vive nel Dorset con il marito. Attualmente ha un cane del quale sappiamo molte più cose di quante ne sappiamo sulla padrona: è nato nel 2013 in una cucciolata di 6 piccoli (3 maschi e tre femmine) ed è un Airedale, il formato più grande di terrier. Non è stato facile trovarlo perché ce ne sono pochi disponibili, ma la Shaw hanno trovato un allevatore in attesa di una cucciolata per settembre, a solo mezz’ora da casa loro. “La prima volta che li abbiamo visti avevano circa 2 settimane ed erano appena capaci di vedere e camminare era una grande avventura.” A 6 settimane li abbiamo visti di nuovo e abbiamo deciso di adottare quello flemmatico, che sembrava prendere qualsiasi cosa la vita gli offrisse, con compostezza. Abbiamo pensato che fosse proprio quello giusto per noi. Ma come lo chiameremo? La lista dei nomi stava diventando lunga quando mi sono ricordata che nella serie Barleybridge avevo dato il nome Perkins a un Airedale e così …”. Non vado oltre ma a questo punto ho scritto una mail a Rebecca, chiedendole di sapere di lei almeno tanto quanto sapevo del suo cane. Aspettiamo una risposta!

True Blue, di David Baldacci, 2009 (in inglese)
True-blue significa leale, fedele e di conseguenza affidabile. E' un libro della categoria gialli legali. I fan di Baldacci hanno molto apprezzato altri suoi libri, come il suo primo Absolute Power (1996) ma sono rimasti abbastanza delusi da questo. Il plot, i dialoghi, le situazioni sembrano poco credibili. Il libro non è scritto male tuttavia non risulta convincente. Per il lettore che non conosce questo autore, la lettura di questo libro può dimostrarsi un buon trampolino di lancio per opere migliori di questo stesso autore.
David Baldacci o David Baldacci Ford è uno scrittore statunitense nato nel 1969 a Richmond in Virginia. Si è laureato in scienze politiche alla Virginia Commonwealth University e in legge nella University of Virginia School of Law. Ha esercitato la professione di avvocato per molti anni a Washington, D.C. , prima di iniziare a scrivere romanzi. Nel 1996 il suo primo romanzo Il potere assoluto ebbe successo. Baldacci ha pubblicato 29 romanzi da allora e ha anche pubblicato 4 romanzi per bambini. David si occupa di diverse organizzazioni filantropiche e il suo interesse primario è rivolta alla fondazione che ha costituito con la moglie Michelle : la 'Wish You Well Foundation'®. La fondazione supporta l'alfabetizzazione delle famiglie e degli adulti negli USA incoraggiando e promuovendo l'espansione dell'alfabetizzazione e di programmi educativi. Nel 2008 la Fondazione ha collaborato con Feeding America per lanciare "Feeding Body & Mind", un programma che si occupa del collegamento tra alfabetizzazione, povertà e fame. Grazie a Feeding Body & Mind, più di un milione di libri nuovi e usati sono stati raccolti e distribuiti a famiglie bisognose. Attualmente Baldacci vive a Vienna (Virginia) con sua moglie Michelle A. Collin-Baldacci (Mikki)