LIBRI
IN GIOCO
Libreria
The Open Door Bookshop
6
marzo 2015
L'amore
di Ai-Uan,
di Pearl S. Buck, ed. inglese 1939
È
considerato uno dei libri più interessanti dell'autrice, che è
indubbiamente un'autrice da rileggere. Il libro, ambientato in
Giappone, è stato scritto poco prima dello scoppio della Seconda
Guerra mondiale e sono particolarmente rilevanti le osservazioni
sulla situazione in Oriente che si possono distillare dal libro. Le
esperienze vissute della Buck in Cina e Giappone danno ampio respiro
al libro e una certa capacità all'autrice di capire 'l'aria che
tirava'. È da sottolineare che il titolo originale è "The
Patriot", in quanto evidentemente l'autrice sottolinea
maggiormente l'aspetto della formazione del guerriero, del patriota,
piuttosto che la vicenda d'amore.
Pearl
Sydenstricker Buck,
nota come Pearl
S. Buck
(Hillsboro - Virginia, 1892 – Danby – Vermont, 1973), figlia di
missionari presbiteriani, segue da piccola i suoi genitori in Cina,
vivendo nei pressi del fiume Yangtze e poi dal 1900 a Shanghai. A 18
anni ritorna negli Stati Uniti per studiare fino alla laurea
letteratura inglese. Nel 1917 sposa John Lossing Buck, un insegnante
di economia agraria, e con lui torna in Cina. Insegna letteratura per
dieci anni all'Università di Nanchino ma nel 1927, a causa della
guerra civile in Cina la situazione degli stranieri diventa
rischiosa, e la coppia si rifugia in Giappone. Nel 1931 divorzia e
sposa il suo editore, Richard J. Wash, pur continuando a mantenere il
cognome del primo marito. Sempre nel 1931 pubblica La
buona terra
(The
Good Earth),
il suo romanzo più famoso, con il quale vince il Premio Pulitzer e
la medaglia di riconoscimento dall'American
Academy of Arts and Letters.
Tornata nel 1935 negli Stati Uniti, continua a scrivere e si dedica
alla salvaguardia dei diritti umani, dando vita a una fondazione per
l'assistenza ai bambini asiatici. Del 1936 è L'esilio,
un romanzo vivo e commovente ambientato in Cina, nel quale la
scrittrice ricorda la vita di sua madre, una donna energica e
sorridente che ha affrontato la vita e le difficoltà con grande
serenità. Nel 1938 riceve il Premio Nobel per la letteratura. Muore
nel 1973. Ha composto più di 80 opere tra cui anche opere teatrali,
sceneggiature, letteratura per l'infanzia.
I
cannoni di Navarone,
di Alistair MacLean, ed. inglese 1957, ed. italiana stesso anno
E'
il secondo libro di MacLean. Indubbiamente è frutto delle esperienze
dell'autore, arruolatosi nel 1941, durante la Seconda guerra
mondiale, nella Royal Navy. Il libro ha avuto un successo
straordinario tanto che dopo 4 anni dalla pubblicazione ne è stato
tratto un film, che ha avuto anch'esso grande successo. Proprio la
fortuna del film spinse MacLean a scrivere il suo unico e solo
sequel, Force
10 from Navarone
(1968). In 1990 la Crime Writers' Association inglese ha inserito
questo libro all'89imo posto nella lista dei 100 migliori 'Crime
Novels' di tutti i tempi. L'isola in cui il libro è ambientato e la
storia sono di fantasia. Sono invece reali, come contesto, la
Campagna del Dodecaneso – la campagna militare alleata del 1943 per
strappare ai Nazisti le isole greche da loro occupate – e la
Battaglia di Lero, evento più rilevante di quella Campagna. Dopo un
lungo bombardamento aereo (26 settembre 1943) le forze tedesche
sbarcarono nell'isola e il 16 novembre annientarono la resistenza dei
locali, di corpi dell'Esercito italiano rimasti fedeli al Re e di un
contingente di soldati inglesi.
Stuart
Alistair MacLean
(Glasgow, 1922 – Monaco di Baviera, 1987) è autore per lo più di
romanzi thriller o storie di avventura. Ha venduto con i suoi libri
un totale stimato di 150 milioni di copie. Figlio di un pastore
protestante, la sua lingua materna fu il gaelico scozzese ed imparò
l'inglese come seconda lingua. Ha vissuto la sua giovinezza nei
pressi di Inverness. Nel 1941 si arruola nella Royal Navy come
marinaio semplice e nel 1943 è imbarcato sulla HMS Royalist e
partecipa a missioni di scorta in Atlantico. Nel 1944 partecipa ad
operazioni nel Mediterraneo e l'anno seguente è nel Pacifico di
scorta a portaerei che operano contro obiettivi giapponesi. Il
congedo dalla marina avviene nel 1946. Si iscrive all'Università di
Glasgow; nel 1953 si laurea e comincia ad insegnare. Parallelamente
allo studio universitario inizia la sua carriera di scrittore per
arrotondare le finanze. Alla richiesta dell'editore
Collins risponde con HMS
Ulysses,
basato sulle proprie esperienze di guerra. Il romanzo è
immediatamente un successo. E al primo ne seguono altri. Nei primi
anni '60, MacLean pubblica due romanzi sotto lo pseudonimo Ian
Stuart: vuole dimostrare che il successo deriva dai contenuti e non
dal suo nome sulla copertina. Ma i fan riconoscono il suo stile. I
suoi libri vanno via via perdendo grinta. Nel 1983 MacLean consegue
il dottorato in letteratura presso l'Università di Glasgow. L'autore
ormai lotta contro l'alcolismo, che alla fine lo porta alla morte.
La ciociara, di Alberto Moravia, 1957
Il
libro, magistralmente, racconta l'esodo di una madre e sua figlia da
Roma durante la Seconda Guerra mondiale. Fuggono per tornare nella
zona di origine della donna, la Ciociaria, a sud di Roma. Fuggono dai
tedeschi che stanno per occupare Roma. Fuggono per raggiungere gli
alleati. Ma, proprio dopo mesi di terribili sofferenze, è da un
gruppo di soldati marocchini, in forze nell'esercito francese
alleato, che arriva la maggiore violenza. Dal libro, nel 1960,
Vittorio De Sica trasse il film omonimo, con Sophia Loren e Jean-Paul
Belmondo.
Alcune scene restano indimenticabili. Moravia stesso, dopo l'8
settembre 1943, si rifugiò con la moglie in Ciociaria e con il
personaggio della madre lo scrittore intese descrivere la terribile
realtà italiana di quegli anni.Alberto
Moravia, pseudonimo
di Alberto
Pincherle
(Roma, 1907 – 1990), è stato considerato uno dei più importanti
romanzieri italiani del XX secolo. Nei suoi libri sono i temi forti
del secolo scorso, dal nuovo concetto di sessualità, all'alienazione
sociale e all'esistenzialismo. Lo stile è semplice, con un
vocabolario semplice in una sintassi ricercata. La famiglia di
nascita è dell'agiata borghesia: il padre Carlo è architetto e
pittore. La famiglia Pincherle è variamente intrecciata ad altre
note famiglie italiane: Alberto è cugino primo di Carlo e Nello
Rosselli; è imparentato, tra gli altri, con Enrico Fermi ed Ernesto
Nathan. A nove anni è colpito da tubercolosi ossea e resta cinque
anni a letto: la sua è un'infanzia solitaria e i suoi studi sono
molto irregolari. Con difficoltà arriva alla licenza ginnasiale, che
costituirà il suo unico titolo di studio. Ma è molto intelligente
ed adora leggere. Nel 1929 esce il primo romanzo, Gli
indifferenti,
che è subito un successo. Nel 1930 comincia a collaborare ad alcuni
giornali, ma l'Italia fascista gli sta molto stretta. Nel 1935 è
negli Stati Uniti su invito di Giuseppe Prezzolini, e tiene tre
conferenze sul romanzo italiano. Al ritorno in Italia la censura
intorno a lui e alle sue opere è sempre più stretta, essendo
oltretutto figlio di padre ebreo. Nel 1941 sposa la scrittrice Elsa
Morante e il matrimonio dura fino al 1962. Dopo l'8 settembre 1943 si
rifugia in Ciociaria; da questa esperienza e dal rapporto con la
famiglia che ospita lui e la moglie nasce il romanzo La
ciociara.
Alla Liberazione lo
scrittore ritorna a Roma e riprende la sua attività letteraria e
giornalistica. La sua fama va aumentando sempre più e molti sono i
romanzi pubblicati in questo periodo. Nel 1952 riceve il premio
Strega per I
racconti
e cominciano ad essere tratti film dai suoi racconti e romanzi. La
sua attività letteraria è frenetica. Numerosi altri libri, numerose
collaborazioni con giornali, numerosi premi, numerosi intrecci con
gli intellettuali e con il mondo del teatro e parallelamente cresce
la sua fama di intellettuale di sinistra. Nel 1962 inizia un
importante rapporto con la giovane scrittrice Dacia Maraini, con la
quale nel 1967 si reca in estremo oriente. Nel 1983 ha una nuova
compagna, Carmen Llera, una donna spagnola molto più giovane di lui,
che sposerà nel 1986, suscitando grande clamore. Tra il 1984 e il
1989 è deputato al Parlamento europeo, eletto come indipendente
nelle liste del Pci.
Costituzione
italiana: diritti e doveri,
di Antonio Di Pietro, 1994
Il
libro, che costituisce l'esordio in campo letterario del magistrato,
esce poco prima che Di Pietro decida di dare le dimissioni dalla
magistratura. Tecnicamente può essere definito impreciso, ma per
diretta ammissione di Di Pietro, il libro non è rivolto agli
studiosi di diritto, ma alla gente comune. Francesco Cossiga nella
presentazione plaude a questo intento. Dopo un'introduzione storica
sulla formazioni degli stati italiani e poi della Repubblica
italiana, seguono gli articoli della Costituzione commentati ed
accompagnati da spunti personali derivanti dalla sua esperienza nel
campo del diritto.
Antonio
Di Pietro
(Montenero di Bisaccia, 1950) è politico, avvocato ed ex magistrato
italiano.
Parleremo
solo dei primi anni, quelli meno noti, di Di Pietro. Con in tasca il
diploma di perito elettronico, nel 1971 emigra in Germania. Qui
esercita due lavori: è operaio lucidatore di metalli in una fabbrica
metalmeccanica e il pomeriggio lavora in una segheria. Nel 1973 torna
in Italia e si iscrive all'Università degli Studi di Milano presso
la facoltà di giurisprudenza, mentre lavora come impiegato civile
dell'Aeronautica Militare. Nel 1978 consegue la laurea, l'anno
seguente vince un concorso pubblico per segretario comunale e
comincia a lavorare in alcuni comuni del comasco. Nel 1980 vince un
concorso da Commissario nella Polizia di Stato e frequenta la Scuola
Superiore di Polizia. Nel 1981, sempre alternando lavoro e studio,
vince il concorso di uditore giudiziario: è assegnato, con funzione
di Sostituto Procuratore, alla Procura della Repubblica di Bergamo.
Nel 1985 passa alla Procura della Repubblica di Milano dove entra a
far parte del pool
di Mani pulite. Nel 1996 entra in politica e nel 1998 fonda il
partito 'Italia dei Valori' dal quale, nell'ottobre 2014, si
allontana lasciando tutti gli incarichi.
La
crisi della civiltà,
di Johan Huizinga, 1935, ed. italiana 1938
Nonostante
i suoi ottanta anni, il libro è ancora molto attuale. Ci si trova la
difesa di valori culturali, intellettuali che sembriamo aver perso
completamente ma che ad alcuni di noi mancano molto: una cultura che
non sia solo nozionismo, la critica dei mass media a favore della
lettura. Interessante il saggio di Delio Cantimori. Questo volume
dovrebbe avere la traduzione di Barbara Allason, germanista,
antifascista militante in Giustizia e Libertà. Ma è interessante
sapere che la prima traduzione in italiano venne fatta da Luigi
Einaudi, anche se il suo nome non compariva. Rimando alla lettura di
un interessante articolo (http://laboratoireitalien.revues.org/237)
di Paolo Carta.
Johan
Huizinga
(Groninga, 1872 – Arnhem, 1945) è olandese.
Suo padre Dirk era professore di fisiologia. I suoi studi superiori
sono rivolti alle lingue indo-germaniche. Nel 1895 consegue il
diploma. Studia linguistica comparata ed arriva ad una buona
padronanza del sanscrito. E' solo dal 1902 che i suoi interessi si
orientano verso la storia medievale e rinascimentale. Fino al 1905
continua l'insegnamento come un orientalista. Nel 1915 è stato
nominato professore di Storia all'Università di Leiden, incarico che
ricopre fino al 1942. Per la carica prestigiosa che ricopre è
invitato, nel 1937, al matrimonio di Giuliana dei Paesi Bassi con il
principe Bernhard di Lippe-Biesterfeld. Nel 1942 comincia ad avere un
atteggiamento critico nei confronti degli occupanti tedeschi,
atteggiamento perfettamente in linea con i suoi scritti sul fascismo
del 1930. Da allora è prigioniero dei nazisti a De Steeg, dove muore
nel 1945, solo poche settimane prima della caduta del nazismo. É
conosciuto soprattutto per alcuni importanti saggi storici, divenuti
col tempo dei veri e propri classici: L'autunno
del medioevo (1919),
Erasmo
da Rotterdam (
1924), La
crisi della civiltà.
L'eleganza
del riccio,
di Muriel Burbery, ed. originale 2006
Il
libro è stato la sorpresa letteraria dell'anno: in Francia ha
venduto 600.000 copie, ha occupato il primo posto nelle classifiche
per quasi un anno, ha visto numerosi premi
letterari (tra gli altri il Premio Georges Brassens, il Premio Rotary
International, il Prix des Libraires). Anche l'edizione italiana,
diffusasi principalmente grazie al passaparola, ha avuto molto
successo. Il titolo è stato inserito in un prezioso catalogo
editoriale, quello della Europa Editions. Due parole: questa casa
editrice è nata nel 2005, da una costola delle Edizioni e/o, con lo
scopo di diffondere in ambiente americano testi di qualità della
produzione europea, tradotti con un'attenzione particolare alla
fedeltà al testo. Il fondatore Sandro Ferri ha dichiarato che la
Europa Editions "Nasce con l'intento di creare ponti tra le
culture".
L'eleganza del riccio è,
come dice, scritto a due voci: le voci delle due protagoniste, due
donne che sono fuori dagli schemi che la società avrebbe creato per
loro. Il titolo sta ad indicare come spesso l'apparenza delle cose e
spesso delle persone sia tutt'altra cosa dalla loro realtà.
Muriel
Barbery
è francese anche se è nata a Casablanca il 28 maggio 1969. Allieva
dell'École Normale Supérieure è stata docente di filosofia presso
un Istituto universitario di formazione degli insegnanti situato a
Saint-Lô in Normandia.
Di lei non ci sono altre notizie: non vuole parlare della sua vita privata, non vuole essere ripresa; al massimo si lascia fotografare. Spiega: la realtà dello scrittore sminuisce il valore delle sue parole. Per questo non va in televisione. Muriel Barbery vive attualmente in Giappone con il marito (sembra). Le notizie che abbiamo riguardano le sue letture.
Dai sette ai trent’anni ha sempre letto molto. Era una lettrice accanita e onnivora. Pensa di non aver passato un solo giorno senza leggere. La lettura le da un piacere intenso e poi crede che un grande romanzo ci permetta di capire la vita meglio di un saggio di filosofia.
Il libro, che a tredici anni le ha fatto scoprire quanto la letteratura sia prodigiosa, è stato Guerra e pace di Tolstoj: “L’ho letto e non ci ho capito niente”. In quel periodo ha letto di tutto, anche classici, ma soprattutto gialli, fantascienza e fumetti. Grazie ai fumetti ha imparato il gusto del riso.
Poi, a trent’anni, tutto cambia. Si chiede se ha perso l’incanto della lettura. Non ha più voglia di leggere i fumetti. Dai trenta ai quarant’anni legge i classici. A trent’anni scrive la sua prima opera di narrativa. Scrivendo il suo primo romanzo, capisce che il suo più grande piacere non è creare personaggi o raccontare storie, ma è il piacere della lingua. La lingua è tutta l’eredità di un popolo e i testi sono molto più intelligenti degli autori: contengono la lingua con secoli di saggezza e tristezza.
Per quarant’anni non ha letto poesia. Poi va a vivere in un appartamento vuoto e risonante, dove legge qualche poesia come in una cattedrale. Si mette a piangere per quanto era bella.
Comincia una nuova fase: ora legge per condividere. Vuole raccontarci quello che le è successo da poco leggendo Terra degli uomini di Saint-Exupéry: mangiando da sola e leggendo in un piccolo ristorante in Giappone si è talmente commossa che è dovuta scappare di corsa fuori perché per un giapponese un’occidentale che piange al suo tavolo suona come una fatale conferma che sia proprio il giapponese la causa del pianto. Grazie alla lingua e alla magia della lingua, queste emozioni si sublimano e restano in noi. La grande letteratura, quella che Muriel legge con passione, è quella che ci dà un sentimento d’eternità.
Di lei non ci sono altre notizie: non vuole parlare della sua vita privata, non vuole essere ripresa; al massimo si lascia fotografare. Spiega: la realtà dello scrittore sminuisce il valore delle sue parole. Per questo non va in televisione. Muriel Barbery vive attualmente in Giappone con il marito (sembra). Le notizie che abbiamo riguardano le sue letture.
Dai sette ai trent’anni ha sempre letto molto. Era una lettrice accanita e onnivora. Pensa di non aver passato un solo giorno senza leggere. La lettura le da un piacere intenso e poi crede che un grande romanzo ci permetta di capire la vita meglio di un saggio di filosofia.
Il libro, che a tredici anni le ha fatto scoprire quanto la letteratura sia prodigiosa, è stato Guerra e pace di Tolstoj: “L’ho letto e non ci ho capito niente”. In quel periodo ha letto di tutto, anche classici, ma soprattutto gialli, fantascienza e fumetti. Grazie ai fumetti ha imparato il gusto del riso.
Poi, a trent’anni, tutto cambia. Si chiede se ha perso l’incanto della lettura. Non ha più voglia di leggere i fumetti. Dai trenta ai quarant’anni legge i classici. A trent’anni scrive la sua prima opera di narrativa. Scrivendo il suo primo romanzo, capisce che il suo più grande piacere non è creare personaggi o raccontare storie, ma è il piacere della lingua. La lingua è tutta l’eredità di un popolo e i testi sono molto più intelligenti degli autori: contengono la lingua con secoli di saggezza e tristezza.
Per quarant’anni non ha letto poesia. Poi va a vivere in un appartamento vuoto e risonante, dove legge qualche poesia come in una cattedrale. Si mette a piangere per quanto era bella.
Comincia una nuova fase: ora legge per condividere. Vuole raccontarci quello che le è successo da poco leggendo Terra degli uomini di Saint-Exupéry: mangiando da sola e leggendo in un piccolo ristorante in Giappone si è talmente commossa che è dovuta scappare di corsa fuori perché per un giapponese un’occidentale che piange al suo tavolo suona come una fatale conferma che sia proprio il giapponese la causa del pianto. Grazie alla lingua e alla magia della lingua, queste emozioni si sublimano e restano in noi. La grande letteratura, quella che Muriel legge con passione, è quella che ci dà un sentimento d’eternità.
Il
fantasma di Laika,
di autori vari, 2011
Il
racconto dà il titolo ad una raccolta Urania
di racconti di fantascienza. Traduzione dell'antologia The
Year's Best SF n.17 con
i migliori racconti del 2011. I racconti trattano una gran varietà
di argomenti ma sembra si possa individuare un tema quasi comune: i
rapporti tra razze aliene diversi dalla classica interazione
conflittuale. In generale è una raccolta di buon livello generale,
anche se, come sempre nelle raccolte, con qualche punta in calo ma
anche con qualche racconto notevole.
Finbar's
Hotel,
di autori vari, 1999
Il
libro è una raccolta di sette racconti, scritti da sette scrittori
irlandesi. Gli autori sono indicati in ordine alfabetico ma non è
indicato quale racconto ognuno di loro abbia scritto. I racconti sono
tutti ambientati in un Finbar's Hotel di Dublino. Ogni racconto ha un
protagonista ma sono accomunati dal trovarsi ognuno per una notte
nell'albergo. E i vari personaggi sconfinano nei racconti altrui. Una
struttura narrativa singolare.
Folly,
di Alan Titchmarsh, 2011 (Hodder & Stoughton General Division)
Definito
una perfetta love-Story, proprio in copertina, il libro è stato
definito con questa frase: "Arte, antiquariato e romanticismo
sono gli ingredienti: Titchmarsh bolle la pentola [e fa] con molta
schiuma." (Saga Magazine). Nel libro due famiglie che
lavorano nel mondo delle case d'asta si contendono gli affari e si
combattono da generazioni. In questa storia su tre generazioni si
mescolano intrighi, rivalità e storie d'amore. Si riuscirà un
giorno a seppellire l'ascia di guerra? Il libro non risulta che sia
stato tradotto in italiano. Alan
Fred Titchmarsh,
nasce
nello Yorkshire a Ilkley nel 1949. Figlio di un' operaia in uno
stabilimento tessile e di un idraulico. A 15 anni, lasciata la
scuola, comincia a lavorare come apprendista giardiniere. A 18 anni
riprende gli studi presso varie scuole professionali, fino ad
approdare alla Royal Botanic Gardens di Kew, dove prende il diploma
in orticoltura. A Kew viene assunto prima come supervisore e
successivamente come formatore dello staff. Nel 1974 lascia il suo
lavoro per seguire la carriera di giornalista di giardinaggio. Nel
1975 Titchmarsh sposa Alison e hanno 2 figlie: Polly (1979) e Camilla
(1981).
A partire dagli anni 1980, Alan si afferma in Tv e radio attraverso programmi della BBC dedicati al giardinaggio. Dal 1996 al 2002 è ospite fisso del programma della BBC “Gardeners’ world” (ancora in corso) e partecipa ad un altro programma intitolato “Ground Force”, nel quale in ogni puntata viene realizzato il rinnovo di un giardino. In un episodio è dedicato al rinnovo del il giardino di Nelson Mandela in Sudafrica. Titchmarsh comincia a scrivere relativamente tardi. Il suo primo romanzo, Only Dad, viene pubblicato nel 2001 e, dopo il primo, ne vengono pubblicati altri sei. Parallelamente ai romanzi, pubblica numerose guide al giardinaggio. Oltre al lavoro, Alan è amministratore della sua organizzazione benefica “Giardini per le scuole” che sovvenziona i giardini e gli spazi verdi nelle e intorno alle scuole. Supporta la “Seeds for Africa Foundation”, che promuove lo sviluppo sostenibile di giardini di ortaggi utili per il consumo umano. Tra il 25 e il 28 dicembre 2014, Titchmarsh ha presentato The Queen's Garden, un programma TV in 2 puntate sul giardini di Buckingam Palace. Per questa occasione ha fatto riprese nel giardino per un intero anno.
A partire dagli anni 1980, Alan si afferma in Tv e radio attraverso programmi della BBC dedicati al giardinaggio. Dal 1996 al 2002 è ospite fisso del programma della BBC “Gardeners’ world” (ancora in corso) e partecipa ad un altro programma intitolato “Ground Force”, nel quale in ogni puntata viene realizzato il rinnovo di un giardino. In un episodio è dedicato al rinnovo del il giardino di Nelson Mandela in Sudafrica. Titchmarsh comincia a scrivere relativamente tardi. Il suo primo romanzo, Only Dad, viene pubblicato nel 2001 e, dopo il primo, ne vengono pubblicati altri sei. Parallelamente ai romanzi, pubblica numerose guide al giardinaggio. Oltre al lavoro, Alan è amministratore della sua organizzazione benefica “Giardini per le scuole” che sovvenziona i giardini e gli spazi verdi nelle e intorno alle scuole. Supporta la “Seeds for Africa Foundation”, che promuove lo sviluppo sostenibile di giardini di ortaggi utili per il consumo umano. Tra il 25 e il 28 dicembre 2014, Titchmarsh ha presentato The Queen's Garden, un programma TV in 2 puntate sul giardini di Buckingam Palace. Per questa occasione ha fatto riprese nel giardino per un intero anno.
The
gorse in bloom,
di Mary Withall, 1996
Si
sta avvicinando la fine del XIX secolo e stanno arrivando grandi
cambiamenti nella riparata, chiusa e protetta comunità dell'isola di
Eisdalsa, isola immaginaria nella quale la scrittrice ha ambientato
alcuni suoi libri. Dopo un'epidemia di colera, curata dal dottore del
villaggio, David Beaton, solo alcuni torneranno a sorridere. Dal The
Guardian del
febbraio 2013: “In questo periodo freddo, solleva gli spiriti
vedere tappeti di vivaci fiori dorati di ginestre risplendenti nelle
campagne, brughiere e terreni abbandonati. I fiori di ginestra sono
al loro meglio in questo periodo dell'anno, anche se rimangono in
fiore quasi tutto l'anno, da qui il detto inglese: "When gorse
is out of bloom, kissing is out of season". Come dire che ogni
momento è buono per un bacio? Non esiste traduzione italiana del
libro. Il libro ha avuto un certo successo.
Mary
Withall
nasce a Londra, dove ha insegnato scienze fino alla pensione. Nel
1988 si trasferisce in Scozia e lì inizia una seconda carriera come
scrittrice di romanzi storici. Oltre che autrice, è stata archivista
dello Scottish Slate Islands Heritage Trust. Vive a Easdale (vicino
ad Oban), una piccola isola che non ha strade asfaltate e che può
essere percorsa a piedi in meno di 1 ora. L’isola è stata il
centro dell’industria scozzese dell’ardesia per 300 anni. Non
sappiamo altro di lei, non ha un sito, né una mail, ma è
sicuramente una persona interessante.
La
leggenda del santo bevitore,
di Joseph Roth, ed. originale 1939
Il
libro, pubblicato pochi mesi dopo la morte di Roth ( Joseph, da non
confondere con l'altro ben noto Philip Roth, scrittore americano
nato nel 1933 ), è da molti considerato il suo testamento
spirituale. Il libro racchiude un tesoro dei temi autobiografici: la
nostalgia per le provincie orientali dell'impero asburgico e di una
società e uno stile di vita perduti ed irrecuperabili, la
straniazione da un modello di società, l'onda dei ricordi, la lotta
quotidiana, dura e a volte inutile contro un destino segnato,
brandelli di lucidità trovati nell'alcol. Dal libro e con lo stesso
titolo sono stati tratti due film: uno nel 1963 con la regia di
Franz Josef Wild , con Hannes Messemer nel ruolo principale; uno nel
1988 diretto da Ermanno Olmi, con l'attore olandese Rutger Hauer.
Questo film ha ricevuto nove Movie Awards. Il libro può essere un
ottimo trampolino per leggere altri straordinari libri di Joseph
Roth. Per citarne alcuni: Giobbe.
Romanzo di un uomo semplice
(1930), La
marcia di Radetzky
(1932), La
cripta dei cappuccini
(1938).
Joseph
Roth (Moses Joseph Roth)
nasce nel 1894 da una famiglia ebraica in Galizia, esattamente a
Brody, che ora si trova in Polonia ma a quell’epoca apparteneva
all'impero Austro-Ungarico. La sua città natale, pochi anni prima
della nascita di Roth, è
meta di un massiccio esodo di ebrei russi a seguito della
promulgazione delle 'Leggi
di Maggio'
antiebraiche ed
ospita
una delle più numerose comunità di ebrei in Europa. La madre
appartiene ad una famiglia di commercianti ebrei; il padre, Nachum
Roth, chassidico ortodosso, durante un viaggio di lavoro, a
causa di
suoi strani comportamenti, viene ricoverato in una casa di cura per
malati mentali e poi affidato ad un rabbino "guaritore"
russo-polacco. L'infanzia
di
Joseph
ha un livello di vita decoroso: studia il violino e frequenta il
ginnasio. Ma
la
malattia mentale del padre è considerata dagli ebrei ortodossi un
castigo divino, che pesa sulla famiglia e peggiora la possibilità di
buoni matrimoni dei figli. La famiglia Roth diffonde allora
la
voce che Nachum Roth si sia
impiccato. Queste traversie fanno sì che la madre gli impartisca
un'educazione molto protettiva e chiusa. Dal 1901 frequenta una
scuola commerciale dove, a differenza delle scuole ortodosse, non si
insegna solo religione, ebraico e studio della Torah, ma anche
tedesco, polacco e materie pratiche. Poi va
al
ginnasio dove si dimostra un bravo studente ma è
considerato
dai compagni, per la sua riservatezza, un arrogante. Nel 1913, per
frequentare l'Università, si trasferisce prima a Leopoli ma per
difficoltà di convivenza con lo zio che lo ospita, per le tensioni
tra le varie etnie (polacchi e ruteni) e all'interno del mondo
ebraico (Chassidismo, Illuminismo ebraico, movimento sionista), per
l'uso del polacco negli studi, decide di passare all'Università di
Vienna. A Vienna studia filosofia e letteratura tedesca. Dopo
un periodo di grave miseria, la sua condizione migliora grazie a
borse di studio e piccoli incarichi da insegnante privato; inizia la
collaborazione con giornali, pubblica i suoi primi articoli e poesie.
Scoppia la guerra ma Roth all'inizio è un convinto pacifista. Poi la
sua posizione gli sembra vergognosa e si arruola volontario (1916) e
viene assegnato al servizio stampa. A novembre muore l'imperatore
Francesco Giuseppe e Roth fa parte del picchetto d'onore. La
morte dell'imperatore è,
per lo scrittore, una metafora del crollo dell'impero asburgico e
della
perdita della patria (vedi La
marcia di Radetzky
e La
cripta dei cappuccini).
Alla fine della guerra, anche per avere di che vivere, scrive sui
giornali – a volte con il nome der
rote Roth - e
nel 1919 diventa redattore del Der
Neue Tag. Nel
1920 il giornale chiude e Roth si sposta a Berlino, sempre per fare
il giornalista. Ancora a Vienna, sposa nel 1922 Friederike (Friedl)
Reichler,
che lo segue a Berlino. Nel 1923 diventa corrispondente culturale per
l'importante
Frankfurter Zeitung e inizia una corrispondenza con Stefan Zweig,
noto
scrittore austriaco che diventerà suo mecenate. Questo incarico
giornalistico lo porta a viaggiare spesso in Europa. Friedl non è
un'intellettuale e la vita senza pause del marito e la terribile
gelosia di
lui sono
troppo stressanti. Nel 1926 appaiono in lei i primi segni di una
instabilità mentale, che provocano in Joseph una profonda crisi e
forti sensi di colpa. Ma relativamente presto Roth supera questi
sensi di colpa e conosce diverse donne con le quali intrattiene
numerose relazioni. Friedl, dopo varie peregrinazioni per case di
cura, rimane
vittima, nel 1940, del programma di eutanasia dei nazisti.
Esattamente il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler diventa cancelliere del Reich, Roth lascia la Germania. Rifiuta con forza il Nazismo e vede con chiarezza la futura catastrofe. I suoi libri vengono dati alle fiamme. Si trasferisce all'estero: Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia. Intanto prosegue la sua vivace attività di scrittore. Tra il 1937 e il 1939 la sua situazione economica, oltre alla sua salute, peggiorano gravemente e costantemente. Beve parecchio, è indigente e viene trasferito all'Ospedale Necker (ospizio dei poveri). Il 27 maggio 1939 muore a Parigi per polmonite non diagnosticata tempestivamente e peggiorata da delirium tremens.
Viene sepolto in un cimitero della periferia di Parigi, dopo un funerale con un rito "cattolico annacquato", in mancanza del suo certificato di battesimo. Pare si fosse convertito al cattolicesimo, ma all'atto del funerale non viene stata trovata alcuna attestazione di questo. Al funerale partecipano legittimisti austriaci, comunisti, ebrei ortodossi, preti cattolici; tutti reclamano il morto come proprio. Sulla tomba, nell'area cattolica del cimitero, l'epitaffio recita: Joseph Roth poète Autrichien mort a Paris en exil 2.9.1894-27.5.1939: sono errati sia il luogo (non era austriaco) sia la data di nascita (era nato il 26 settembre).
Oggi a Brody una piccola lapide in ucraino e in tedesco ricorda il grande figlio della città.
L'amore per la sua terra e il rimpianto per un'atmosfera storica e sociale ormai tramontata dominano la sua opera soprattutto di romanziere. Non è molto noto fuori dall'Europa, se non per il racconto autobiografico Die Legende vom heiligen Trinker (La leggenda del santo bevitore, 1939), conosciuto grazie dall'omonimo film (1988) di Olmi. Nell'area della cultura anglosassone, oltre all'autobiografia, sono letti soprattutto la saga familiare Radetzky March (1932) e il romanzo Job (Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, 1930) sulla vita delle comunità ebraiche. Roth è fortemente legato ai valori, centrali per gli ebrei, di "verità" e "giustizia", tuttavia a volte racconta di cose non vere (una dura prigionia patita ma non è stato mai imprigionato; di suo padre ha detto che era un conte polacco, un industriale viennese, un ufficiale austriaco; egli stesso non fu un ufficiale austriaco ma un semplice volontario; a volte si presenta come ebreo e a volte come cattolico) ma dobbiamo fare tre considerazioni: la prima è che Roth non ha mai tratto vantaggi personali da queste 'bugie', la seconda è che forse queste mistificazioni tradiscono solo un temperamento insicuro passato attraverso un periodo storico dei più difficili; la terza è che la biografia più o meno edificante di uno scrittore, credo, nulla abbia a che vedere con il valore dei suoi scritti.
Esattamente il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler diventa cancelliere del Reich, Roth lascia la Germania. Rifiuta con forza il Nazismo e vede con chiarezza la futura catastrofe. I suoi libri vengono dati alle fiamme. Si trasferisce all'estero: Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia. Intanto prosegue la sua vivace attività di scrittore. Tra il 1937 e il 1939 la sua situazione economica, oltre alla sua salute, peggiorano gravemente e costantemente. Beve parecchio, è indigente e viene trasferito all'Ospedale Necker (ospizio dei poveri). Il 27 maggio 1939 muore a Parigi per polmonite non diagnosticata tempestivamente e peggiorata da delirium tremens.
Viene sepolto in un cimitero della periferia di Parigi, dopo un funerale con un rito "cattolico annacquato", in mancanza del suo certificato di battesimo. Pare si fosse convertito al cattolicesimo, ma all'atto del funerale non viene stata trovata alcuna attestazione di questo. Al funerale partecipano legittimisti austriaci, comunisti, ebrei ortodossi, preti cattolici; tutti reclamano il morto come proprio. Sulla tomba, nell'area cattolica del cimitero, l'epitaffio recita: Joseph Roth poète Autrichien mort a Paris en exil 2.9.1894-27.5.1939: sono errati sia il luogo (non era austriaco) sia la data di nascita (era nato il 26 settembre).
Oggi a Brody una piccola lapide in ucraino e in tedesco ricorda il grande figlio della città.
L'amore per la sua terra e il rimpianto per un'atmosfera storica e sociale ormai tramontata dominano la sua opera soprattutto di romanziere. Non è molto noto fuori dall'Europa, se non per il racconto autobiografico Die Legende vom heiligen Trinker (La leggenda del santo bevitore, 1939), conosciuto grazie dall'omonimo film (1988) di Olmi. Nell'area della cultura anglosassone, oltre all'autobiografia, sono letti soprattutto la saga familiare Radetzky March (1932) e il romanzo Job (Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, 1930) sulla vita delle comunità ebraiche. Roth è fortemente legato ai valori, centrali per gli ebrei, di "verità" e "giustizia", tuttavia a volte racconta di cose non vere (una dura prigionia patita ma non è stato mai imprigionato; di suo padre ha detto che era un conte polacco, un industriale viennese, un ufficiale austriaco; egli stesso non fu un ufficiale austriaco ma un semplice volontario; a volte si presenta come ebreo e a volte come cattolico) ma dobbiamo fare tre considerazioni: la prima è che Roth non ha mai tratto vantaggi personali da queste 'bugie', la seconda è che forse queste mistificazioni tradiscono solo un temperamento insicuro passato attraverso un periodo storico dei più difficili; la terza è che la biografia più o meno edificante di uno scrittore, credo, nulla abbia a che vedere con il valore dei suoi scritti.
The
Men and the Girls,
di Joanna Trollope, 1992 (Black Swan)
Il
libro è stato tradotto in italiano con il titolo
Le età dell’amore.
Questo libro, dalla scrittura interessante, non banale, vivace e
informale anche nei dialoghi, invita ad osservare la vita, i rapporti
tra persone di varie età in modo benevolo ed ironico. I personaggi,
mai giudicati ma raccontati con leggerezza, sono profondamente umani
nelle loro virtù e nei loro difetti. E' un racconto di storie che si
intrecciano in tutte le possibili sfumature: amori che nascono, che
finiscono e rinascono, i rapporti tra genitori e figli, i problemi
legati all'età, alla malattia, gli slanci di solidarietà. E la
signorina Beatrice Bachelor …
Joanna
Trollope
è nata il 9 dicembre del 1943 in Cotswols, un’area del centro sud
dell’Inghilterra, alla quale è fortemente legata, da Rosemary
Hodson e Arthur George Cecil Trollope. E’ la più grande dei loro
tre figli. Non ha mai amato la scuola dell’obbligo, ha cominciato a
piacerle lo studio solo all’università. Dopo
aver
vinto una borsa di studio per
Oxford,
Joanna diventa un'insegnante.
Il
14 May 1966 Joanna sposa un banchiere, David Roger William Potter, e
ha 2 figlie.
Comincia
a scrivere la sera e per anni affianca la sua attività di scrittrice
a quella di insegnante. Nel 1980 Joanna diventa una
scrittrice
full-time. I primi libri pubblicati,
con lo pseudonimo di Caroline Harvey, sono
romanzi storici. A questi seguono Britannia’s
Daughters, uno
studio storico sulle donne nell’impero britannico, e più di
recente romanzi di maggior successo.
Nel
1983 divorzia e si risposa nel 1985 con un drammaturgo, Ian Curteis,
già padre di 2 figli. Divorzia nel 2001 e si trasferisce a Londra da
sola.
Una
parte considerevole del suo tempo è dedicata alla ricerca di fondi
per opere di beneficenza, rivolte a molte e diverse associazioni (da
quelle che aiutano i bambini con problemi di apprendimento, a chi
assiste pazienti affetti da demenza e le loro famiglie,
all’associazione per il diritto alla lettura degli ipovedenti e dei
ciechi). Ora è anche felicemente nonna …
Un
ospite d'onore,
di Nadine Gordimer, 1970, in Italia 1985
Questo
libro trova unanime la critica e il pubblico dei lettori comuni. Un
libro impegnato - ed impegnativo anche nel numero di pagine! - sul
dopo apartheid, dove si alternano sogni realizzati e speranze deluse,
la voglia di tenersi a lato e la spinta a farsi coinvolgere. E' un
libro non scorrevole, che parte con lentezza, procede con lentezza,
ma poi entra nella mente e nel cuore e la parte finale è un premio
della fatica fatta. Una bella prova di una straordinaria narratrice.
Nadine
Gordimer
nasce nel 1923 a Springs, nella zona mineraria ad est di
Johannesburg. I suoi genitori sono entrambi immigrati ebrei - il
padre dalla Lituania, la madre da Londra - tuttavia riceve
un'educazione cattolica. La figura materna è molto importante<;
è
la madre infatti a incoraggiarla nella lettura e a spingerla a non
occuparsi
solo della
vita dentro le
mura di casa. Presto scopre il razzismo che permea la società che la
circonda. Si iscrive all'Università ma interrompe gli studi al primo
anno. Proprio all'Università percepisce ancora più forte
l'apartheid; in particolare la segregazione razziale che tiene gli
studenti neri separati dagli studenti bianchi. Si avvicina all'ANC
(African National Congress, il partito fondato nel 1912 per difendere
i diritti e le libertà della maggioranza nera della popolazione
sudafricana e
che nel 1960 viene dichiarato illegale dal governo sudafricano)
condividendone le lotte, anche promuovendole nelle Università
americane dove insegna degli anni '60 e '70.
Comincia a scrivere e molte opere hanno il tema dell'apartheid come tema fondante - il suo esordio è a 15 anni con un racconto per bambini, The Quest for Seen Gold (1937) -. È certa che la scrittura e l’istruzione possano cambiare le cose, così nel 1987 è tra i fondatori del 'Congress of South African Writers'. Nel 1954 sposa, in seconde nozze, molto felici, Reinhold Cassirer, ebreo tedesco passato attraverso il nazismo, commerciante d'arte molto rispettato che aveva fondato la sede sudafricana di Sotheby's. Nel 1964 incontra Nelson Mandela, durante il processo Rivonia, al termine del quale Mandela è condannato all'ergastolo, e l'ammirazione per lui e per il suo agire resta una stella fissa nella sua vita. Peraltro Madiba legge in carcere i libri della Gordimer e ne diventa amico. Nel 1991 alla Gordimer viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. La scrittrice non si occupa solo di apartheid ma lotta anche contro ogni ingiustizia, è attenta ai temi dell'ecologia, della disoccupazione, dell'AIDS. Nel 2004, sull'onda di importanti iniziative musicali organizzate a favore della lotta all'AIDS, convoca 21 amici scrittori per comporre insieme un'antologia di racconti e nasce Storie. Il volume contiene brevi scritti degli autori più diversi, da Margaret Atwood a Gabriel Garcia Marquez, da Salman Rushdie a Jose Saramago, da Woody Allen ad Amos Oz, da Gunter Grass a Claudio Magris. Nel 2007 le viene assegnato il Premio Grinzane Cavour per la Lettura.
Tutta la sua vita di scrittrice è legata al Sudafrica, come lei stessa dichiara in un’intervista a «la Lettura» nel 2012, perché lì è il suo mondo: «Ci si forma osservando ciò che abbiamo intorno, che sia Timbuctu, Berlino o Londra; questo è il guscio che ci sta attorno. Naturalmente non si vorrebbe avere un guscio, si vorrebbe uscirne. Ma questo viene poi».
Muore nella sua casa di Johannesburg il 14 luglio 2014, assistita dai due figli.
Comincia a scrivere e molte opere hanno il tema dell'apartheid come tema fondante - il suo esordio è a 15 anni con un racconto per bambini, The Quest for Seen Gold (1937) -. È certa che la scrittura e l’istruzione possano cambiare le cose, così nel 1987 è tra i fondatori del 'Congress of South African Writers'. Nel 1954 sposa, in seconde nozze, molto felici, Reinhold Cassirer, ebreo tedesco passato attraverso il nazismo, commerciante d'arte molto rispettato che aveva fondato la sede sudafricana di Sotheby's. Nel 1964 incontra Nelson Mandela, durante il processo Rivonia, al termine del quale Mandela è condannato all'ergastolo, e l'ammirazione per lui e per il suo agire resta una stella fissa nella sua vita. Peraltro Madiba legge in carcere i libri della Gordimer e ne diventa amico. Nel 1991 alla Gordimer viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. La scrittrice non si occupa solo di apartheid ma lotta anche contro ogni ingiustizia, è attenta ai temi dell'ecologia, della disoccupazione, dell'AIDS. Nel 2004, sull'onda di importanti iniziative musicali organizzate a favore della lotta all'AIDS, convoca 21 amici scrittori per comporre insieme un'antologia di racconti e nasce Storie. Il volume contiene brevi scritti degli autori più diversi, da Margaret Atwood a Gabriel Garcia Marquez, da Salman Rushdie a Jose Saramago, da Woody Allen ad Amos Oz, da Gunter Grass a Claudio Magris. Nel 2007 le viene assegnato il Premio Grinzane Cavour per la Lettura.
Tutta la sua vita di scrittrice è legata al Sudafrica, come lei stessa dichiara in un’intervista a «la Lettura» nel 2012, perché lì è il suo mondo: «Ci si forma osservando ciò che abbiamo intorno, che sia Timbuctu, Berlino o Londra; questo è il guscio che ci sta attorno. Naturalmente non si vorrebbe avere un guscio, si vorrebbe uscirne. Ma questo viene poi».
Muore nella sua casa di Johannesburg il 14 luglio 2014, assistita dai due figli.
L'ottavo
giorno,
di Georges Simenon, ed. originale 1962 (CDE)
Il
libro, con questo titolo, corrisponde ad una vecchia edizione (1966).
E' stato ritradotto in italiano con il titolo più noto Le
campane di Bicêtre (2009).
E'
uno dei romanzi più notevoli di Simenon, che non è il Simenon di
Maigret. Molti sanno che il molto prolifico autore francese ha
scritto anche straordinari romanzi senza Maigret. Questo è uno di
quelli. Il titolo originale è Les
anneaux de Bicêtre. Il
protagonista percepisce dalla sua posizione di
degente
soltanto il suono delle campane dell'ospedale. Quindi il titolo
avrebbe dovuto essere Les
cloches de Bicêtre,
ma in francese 'cloche' significa campana ma anche persona stupida.
Simenon preferì usare il termine 'anneaux' cioè anelli, come gli
anelli concentrici di onde sonore emesse dal rintocco di una campana.
Il libro ebbe una genesi particolare rispetto agli standard dello
scrittore: la fase preparatoria non fu frutto di semplici appunti ma
di visite all'ospedale, interviste a neurologi, studio dei tempi
ospedalieri e delle fasi della malattia; la stesura richiese più di
venti giorni; la revisione (in genere 3 o 4 giorni) ne richiese circa
dieci. Ed anche la promozione del libri fu singolare: qualche
centinaio di copie fu spedito ad altrettanti medici, alcuni dei quali
lo inserirono tra i libri di testo
per fornire un'idea della vita d'ospedale vista dalla parte del
malato. Poi Simenon lo promosse personalmente, cosa che era fuori
dalle sue abitudini. Il libro ebbe molto successo ma
anche
alcune
le critiche per
qualche disarmonia interna al testo.
Georges
Joseph Christian Simenon,
pochi flash fondamentali per una vita fatta di inchiostro e … di
donne.
Nasce in Belgio, a Liegi, nel febbraio 1903. Già dalla nascita la sua vita è particolare: nato il 13, la madre superstiziosa lo registra come nato il 12. È di costituzione gracile e la sua salute provoca dissidi tra le famiglie del padre e della madre. È un bravo studente ma la frequentazione delle scuole cattoliche lo allontana dalla religione, troppo restrittiva. Si appassiona alla lettura. Nel 1919 è cronista nella Gazette de Liège e a diciotto anni scrive il primo romanzo. Nel 1922 si trasferisce a Parigi e comincia freneticamente a scrivere e a pubblicare con successo. Si dedica a libri più commerciali e in 5 anni (1925-1930) scrive 170 romanzi con vari pseudonimi. Nel 1929 appare per la prima volta il Commissario Maigret. Nel 1931 approda al cinema e da due suoi romanzi sono tratti film. Nel 1940 si trasferisce in Vandea e si occupa dell'assistenza dei rifugiati belgi. Al termine della guerra è accusato di collaborazionismo, accuse rivelatesi poi infondate, ma Simenon preferisce trasferirsi negli Stati Uniti. Il fratello Christian, condannato a morte in contumacia per collaborazionismo, ripara, su consiglio di Georges, nella Legione straniera e muore in combattimento nel 1947 nella guerra d'Indocina. La madre, con la quale Simenon ha un difficilissimo rapporto, lo riterrà sempre responsabile di questa perdita. Torna in Francia negli anni '50. Nel 1960, nella XIII edizione del festival di Cannes, Simenon è presidente della giuria. Nella disapprovazione totale del pubblico, la Palma d'oro è assegnata a La dolce vita di Federico Fellini: tra i due nasce una bella e lunga amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa dalla seconda moglie e, a seguito di una piccola caduta, assume una domestica, Teresa Sburelin, di origini friulane, che gli resterà accanto fino alla morte di lui.
Simenon ha avuto una notevole fama di playboy e addirittura affermava di aver avuto rapporti sessuali occasionali con circa diecimila donne e spiegava che la maggioranza erano prostitute, cameriere, ballerine, spogliarelliste. Scrive all'amico Fellini: "non si tratta assolutamente di un vizio, non sono un maniaco sessuale, ma sento il bisogno di comunicare", fare sesso per lui è come "respirare". Comunque Simenon è anche un accanito fumatore di tabacco, e un forte bevitore.
Nel 1972 annuncia sul quotidiano francese 24 heures che da quel momento non avrebbe più usato la penna; inizia a registrare su nastri magnetici. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Due anni dopo lo scrittore riprende la penna in mano per scrivere di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. Georges Simenon muore a 86 anni a Losanna nel 1989.
Riportiamo la voce da Wikipedia: Simenon in numeri
Nasce in Belgio, a Liegi, nel febbraio 1903. Già dalla nascita la sua vita è particolare: nato il 13, la madre superstiziosa lo registra come nato il 12. È di costituzione gracile e la sua salute provoca dissidi tra le famiglie del padre e della madre. È un bravo studente ma la frequentazione delle scuole cattoliche lo allontana dalla religione, troppo restrittiva. Si appassiona alla lettura. Nel 1919 è cronista nella Gazette de Liège e a diciotto anni scrive il primo romanzo. Nel 1922 si trasferisce a Parigi e comincia freneticamente a scrivere e a pubblicare con successo. Si dedica a libri più commerciali e in 5 anni (1925-1930) scrive 170 romanzi con vari pseudonimi. Nel 1929 appare per la prima volta il Commissario Maigret. Nel 1931 approda al cinema e da due suoi romanzi sono tratti film. Nel 1940 si trasferisce in Vandea e si occupa dell'assistenza dei rifugiati belgi. Al termine della guerra è accusato di collaborazionismo, accuse rivelatesi poi infondate, ma Simenon preferisce trasferirsi negli Stati Uniti. Il fratello Christian, condannato a morte in contumacia per collaborazionismo, ripara, su consiglio di Georges, nella Legione straniera e muore in combattimento nel 1947 nella guerra d'Indocina. La madre, con la quale Simenon ha un difficilissimo rapporto, lo riterrà sempre responsabile di questa perdita. Torna in Francia negli anni '50. Nel 1960, nella XIII edizione del festival di Cannes, Simenon è presidente della giuria. Nella disapprovazione totale del pubblico, la Palma d'oro è assegnata a La dolce vita di Federico Fellini: tra i due nasce una bella e lunga amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa dalla seconda moglie e, a seguito di una piccola caduta, assume una domestica, Teresa Sburelin, di origini friulane, che gli resterà accanto fino alla morte di lui.
Simenon ha avuto una notevole fama di playboy e addirittura affermava di aver avuto rapporti sessuali occasionali con circa diecimila donne e spiegava che la maggioranza erano prostitute, cameriere, ballerine, spogliarelliste. Scrive all'amico Fellini: "non si tratta assolutamente di un vizio, non sono un maniaco sessuale, ma sento il bisogno di comunicare", fare sesso per lui è come "respirare". Comunque Simenon è anche un accanito fumatore di tabacco, e un forte bevitore.
Nel 1972 annuncia sul quotidiano francese 24 heures che da quel momento non avrebbe più usato la penna; inizia a registrare su nastri magnetici. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Due anni dopo lo scrittore riprende la penna in mano per scrivere di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. Georges Simenon muore a 86 anni a Losanna nel 1989.
Riportiamo la voce da Wikipedia: Simenon in numeri
Numero
di romanzi e scritti brevi: circa 450
Inchieste
del Commissario Maigret: 107 (75 romanzi e 28 racconti)
Pagine:
26.688 in 27 volumi [era capace di scrivere 80 pagine al giorno]
Romanzi
psicologici: 117
Articoli
e reportage: quasi 3.000
Pseudonimi
accertati: 37
Tradotto
in 58 lingue e pubblicato in 44 nazioni
Oltre
700 milioni di libri venduti
Film
basati sui suoi scritti: circa 50 (oltre agli sceneggiati televisivi
e radiofonici in varie nazioni del mondo), per un totale di quasi 200
film.
I
quattro dell'oca selvaggia, di
Daniel
Carney, 1977
Il
libro parla di avventure, d'azione, di mercenari, uomini ormai
disadattati alla vita civile, in una vicenda ambientata in Africa. Un
classico. Da questo libro è stato tratto, nel 1978, un film diretto
da Andrew V. McLaglen (The Wild Geese) e interpretato, tra gli altri,
da Richard Burton, Roger Moore, Richard Harris, Hardy Krüger,
Stewart Granger. Lo stesso regista ha diretto poi nel 1980
L'oca selvaggia colpisce ancora
(The
Sea Wolves),
che ha avuto questo titolo italiano solo per motivi di cassetta ma
non è un sequel e Carney non c'entra niente. Il 'vero' sequel (I
4 dell'Oca selvaggia II,
1985), ma con una storia completamente diversa, diretto da Peter Hunt
(Agente
007 - Al servizio segreto di Sua Maestà,
1969) in realtà è tratto da un nuovo romanzo di Carney Square
Circle
(in seguito ripubblicato come Oche
Selvagge II).
E' interpretato da Edward Fox, Scott Glenn e con la partecipazione di
Laurence Olivier. Daniel
Carney nasce
a Beirut nel gennaio del 1944. Secondo figlio di un diplomatico
britannico (uno dei 17 figli di una povera famiglia irlandese),
viaggia al seguito dei genitori per tutto il mondo ma la sua
formazione ha luogo in Inghilterra. Nel 1963 si stabilisce in
Rhodesia (Zimbabwe) e si arruola
nella
British
South Africa Police,
dove rimane per tre anni
e mezzo. Nel 1968, diventa cofondatore di una agenzia immobiliare
(FOX & Carney) ad Harare e comincia a scrivere. Muore nel 1987, a
42 anni. I diritti dei suoi romanzi e film, vengono ereditati dalla
famiglia, che si oppone fortemente a nuove pubblicazioni delle sue
opere e nuove edizioni del film. Nel 2005 la Tango Entertainment fece
una riedizione del film I
4 dell’oca selvaggia
in occasione del trentennale dalla sua uscita, ma questa edizione fu
distribuita solo in alcuni stati, a causa del fallimento del
distributore.La
sorella di Daniel, Erin,
nasce in Cina nel 1939. La famiglia si sposta
a Shanghai dove viene
catturata dall’armata giapponese nel 1942 e scambiata con dei
prigionieri di guerra. Conosciuta come Erin Pizzey (cognome del
marito) si occupa da sempre
di violenza sulle donne e nel 1971 fonda
a Londra una delle prime case-rifugio per donne vittime di violenza
domestica. Ancora oggi si occupa di questo e nel 2007 ha aperto la
prima casa-rifugio araba in Bahrain. Le sue posizioni ideologiche
sono molto contestate dal movimento femminista, fino al punto di
doversi trasferire in America
per le minacce di morte ricevute.
Le poche informazioni trovate sulla vita di Carney, e la mancanza di dettagli sulla sua morte, fanno pensare ad una vita molto più avventurosa e segreta: possibile che fosse una spia?
Le poche informazioni trovate sulla vita di Carney, e la mancanza di dettagli sulla sua morte, fanno pensare ad una vita molto più avventurosa e segreta: possibile che fosse una spia?
Sostiene
Pereira,
di Antonio Tabucchi, ed. originale 1994 (Feltrinelli)
"Sostiene
Pereira" è l'espressione che inizia e conclude il libro e che
lo percorre incessantemente: un artificio letterario a dare l'idea
che l'autore stia scrivendo e riportando ciò che il suo personaggio
davanti a lui gli va via via suggerendo. Il fondo al libro lo
scrittore spiega che 'Pereira' in portoghese significa pianta di pero
e che lì i cognomi derivati dalle piante da frutto sono di origine
ebraica, così come in Italia molti cognomi derivanti da nomi di
città. E' un omaggio dello scrittore al popolo ebraico, che in
Portogallo ha lasciato importanti tracce di civiltà e subito grandi
ingiustizie. Il romanzo è ambientato nella bellissima Lisbona nel
1938, nel pieno del regime dittatoriale di António de Oliveira
Salazar. È un libro forte, in un certo modo positivo, sulla
consapevolezza e sul cambiamento, sulla possibilità che ognuno di
noi ha di far cadere la benda davanti a nostri occhi e vedere la
realtà, per ribellarsi alla monotonia e soprattutto all'ingiustizia.
E mi
permetto
un paragone forse
azzardato: come Eichmann per Hanna Arendt è l'immagine della
'banalità del male', così Pereira per Tabucchi è la'
banalità del bene'.
Dal libro è stato tratto l'omonimo film (1995) diretto da Roberto Faenza, l'ultimo di produzione italiana con un bravissimo, anche se lontano fisicamente dal personaggio di Tabucchi, Marcello Mastroianni.Antonio Tabucchi è nato a Pisa nel 1943 ed è cresciuto nella casa dei nonni materni. Durante gli anni dell'università intraprende numerosi viaggi in Europa, sulle tracce dei suoi autori preferiti. A Parigi, trova su una bancarella, il poema Tabacaria (Tabaccheria), del poeta portoghese Fernando Pessoa. Da questo libretto ricava l'intuizione di quello che sarà per più di vent'anni l'interesse principale della sua vita. Si reca a Lisbona e si innamora della città e del Portogallo (e non solo!). Si laurea in Lettere Moderne nella sua città con una tesi sul «Surrealismo in Portogallo». Si perfeziona alla Normale di Pisa e nel 1973 viene chiamato ad insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna. Nel 1978, passa all'Università di Genova, e successivamente all’università di Siena, dove insegna Lingua e Letteratura portoghese. Lisbona è la “sua città” per 6 mesi l’anno. Vive lì, 6 mesi l'anno, insieme alla moglie, portoghese, e ai due figli, scrivendo. Passa gli altri 6 mesi in Toscana, e insegna Letteratura all'Università di Siena. Tabucchi, infatti, si considera scrittore solo in un senso ontologico, perché dal punto di vista esistenziale è felice di potersi definire "professore universitario". La letteratura per Tabucchi non è una professione, «ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia».
Il 1994 è un anno molto importante nella vita di Antonio Tabucchi. È l'anno del romanzo per il quale è diventato maggiormente conosciuto: Sostiene Pereira (Feltrinelli), Il protagonista di questo romanzo diventa il simbolo della difesa della libertà d'informazione per gli oppositori politici di tutti i regimi antidemocratici. Nel 1999 scrive Una camicia piena di macchie nel quale assimila le macchie ai dubbi che ogni intellettuale e chiunque scriva deve instillare sulla perfezione, perché la perfezione genera ideologie, dittatori e idee totalitariste. La democrazia non è uno stato di perfezione.
Dal 1975 al 2012 (anno della sua morte a Lisbona per cancro) scrive più di 35 libri e riceve numerose onorificenze, in Portogallo, Francia, Germania, e vince molti premi letterari in Italia e all’estero. E’ forse lo scrittore più europeo tra gli italiani anche per le numerose traduzioni dei suoi lavori.
Come da sua espressa volontà le sue ceneri sono conservate nel cimitero di Lisbona.
La moglie, Maria José de Lancastre, ha deciso di lasciare alla Bibliothèque National de France l'archivio dello scrittore.
Dal libro è stato tratto l'omonimo film (1995) diretto da Roberto Faenza, l'ultimo di produzione italiana con un bravissimo, anche se lontano fisicamente dal personaggio di Tabucchi, Marcello Mastroianni.Antonio Tabucchi è nato a Pisa nel 1943 ed è cresciuto nella casa dei nonni materni. Durante gli anni dell'università intraprende numerosi viaggi in Europa, sulle tracce dei suoi autori preferiti. A Parigi, trova su una bancarella, il poema Tabacaria (Tabaccheria), del poeta portoghese Fernando Pessoa. Da questo libretto ricava l'intuizione di quello che sarà per più di vent'anni l'interesse principale della sua vita. Si reca a Lisbona e si innamora della città e del Portogallo (e non solo!). Si laurea in Lettere Moderne nella sua città con una tesi sul «Surrealismo in Portogallo». Si perfeziona alla Normale di Pisa e nel 1973 viene chiamato ad insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna. Nel 1978, passa all'Università di Genova, e successivamente all’università di Siena, dove insegna Lingua e Letteratura portoghese. Lisbona è la “sua città” per 6 mesi l’anno. Vive lì, 6 mesi l'anno, insieme alla moglie, portoghese, e ai due figli, scrivendo. Passa gli altri 6 mesi in Toscana, e insegna Letteratura all'Università di Siena. Tabucchi, infatti, si considera scrittore solo in un senso ontologico, perché dal punto di vista esistenziale è felice di potersi definire "professore universitario". La letteratura per Tabucchi non è una professione, «ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia».
Il 1994 è un anno molto importante nella vita di Antonio Tabucchi. È l'anno del romanzo per il quale è diventato maggiormente conosciuto: Sostiene Pereira (Feltrinelli), Il protagonista di questo romanzo diventa il simbolo della difesa della libertà d'informazione per gli oppositori politici di tutti i regimi antidemocratici. Nel 1999 scrive Una camicia piena di macchie nel quale assimila le macchie ai dubbi che ogni intellettuale e chiunque scriva deve instillare sulla perfezione, perché la perfezione genera ideologie, dittatori e idee totalitariste. La democrazia non è uno stato di perfezione.
Dal 1975 al 2012 (anno della sua morte a Lisbona per cancro) scrive più di 35 libri e riceve numerose onorificenze, in Portogallo, Francia, Germania, e vince molti premi letterari in Italia e all’estero. E’ forse lo scrittore più europeo tra gli italiani anche per le numerose traduzioni dei suoi lavori.
Come da sua espressa volontà le sue ceneri sono conservate nel cimitero di Lisbona.
La moglie, Maria José de Lancastre, ha deciso di lasciare alla Bibliothèque National de France l'archivio dello scrittore.
Three
Great Novels,
di Rebecca Shaw ( Orion)
Il
libro fa parte della serie dei Turnham Malpas Tales e contiene The
Village Show, Village Secrets, Scandal in the Village. Turnham Malpas
è un vecchio villaggio inglese i cui abitanti si trovano a sfidare
le difficoltà della modernità. Nel sito della Shaw si dichiara che
le più antiche testimonianze storiche di questo villaggio sono nel
libro del Catasto del 1086. A parte la scuola, che è stata costruita
a metà degli anni 1850, il centro del paese è rimasto intatto fin
dal XIV secolo. Non ci sono semafori né cartelli stradali né numeri
civici sulle abitazioni. In breve i libri della Shaw sono divertenti,
ben scritti, con personaggi convincenti, storie affascinanti e mai
stati tradotti in italiano.
Rebecca
Shaw si
è qualificata come insegnante per bambini sordi, prima di diventare
una scrittrice. La spinta a scrivere è nata quando l’ultimo dei
suoi figli è uscito di casa. Vive nel Dorset con il marito.
Attualmente ha un cane del quale sappiamo molte più cose di quante
ne sappiamo sulla padrona: è nato nel 2013 in una cucciolata di 6
piccoli (3 maschi e tre femmine) ed è un Airedale,
il formato più grande di terrier. Non è stato facile trovarlo
perché ce ne sono pochi disponibili, ma la
Shaw hanno
trovato un allevatore in attesa di una cucciolata per settembre, a
solo mezz’ora da casa loro. “La prima volta che li abbiamo visti
avevano circa 2 settimane ed erano appena capaci di vedere e
camminare era una grande avventura.” A 6 settimane li abbiamo visti
di nuovo e abbiamo deciso di adottare quello flemmatico, che
sembrava prendere qualsiasi cosa la vita gli offrisse,
con compostezza. Abbiamo pensato che fosse proprio quello giusto per
noi. Ma come lo chiameremo? La lista dei nomi stava diventando lunga
quando mi sono ricordata che nella serie Barleybridge avevo dato il
nome Perkins a un Airedale e così …”. Non
vado oltre ma a questo punto ho scritto una mail a Rebecca,
chiedendole di sapere di lei almeno tanto quanto sapevo del suo cane.
Aspettiamo una risposta!
True
Blue,
di David Baldacci, 2009 (in inglese)
True-blue
significa leale, fedele e di conseguenza affidabile. E' un libro
della categoria gialli legali. I fan di Baldacci hanno molto
apprezzato altri suoi libri, come il suo primo Absolute Power
(1996) ma sono rimasti abbastanza delusi da questo. Il plot, i
dialoghi, le situazioni sembrano poco credibili. Il libro non è
scritto male tuttavia non risulta convincente. Per il lettore che non
conosce questo autore, la lettura di questo libro può dimostrarsi un
buon trampolino di lancio per opere migliori di questo stesso autore.
David
Baldacci o
David Baldacci Ford è uno scrittore statunitense nato nel 1969 a
Richmond in Virginia. Si
è laureato in scienze politiche alla Virginia Commonwealth
University e in legge nella University of Virginia School of Law. Ha
esercitato la professione di avvocato per molti anni a Washington,
D.C. , prima di iniziare a scrivere romanzi. Nel 1996 il suo primo
romanzo Il
potere assoluto
ebbe successo. Baldacci ha pubblicato 29 romanzi da allora e ha anche
pubblicato 4 romanzi per bambini. David si occupa di diverse
organizzazioni filantropiche e il suo interesse primario è rivolta
alla fondazione che ha costituito con la moglie Michelle : la 'Wish
You Well Foundation'®.
La fondazione supporta l'alfabetizzazione delle famiglie e degli
adulti negli USA incoraggiando e promuovendo l'espansione
dell'alfabetizzazione e di programmi educativi. Nel 2008 la
Fondazione ha collaborato con Feeding America per lanciare "Feeding
Body & Mind", un programma che si occupa del collegamento
tra alfabetizzazione, povertà e fame. Grazie a Feeding Body &
Mind, più di un milione di libri nuovi e usati sono stati raccolti e
distribuiti a famiglie bisognose. Attualmente Baldacci vive a Vienna
(Virginia) con sua moglie Michelle A. Collin-Baldacci (Mikki)