giovedì 16 luglio 2015

Repertorio delle foto ad illustrare Il Piacere di Gabriele D'Annunzio - Libro Primo

'Letture a spasso per le città: Roma'
in collaborazione con 'Spazio Arte Roma'
Per i brani la numerazione delle pagine si riferisce all'ed. Liber Liber

Ho pensato di accompagnare la lettura del libro di D'Annunzio con le immagini di alcuni dei palazzi, luoghi, opere d'arte citate all'interno del libro. Il libro è ricchissimo di queste citazioni dotte. E non solo citazioni di opere d'arte, ma anche di brani musicali, di opere letterarie. È veramente una miniera.
In particolare ho fatto una ricerca partendo dalle citazioni delle opere d'arte. Alcune di esse fanno riferimento ad opere reali, ma altre naturalmente sono di pura fantasia.
Così, quando ho potuto, ho riportato l'immagine del quadro, della scultura, del palazzo.
Altre volte ho inserito un'immagine che comunque può dare un'impressione dell'opera citata ( es. le maioliche di Luzio Dolci; il ritratto della Contessa di Shaftesbury di Lawrence – non c'è la certezza che si tratti di quella Contessa -; il disegno di Hokusai – famoso per l'opera La grande onda di Kanagawa -; il Crocifisso di Guido Reni – a Roma in San Lorenzo in Lucina esiste di Guido una Crocifissione, leggermente diversa, ma a quale si riferiva D'Annunzio?; la Villa di Schifanoja – sia il Palazzo omonimo degli Este, che si trova a Ferrara, sia la quattrocentesca Villa, che si erge nei pressi di Fiesole, sono lontani dal mare –; … )
Infine, in molti casi, i capolavori citati credo siano di pura invenzione e possiamo solo immaginarli: le opere esposte nella vendita dell cardinale Immenraet, la coperta dello zodiaco, la Tazza d'Alessandro … A meno che qualcuno di voi, certo più abile di me, non ci aiuti a completare questo Repertorio.
Spero che queste pagine vi possano interessare.


F.P. Michetti, Autoritratto (da qui)


Autoritratto di Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 4 agosto – Francavilla al Mare, 5 marzo 1929), pittore e fotografo, amico di D'Annunzio.
A lui è dedicato Il Piacere.













Libro Primo - I
Trinità dei Monti e Palazzo Zuccari (da qui)
 
L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di Maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando ; e dalle due piazze il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità de' Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato.” (pag.4)





Sandro Botticelli-Vergine della Galleria Borghese (1485 c.) (da qui)
“Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese.” (pag.4)
“Dietro di lei, come dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli, sorgevano le coppe di cristallo coronate dalle ciocche di lilla bianche; e le sue mani d'arcangelo si movevano tra le istoriette mitologiche di Luzio Dolci e gli esametri d'Ovidio.” (pag.160)


Att. Luzio Dolci-Maiolica a soggetto mitologico (metà 1500) (da  qui)




Il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la piccola tavola del tè era pronta, con tazze e sottocoppe in maiolica di Castel Durante ornate d'istoriette mitologiche da Luzio Dolci, antiche forme d'inimitabile grazia, ove sotto le figure erano scritti in carattere corsivo a zàffara nera esametri d'Ovidio.” (pag.4)




Correggio-Danae (1531-32) ( daqui )

Gian Lorenzo Bernini-Apollo e Dafne (1621-1623) ( da qui )
“Il suo corpo sul tappeto, nell'atto un po' faticoso, per i movimenti de' muscoli e per l'ondeggiar delle ombre pareva sorridere da tutte le giunture, e da tutte le pieghe, da tutti i cavi, soffuso d'un pallor d'ambra che richiamava al pensiero la Danae del Correggio. Ed ella aveva appunto le estremità un po' correggesche, le mani e i piedi piccoli e pieghevoli, quasi direi arborei come nelle statue di Dafne in sul principio primissimo della metamorfosi favoleggiata.” (pag.4)







Ponte Nomentano (da  qui) 










“Il ponte era da presso, rossastro, nell'illuminazione del sole. Il fiume pareva immobile e metallico in tutta la lunghezza della sua sinuosità. I giunchi s'incurvavano su la riva, e le acque urtavano leggermente alcune pertiche infisse nella creta per reggere forse le lenze.” (pag.5)



Joshua Reynolds-Lord Heathfield of Gibraltar (1787) (da qui )
“Anche si ricordava di avere incontrato una decina di volte, nel precedente inverno, quel Lord Humphrey ai sabati della principessa Giustiniani-Bandini e nelle vendite publiche. Era un uomo di quarant'anni, d'una biondezza cinerea, calvo su le tempie, quasi esangue, con due occhi chiari ed acuti, con una grande fronte sporgente solcata di vene. Il suo nome, Heatfield, era ben quello del luogotenente generale che fu l'eroe della celebre difesa di Gibilterra (1779-83), reso immortale anche dal pennello di Joshua Reynolds.” (pag.10)




Joshua Reynolds-Nelly O'Brien (c.1763) (da qui  )
“Ella era, in verità, ancor più desiderabile che una volta. L'enigma quasi direi plastico della sua bellezza era ancor più oscuro e attirante. La sua testa dalla fronte breve, dal naso dritto, dal sopracciglio arcuato, d'un disegno così puro, così fermo, così antico, che pareva essere uscita dal cerchio d'una medaglia siracusana, aveva negli occhi e nella bocca un singolar contrasto di espressione: quell'espressione passionata, intensa, ambigua, sopraumana, che solo qualche moderno spirito, impregnato di tutta la profonda corruzione dell'arte, ha saputo infondere in tipi di donna immortali come Monna Lisa e Nelly O'Brien.” (pag.13)



II


Villa Albani ( da qui )
“una villa, come quella d'Alessandro Albani, dove i bussi profondi, il granito rosso d'Oriente, il marmo bianco di Luni, le statue della Grecia, le pitture del Rinascimento, le memorie stesse del luogo componessero un incanto intorno a un qualche suo superbo amore." (pag.19)
“la Villa Albani, fredda e muta come un chiostro, selva di marmi effigiati e museo di bussi centenarii, ove dai vestibili e dai portici, per mezzo alle colonne di granito, le cariatidi e le erme, simboli d'immobilità, contemplano l'immutabile simetria del verde;” pag.43)

Thomas Lawrence-Emily Cowper contessa di Shaftesbury (?) (c.1803) ( da qui  )
“Fluttuava ancóra su quella tristezza il ricordo di Costantia Landbrooke, vagamente, come un profumo svanito. L'amore di Conny era stato un assai fino amore; ed ella era una molto piacevole donna. Pareva una creatura di Thomas Lawrence; aveva in sé tutte le minute grazie feminine che son care a quel pittore dei falpalà, dei merletti, dei velluti, degli occhi luccicanti, delle bocche semiaperte; era una seconda incarnazione della piccola contessa di Shaftesbury. Vivace, loquace, mobilissima, prodiga di diminutivi infantili e di risa scampanellanti, facile alle tenerezze improvvise, alle malinconie subitanee, alle rapide ire, ella portava nell'amore molto movimento, molta varietà, molti capricci.” (pag.20)

Palazzo Roccagiovine a Piazza Farnese (da qui )
“Era salito su una vettura publica per tornare a casa; là s'era messo l'abito nero, come al solito, non dimenticando alcuna particolarità di eleganza; ed era andato a pranzo da sua cugina, come in ogni altro mercoledì, al palazzo Roccagiovine.” (pag.8)
“La sera seguente, egli venne al palazzo Roccagiovine alcuni minuti prima dell'ora consueta, avendo una mirabile gardenia all'occhiello e una inquietudine vaga in fondo all'anima. Il suo coupé si fermò innanzi alla porta, perché l'androne era già occupato da un'altra carrozza. Le livree, i cavalli, tutta la cerimonia che accompagnava la discesa della signora, avevano l'impronta della grande casata. Il conte intravide una figura alta e svelta, un'acconciatura tempestata di diamanti, un piccolo piede che si posò sul gradino. Poi, come anch'egli saliva la scala, vide la dama alle spalle.” (pag.21)


Leonardo da Vinci-Medusa (c.1600) ( da qui )
“D'innanzi a quella volubilità incomprensibile, Andrea rimaneva ancor titubante. Quelle cose frivole o maligne uscivano dalle stesse labbra che allora allora, pronunziando una frase semplicissima, l'avevan turbato fin nel profondo; uscivano dalle stesse labbra che allora allora, tacendo, eragli parsa la bocca della Medusa di Leonardo, umano fiore dell'anima divinizzato dalla fiamma della passione e dall'angoscia della morte. « Qual era dunque la vera essenza di quella creatura? Aveva ella percezione e conscienza della sua metamorfosi costante o era ella impenetrabile anche a sé stessa, rimanendo fuori dal proprio mistero? Quanto nelle sue espressioni e manifestazioni entrava d'artificio e quanto di spontaneità? »” (pag.24)

Katsushika Hokusai (1760-1849)-Disegno ( da qui )
“- Cavaliere Sakumi, noi siamo i taciturni. Scuotiamoci!
All'Asiatico scintillarono di malizia i lunghi occhi, ancor più rosseggianti sul rossor fosco che i vini gli accendevano ai pomelli. Fino a quel momento, egli aveva guardato la duchessa di Scerni, con l'espressione estatica d'un bonzo che sia nel conspetto della divinità. La sua larga faccia, che pareva uscita fu ori da una pagina classica del gran figuratore umorista O-kou-sai, rosseggiava come una luna d'agosto, tra le catene de' fiori.
- Sakumi - soggiunse a bassa voce Andrea, chinandosi verso Elena - è innamorato.” (pag.24)




Leonardo da Vinci-La Belle Ferronnière o 
Presunto ritratto di Lucrezia Crivelli (1493-1495) ( da qui )
“Quasi constretta dal soverchiante desiderio del giovine, Elena si volse un poco; e gli sorrise d'un sorriso così tenue, direi quasi così immateriale, che non parve espresso da un moto delle labbra, sì bene da una irradiazione dell'anima per le labbra, mentre gli occhi rimanevan tristi pur sempre, e come smarriti nella lontananza d'un sogno interiore. Eran veramente gli occhi della Notte, così inviluppati d'ombra, quali per una Allegoria avrebbeli forse imaginati il Vinci dopo aver veduta in Milano Lucrezia Crivelli.” (pag.30)




III

Galleria dei Carracci in Palazzo Farnese (1598-1607) ( da qui )
“L'invito al palazzo Farnese era per le dieci; alle dieci e mezzo egli si trovava già là, aspettando. Aspettò molto. Le sale si empivano rapidamente; le danze incominciavano: nella galleria d'Annibale Caracci le semiddie quiriti lottavan di formosità con le Ariadne, con le Galatee, con le Aurore, con le Diane degli affreschi; le coppie turbinando esalavano profumi: le mani inguantate delle dame premevano la spalla dei cavalieri; le teste ingemmate si curvavano o si ergevano; certe bocche semiaperte brillavano come la porpora; certe spalle nude luccicavano sparse d'un velo d'umidore; certi seni parevano irrompere dal busto, sotto la veemenza dell'ansia. ” (pag.37)


IV



August Riedel (1799-1883) -Piazza Barberini ( da qui )
“Egli usciva dalla casa Zuccari, a piedi. Era un tramonto paonazzo e cinereo, un po'
lugubre, che a poco a poco si stendeva su Roma come un velario greve. Intorno alla fontana della piazza Barberini i fanali già ardevano, con fiammelle pallidissime, come ceri intorno a un feretro; e il Tritone non gittava acqua, forse per causa d'un restauro o d'una pulitura. Venivano giù per la discesa carri tirati da due o da tre cavalli messi in file e torme d'operai tornanti dalle opere nuove. Alcuni, allacciati per le braccia, si dondolavano cantando a squarciagola una canzone impudica.” (pag.39)


Guido Reni-Crocefisso (1639) ( da qui )

“Poi tacquero ambedue. L'uno sentiva la presenza dell'altra fluire e mescersi nel suo sangue, finché questo divenne la vita di lei e il sangue di lei la vita sua. Un silenzio profondo ingrandiva la stanza; il crocifisso di Guido Reni faceva religiosa l'ombra dei cortinaggi; il romore dell'Urbe giungeva come il murmure d'un flutto assai lontano.” (pag.42)













Peter Paul Rubens-La Contessa di Arundel (1620) (da qui)

“L'acquaforte rappresentava appunto Elena dormente sotto i segni celesti. La forma muliebre appariva secondata dalle pieghe della stoffa, col capo abbandonato un poco fuor della proda del letto, con i capelli pioventi fino a terra, con un braccio pendulo e l'altro posato lungo il fianco. Le parti non nascoste, ossia la faccia, il sommo del petto e le braccia erano luminosissime; e il bulino aveva reso con molta potenza lo scintillio dei ricami nella mezz'ombra e il mistero dei simboli. Un alto levriere bianco, Famulus, fratel di quello che posa la testa su le ginocchia della contessa d'Arundel nel quadro di Pietro Paolo Rubens, tendeva il collo verso la signora, guatando, fermo su le quattro zampe, disegnato con una felice arditezza di scorcio. Il fondo della stanza era opulento e oscuro.” (pag.47)

Matteo de' Pasti-Medaglia di Isotta degli Atti (1446) ( da qui )
“E nel padroneggiar così spiritualmente quell'energia bruta e quasi direi nell'infonderle uno spirito d'arte e nel sentir non so che occulta rispondenza di misura tra il battere del polso e il progressivo mordere dell'acido, era il suo inebriante orgoglio, la sua tormentosa gioia.
Pareva ad Elena esser deificata dall'amante, come l'Isotta riminese nelle indistruttibili medaglie che Sigismondo Malatesta fece coniare in gloria di lei.” (pag.47)



V

Domenico Ghirlandajo-
Ritratto di Giovanna Tornabuoni (1488) ( da qui )
“Donna Bianca Dolcebuono era l'ideal tipo della bellezza fiorentina, quale fu reso dal Ghirlandajo nel ritratto di Giovanna Tornabuoni, ch'è in Santa Maria Novella. Aveva un chiaro volto ovale, la fronte larga alta e candida, la bocca mite, il naso un poco rilevato, gli occhi di quel color tanè oscuro lodato dal Firenzuola. Prediligeva disporre i capelli con abbondanza su le tempie, fino a mezzo delle guance, alla foggia antica. Ben le conveniva il cognome, poiché ella portava nella vita mondana una bontà nativa, una grande indulgenza, una cortesia per tutti eguale, e una parlatura melodiosa. Era, insomma, una di quelle donne amabili, senza profondità né di spirito né d'intelletto, un poco indolenti, che sembrano nate a vivere in piacevolezza e a cullarsi ne' discreti amori come gli uccelli su gli alberi fiorenti.” (pag.51)


Dosso Dossi-Melissa o Circe (1522-1524) ( da qui )


“la contessa di Lùcoli, la dama delle turchesi, una Circe di Dosso Dossi, con due bellissimi occhi pieni di perfidia, varianti come i mari d'autunno, grigi, azzurri, risplendenti di quella prodigiosa carnagione, composta di luce, di rose e di latte, che han soltanto i babies delle grandi famiglie inglesi nelle tele del Reynolds, del Gainsborough e del Lawrence;” (pag.52)







 
Justus Sustermans-Maria Maddalena d'Austria (1621-1631)( da qui )
“il piccolo teschio d'avorio appartenuto al cardinale Immenraet, il gioiello mortuario segnato del nome d'Ippolita oscura, gli suscitò il capriccio di tentare Donna Ippolita Albónico.
Questa dama aveva nella sua persona una grande aria di nobiltà, somigliando un poco a Maria Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II de' Medici, nel ritratto di Giusto Suttermans, ch'è in Firenze, dai Corsini. Amava gli abiti suntuosi, i broccati, i velluti, i merletti. I larghi collari medìcei parevano la foggia meglio adatta a far risaltare la bellezza della sua testa superba.” (pag.52)



Antoon van Dyck-Triplo ritratto di Carlo I (1635) ( da qui )

“I due scesero in guardia nel tempo medesimo, il Rùtolo battendo il piede, lo Sperelli inarcandosi con leggerezza. Il Rùtolo era di statura mediocre, assai smilzo, tutto nervi, con una faccia olivastra a cui davan fierezza le punte de' baffi rilevate e la piccola barba acuta in sul mento, alla maniera di Carlo I ne' ritratti del Van Dyck.” (pag.61)