martedì 24 marzo 2015

L'asino bibliotecario



Le biblioteche di Roma ricevono la visita di Serafino, l’asino bibliotecario che con la lentezza del suo passo ci inviterà a rallentare il nostro passo e a prenderci cura del nostro tempo.

In sua compagnia i bambini, partecipando ad un laboratorio di giochi di scrittura, elaboreranno e scriveranno nella pancia degli asini-marionetta da loro realizzati una nuova possibile lettura del mondo e delle città del domani.

La restituzione alla cittadinanza del lavoro svolto con i bambini coinvolti nel progetto avrà luogo nel corso dell’evento finale in cui sarà allestita una mostra e proiettato un video in motion graphic.

Il progetto è a cura dell’ Associazione Asini si nasce... e io lo nakkui – Biblioasino, libri in prestito a passo d’asino che con la sua biblioteca ambulante, si propone di diffondere la conoscenza degli asini, dei servizi bibliotecari e promuovere la lettura.

www.biblioasino.blogspot.com


Gli ultimi appuntamenti:

venerdì 20 marzo – ore 16,30–18,30 – Biblioteca Rodari – Via Francesco Tovaglieri, 237 A – tel. 06.45460571

sabato 21 marzo – ore 10,30–12,30 – Biblioteca Galline Bianche – Via Delle Galline Bianche, 105 – tel. 06.45460451

mercoledì 25 marzo – ore 16,30–18,30 – Biblioteca Vaccheria Nardi – Via Grotta di Gregna, 27 – tel. 06.45460497

venerdì 27 marzo – ore 16,30–18,30 – Biblioteca Villa Mercede – Via Dei Sardi, 35 tel. 06.45460639


giovedì 19 marzo 2015

Roberto Riccardi presenta La firma del puparo, 20 marzo ore 18.00

Oggi, nell'ambito del nostro Circolo di lettura Sotto un'altra luce - in collaborazione con l'Ass.ne Libera. Presidio 'Roberto Antiochia' e con il Liceo Machiavelli di Roma, abbiamo avuto il piacere di conoscere l'autore di Undercover, Roberto Riccardi, colonnello dell'Arma dei Carabinieri e apprezzato scrittore. Si è dimostrato un piacevolissimo conversatore ed ha saputo catturare i ragazzi, e tutti noi, con la sua passione per la lettura, la scrittura e la vita; i racconti e l'esperienza che ci ha voluto donare saranno, spero a breve, oggetto di un post dedicato. Per oggi, brevissimamente, vogliamo ringraziare un autore per il quale la lettura e la scrittura rappresentano un'arma potentissima contro l'illegalità e che porta davvero alto il nome della scrittura di impegno civile.
Un grande grazie da parte di tutto lo staff della Libera Biblioteca PG Terzi




e un invito a tutti voi:
venerdì 20 marzo, alle 18.00
presso la Libreria IBS, via Nazionale 254, Roma
Roberto Riccardi presenta
La firma del puparo (Edizioni e/o)
. Interviene la blogger Alessandra Buccheri


La firma del puparo
"A volte le tracce del passato affiorano come sugheri nel mare. Ecco allora che Nino Calabrò, l'amico d'infanzia che Liguori ha arrestato per droga, annuncia di voler collaborare con la legge. Ad aprirsi è un vaso di Pandora, che porta l'ufficiale a indagare sulla scomparsa di un cronista palermitano. Di colpo il tempo non gli basta più: deve svelare il mistero, contrastare una guerra di mafia, decifrare i messaggi del puparo che muove i fili di tutto, proteggere i familiari del pentito minacciati dai sicari di Cosa Nostra e della 'ndrangheta."

venerdì 13 marzo 2015

Com'è andata


Lo scorso fine settimana abbiamo organizzato due eventi per presentare, nel I e nel II Municipio di Roma, la nostra attività

La Libera Biblioteca PG Terzi Diffusa

Abbiamo giocato con i libri presenti nelle cassette, abbiamo parlato con qualcuno del nostri carissimi 'liberi bibliotecari', con coloro cioè che gestiscono gli spazi ( studi medici, negozi, parrucchieri, bar ... ), abbiamo fatto merenda insieme. Ci sono stati anche portati numerosi libri che stiamo rimettendo in circolo.
Nel Municipio II sono intervenute anche l'Assessore alla Cultura e l'Assessore al Commercio. A ribadire quello che noi sosteniamo con sicurezza: cultura e commercio possono non essere così lontani come si potrebbe credere.
Abbiamo, per l'occasione, preparato alcune schede per i libri che allora, il 6 marzo e l'8 marzo, erano presenti nelle cassette.
Accozzaglia casuale, ma ogni libro ... può trovare il suo amatore.
Mettiamo in rete le schede:

Schede de 'Libri in gioco'
Schede de 'Il Passalibro'
Comunque sono una testimonianza del nostro lavoro.
Poi il 6 marzo sono stati anche prodotti degli haiku componendo tre titoli di libri e formare un 'senso compiuto' (i giapponesi non ce ne vogliano!). E' stato un gioco per avvicinarsi comunque ai libri.
Il primo premio, che ha fruttato ai due vincitori, Maria Sole e Giovanni, di essere nominati 'Soci onorari' della Libera Biblioteca PG Terzi, eccolo:

Cristo si è fermato ad Eboli (Carlo Levi)
Il cane sull'Etna (Mario Pomilio)
Zazie nel Metrò (Raymond Queneau)

martedì 3 marzo 2015

Il Passalibro - 8 marzo 2015


IL PASSALIBRO
Libreria L'Altracittà
8 marzo 2015

Acciaio, di Silvia Avallone, 2010 Il romanzo in cui l'autrice ci racconta attraverso gli occhi di due adolescenti 'un’Italia in cerca d’identità e di voce, apre[ndo] uno squarcio su un’inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più'. Di fatto il libro offre un quadro opprimente di una Piombino dominata dallo stabilimento siderurgico Lucchini-Severstal; per questo Acciaio, acclamato largamente dalla critica come un brillante romanzo d'esordio, ha suscitato aspre polemiche nella città che fa da sfondo alla narrazione. L'autrice ha dovuto così più volte precisare il carattere universale del proprio racconto e la sua fascinazione per le storie di 'vinti' cui aspira a dare voce. A questo proposito, all'uscita del film tratto dal romanzo, Silvia Avallone ha così commentato la scelta di far impersonare le due protagoniste a due giovani attrici non professioniste 'Sono felice che due ragazze di Piombino, Anna Bellezza e Matilde Giannini protagoniste del film, abbiano potuto dimostrare il loro talento. Un’occasione che Anna e Francesca, personaggi del libro, non hanno avuto'. Il romanzo ha ispirato inoltre la canzone manifesto dell'album Made in London della cantautrice Noemi pubblicato nel 2014, le prime due strofe del testo recitano:
Ad un'ora da qua
c'è una vecchia città
dove il sole non sorge mai
e il silenzio che c'è
fa tremare anche se
nel silenzio ci vivi già
Ci sono stata lo sai
dentro quella città
e qualcosa ho lasciato là,
ma lo sai cosa c'è?
che la parte più forte
l'ho portata via con me.
Siamo fiori d'acciaio
il freddo della notte non ci spezzerà
siamo fiori d'acciaio
siamo grandi ormai
E come i fiori di marzo
la luce della luna ci illuminerà
siamo fiori d'acciaio
siamo grandi ormai
Silvia Avallone (Biella, 11 aprile 1984) è una scrittrice e poetessa italiana. Laureatasi in Filosofia a Bologna e specializzata in Letteratura italiana, dopo la pubblicazione di una raccolta di poesie che ha incontrato il favore della critica e la pubblicazione di racconti e poesie su testate giornalistiche, Silvia Avallone esordisce nella narrativa nel 2010 con il romanzo Acciaio che riceve importanti riconoscimenti letterari: premio Campiello Opera Prima, il premio Flaiano, il premio Fregene, e un secondo posto al premio Strega 2010.


Amnesy International, di Marcello Guiccione, 2001
Il libro
è un esercizio di stile, il divertissement di un serio docente universitario, esperto internazionale dello sviluppo, che si prova e che ci invita ad osservare la vita, anche per pochi minuti ogni giorno, con il guizzo dell'ironia e della facezia, del motti di spirito e del paradosso lessicale. Per spingerci a sdrammatizzare la vita propone una taumaturgica amnesia generale in 55 racconti. Nella prefazione Enrico Vaime definisce la raccolta 'un vaccino contro la banalità e la ripetitività del linguaggio, costituito da termini che prima vengono accettati per timidezza, passività, conformismo, e che poi, però, finiscono per condizionare ogni attimo della nostra vita'. Marcello Guccione è “esperto internazionale dello sviluppo e impegnato in varie parti del mondo, già docente universitario, poliglotta”.


Dell'amore e altri demoni, di Gabriel García Márquez, ed. originale 1994
La storia, che racconta dell'amore tra una fanciulla aristocratica, creduta indemoniata in seguito al morso di un cane rabbioso, e il giovane sacerdote chiamato per esorcizzarla sullo sfondo di una Colombia del XVIII secolo tra Inquisizione e culti africani, nasce nella fantasia dell'autore dalla fusione di cronaca e leggenda familiare. Nel 1949 Márquez, giovane cronista, assistette al disseppellimento dei resti della Cripta dell'antico convento di Santa Chiara; nella terza nicchia, spezzata la lapide, una folta chioma ramata di venti metri si riversa sull'altare. Il capomastro lo ragguaglia: i capelli continuano a cresce di un centimetro al mese anche dopo la morte. Questo ricordo si sovrapporrà in seguito alla leggenda ottocentesca raccontatagli dalla nonna di una marchesina dai lunghi capelli morta in odore di santità dopo aver contratto la rabbia.
Il Generale nel suo labirinto, di Gabriel García Márquez, ed. originale 1989
Per gli appassionati lettori di Cent'anni di solitudine, forse non uno dei migliori libri di Gabo, anche perchè è un romanzo storico sulla vita del generale Simón Bolívar (Caracas, 1783 – Santa Marta - Colombia, 1830) e sulla vicenda che lo rese il 'Libertador'. La sua spinta ideologica trascinò la Bolivia, il Perù e il Venezuela all'indipendenza dal dominio spagnolo in Sudamerica. Ma il libro racconta soprattutto della fase di declino del grande eroe e le riflessioni sulle sconfitte del suo sogno, rimanendo nel suo labirinto di ricordi. Tuttavia non dimentichiamo che al liberatore fu tributato l'onore di intitolare uno Stato e che fu presidente delle repubbliche di Colombia, Venezuela, Bolivia e Perù e uno dei personaggi più importanti della storia dell'America Latina.
Gabriel José de la Concordia García Márquez, soprannominato Gabo (Aracataca, Colombia, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014). Scrittore, giornalista e saggista colombiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982.
E' considerato uno dei più emblematici esponenti del cosiddetto realismo magico, una corrente letteraria che presenta elementi magici o soprannaturali in un contesto realistico spesso riccamente descritto nel suo aspetto sensoriale e folklorico. Il romanzo che più spesso viene citato per esemplificare questa corrente letteraria legata in particolare al boom letterario sudamericano degli anni '60 e '70 secolo scorso, è il suo Cent'anni di solitudine pubblicato nel 1967. Alternando la carriera di scrittore a quella di giornalista, ha portato sempre avanti una coerente attività politica su posizioni comuniste e filocastriste.


Un cammino lungo un secolo, a cura della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, 2005
Un secolo, dal 1904 al 2004, raccontato attraverso i contributi e gli approfondimenti sviluppati per alcune delle iniziative più significative realizzate dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Vengono ripercorsi momenti importanti legati al grande movimento sociale che si è espresso nel Novecento. Movimento che costituisce il fondamento dell'identità democratica del nostro paese. Si legge dell'eccidio di Buggerru (episodio avvenuto in Sardegna nell'Iglesiente il 4 settembre del 1904, dove l'esercito sparò sui manifestanti, mentre era in corso uno sciopero a cui avevano aderito circa 2000 lavoratori della miniera. Ci furono quattro morti e undici feriti), della proclamazione del primo sciopero generale in Italia (dal 15 al 20 settembre 1904, proclamato dalla Camera del Lavoro di Milano e promosso dai sindacalisti rivoluzionari dall'economista e politico Arturo Labriola), della settimana rossa di Ancona (a seguito di un'insurrezione popolare scoppiata ad Ancona e propagatasi in altre parti d'Italia, tra il 7 e il 14 giugno 1914, per contestare una serie di riforme introdotte da Giolitti. Anche in questo evento i poliziotti aprirono il fuoco sui manifestanti) e dell'assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924). Si prosegue lungo tutto il secolo fino a studiare le grandi personalità sindacali e politiche del nostro paese.
Fondazione Giuseppe di Vittorio fondata in memoria del politico, sindacalista e antifascista italiano (Cerignola, 1892 – Lecco, 1957 ), fu curata per parecchi anni dalla figlia di Di Vittorio, Balda detta Baldina (Cerignola, 1920 – 2015). Nel 2007 la Fondazione Di Vittorio, in accordo con la segreteria della Cgil e con i familiari di Bruno Trentin, ha costituito un gruppo di lavoro per studiare, analizzare e far meglio conoscere la figura, il pensiero e l'opera di una delle maggiori personalità del sindacalismo confederale e della sinistra italiana ed europea. E' stato anche prodotto un film-documentario Con la furia di un ragazzo. Ritratto di Bruno Trentin, curato da Franco Giraldi.


La casa di pietra, di Anthony Shadid, 2012
In alcune aree Medio orientali 'Bayt', casa, è una parola che si aggiunge al proprio cognome quando ci si presenta, in un significato simile all'italiano 'casata': il buon nome della famiglia, la sua reputazione, la 'casa' identificano l'individuo all'interno della sua comunità. Shadid ci lascia un memoriale della ricostruzione della sua casa in Libano, della casa appartenuta a generazioni della sua famiglia, e questo racconto personale, attraverso un'attenzione sensibilissima ai caratteri evocativi delle parole arabe diventa un toccante affresco sociale.
Anthony Shadid (Oklahoma City, 26 settembre 1968 – Siria, 16 febbraio 2012), giornalista statunitense di origini libanesi, giudicato tra i più brillanti della sua generazione, ha svolto l'attività di corrispondente per il Medio Oriente per diverse testate giornalistiche, vincendo il Premio Pulitzer nel 2004 e nel 2010, per gli articoli scritti sulla guerra d'Iraq. Muore, a soli 43 anni, per un attacco d'asma mentre seguiva un'inchiesta sull'opposizione al regime.


Il club dell'orrore, di Robert Lawrence Stine, ed. originale 1996 Il volume fa parte della collana Piccoli Brividi (Goosebumps) della Mondadori, una collana studiata per i ragazzi dai 9 ai 13 anni. Una collana che in America, dove è nata, ha avuto uno straordinario successo e si è rapidamente diffusa con successo oltre i confini. Sono volumetti piccoli – non spaventano per le dimensioni lettori magari ancora un po' timidi -, economici e pieni di avventure tra terrore e comicità. Il club dell'orrore è dunque un libro-game horror che si legge in un fiato.
Robert Lawrence Stine è nato nel 1943 in una fattoria dell'Ohio da una madre casalinga e un padre spedizioniere. Da ragazzo è piuttosto timido e chiuso. A scuola è uno studente di medio alto livello ma in difficoltà in matematica e ginnastica, materie che odia. Vaga per le soffitte di casa e scova una vecchia macchina da scrivere e a 9 anni comincia a buttar giù storie, mentre la madre lo vorrebbe in giardino a giocare. Nel 1965 si laurea all'Università del suo Stato e subito dopo si trasferisce a New York. Lì presto conosce Jane Waldhorn, che lavora in una casa editrice. Si sposano e insieme danno vita alla Parachute Press, una casa editrice di collane di libri per bambini e ragazzi. Stine scrive dozzine di libri umoristici per ragazzi sotto lo pseudonimo di Jovial Bob Stine. Nel 1986 scrive il suo primo racconto horror dal titolo Blind Date. E' un successo. Dal 1992 inizia a comporre i libri della serie Piccoli brividi e ottiene grande successo di critica e di pubblico. I suoi libri nel 2008 hanno venduto oltre 400 milioni di copie nel mondo: i dati lo consacrano scrittore di best-sellers.


Estate 1943. Il crollo di una dittatura, a cura di Augusto Cherchi ed Enrico Manera, 2002 Si tratta di un'opera in due piccoli volumi distribuita come supplemento a L'Unità. Il primo volume ripercorre la storia dalla caduta del fascismo alla conquista alleata della Sicilia (25 luglio - 17 agosto 1943). Il secondo volume racconta la storia dagli accordi con gli Alleati all'annuncio dell'armistizio (18 agosto - 8 settembre 1943). Il periodo, quindi, corrisponde a quella lunga estate che vide il crollo del fascismo, con gli accadimenti ricordati giorno per giorno ed accompagnati da immagini e ricche schede sui personaggi che sono comparsi a vario titolo sulla scena. La meritevole pubblicazione avviene a 60 anni dai fatti narrati.
Augusto Cherchi è nato a Torino nel 1959. Nel 1990 si laurea in Storia contemporanea all'Università di Torino, nel 1992 ottiene il diploma di Biblioteconomia e il diploma di Archivistica Paleografia e Diplomatica, dal 1995 ottiene il titolo di dottore di ricerca in Storia contemporanea all'Università degli studi di Urbino. É presidente e amministratore delegato di un'azienda che opera nei settori della gestione documentale e della progettazione editoriale. Tra l'altro, ha curato l'inventariazione e riordino del Fondo della Famiglia Balbo di Vinadio per l'Archivio di Stato di Torino e ha diretto il gruppo di lavoro impegnato nella schedatura del patrimonio dell’Archivio Radiofonico per la Direzione Teche e Servizi Educativi e Multimediali della Rai.
Enrico Manera. Le notizie sono scarsissime. Sembra sia collegato al Dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Torino e tra i suoi interessi di ricerca ci sia la storia della resistenza. Compare inoltre un Enrico Manera nel sito della Wu Ming Foundation, il collettivo di scrittori a cui si deve il libro Q.


Hiroshima, la fisica riconosce il peccato, di Pietro Greco e Ilenia Picardi, 2005
Il volume è stato edito da L'Unità nel 2005, con il sottotitolo Storia degli uomini che hanno inventato la bomba e degli uomini che hanno cercato di disinventarla. Pietro Greco aveva già pubblicato un libro dal titolo Hiroshima. La fisica ha conosciuto il peccato (Editori Riuniti, 1995). Il 6 agosto 1945 una bomba all'uranio distrugge Hiroshima. Tre giorni dopo, una bomba al plutonio rade al suolo Nagasaki. In questo libro è la storia di coloro che, tra il 1939 e il 1945, crearono quelle bombe e di coloro che, dopo il 6 agosto 1945, hanno cercato di disinventarla. Questo per farci riflettere sul fatto che l'era delle armi nucleari non è terminata. Il processo di disarmo, iniziato negli anni '80, ora sembra si sia fermato. Dopo il 1945 non sono più state usate armi nucleari in guerra, anche grazie anche alla forza dei movimenti per la pace. Ma è bene non abbassare la guardia.
Pietro Greco è laureato in chimica ed è un giornalista scientifico. È socio fondatore della Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli. Ha collaborato con L’Unità. È conduttore, con altri, del programma radiofonico Radio3Scienza ed ha curato, sempre per la RAI, altri programmi scientifici. È membro del Gruppo di lavoro del MIUR per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica. Ha insegnato / insegna Teoria della Comunicazione della Scienza all’Università di Milano Bicocca, alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, all’Università La Sapienza di Roma, all’Università Federico II di Napoli. Ha scritto numerosi libri di dedicati al rapporto tra scienza e comunicazione e di divulgazione scientifica. Nel 2010 ha pubblicato il libro L’universo a dondolo. La scienza nell’opera di Gianni Rodari (Springer), in cui Greco vuole dimostrare che Gianni Rodari, il nostro più grande scrittore per l'infanzia, appartiene a pieno titolo al novero di grandi poeti e scrittori italiani che, da Dante a Galileo, da Leopardi a Calvino, “hanno cucito incessantemente le fila di quell'ordito che tiene insieme la letteratura, la filosofia e la scienza”.
Ilenia Picardi, dopo il dottorato, lavora come giornalista scientifica freelance ed è nella redazione del sito di cultura scientifica della Sissa. Si occupa di progettazione di mostre e musei scientifici interattivi. È autrice e conduttrice di Che fine ha fatto Sedna, il magazine di scienza di Radio Fragola (Radio Popolare Network, Trieste) di Sissa Medialab.


Mamme nel deserto, di Drusilla Galelli e Mimma Zizzo, 2014 Il libro è il diario di una esperienza molto particolare. Le due donne italiane, e mamme – non è un particolare di poco conto – trovandosi nella contingenza di seguire i loro mariti in Kuwait che hanno avuto buone offerte di lavoro, non si sono perse d'animo. Con la mano del marito in una mano e il figlio piccolo in braccio hanno affrontato una svolta importante nelle loro vite. Con coraggio, entusiasmo ed evidentemente buona disposizione. Si incontrano a Kuwait City e mettono in comune le loro esperienze: l'iniziale solitudine, le difficoltà della nuova lingua, l'approccio ad una diversa cultura, ma insieme la scoperta delle opportunità umane, la percezione di una dimensione internazionale.
Insieme gestiscono il blog http://www.mammeneldeserto.com/.
Drusilla Galelli è nata nel 1980. Nata e cresciuta nella pianura padana, sul Garda ha lavorato nelle risorse umane. È grande amante della montagna in estate e dei viaggi di avventura. Nel 2011 abbandona amici e casa per seguire il marito geologo che lavora nel settore delle grandi opere e che ha trovato una buona opportunità di lavoro in Kuwait. Partita con due bambini, uno di venti mesi e uno di due anni, ora ha trovato la sua dimensione in un nuovo paese che, dichiara lei stessa, dà “a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco e di investire energie, una seconda possibilità”.
Mimma Zizzo, l'altra mamma nel deserto, è pugliese. Nata nel 1973, è cresciuta e vissuta con il mito di Milano dove ha vissuto venti anni. E' tanto affascinata dalla scrittura da diventare un incubo dei colleghi, amici e parenti che ogni giorno ricevevano lunghe mail, lettere e biglietti. Ha lavorato come avvocato. Dal 2011 a Kuwait city è impegnata a fare la moglie, mamma e blogger.


La metà di niente, di Cathrine Dunne, ed. originale 1997
Romanzo d'esordio della scrittrice irlandese Cathrine Dunne, pubblicato in Italia da Guanda nel 1998. Lettura tutta al femminile di una separazione coniugale. Un mattino come un altro Ben lascia sua moglie dopo vent'anni al suono di un secco ed inequivocabile: "non ti amo più". Di qui prende le mosse il racconto del faticoso e, a tratti, divertente cammino di Rose, fra sofferenze acute, difficoltà materiali e capacità di attingere a risorse interiori che neppure sospettava di avere; un cammino di ricostruzione che la rende più forte e consapevole di sé. Una scrittura lieve e piana accompagna il lettore lungo questo sentiero in cui, come in un album fotografico, al presente si alternano flashback della vita passata di Rose.
Il romanzo ha avuto successo in Italia non soltanto per il senso di speranza che infonde alle donne che si trovano in una analoga situazione, ma anche per la citazione che Veronica Lario ne ha tratto nella sua celebre lettera di rottura con Silvio Berlusconi, pubblicata da Repubblica il 31 gennaio del 2007.
Cathrine Dunne è nata a Dublino nel 1954. Ha studiato letteratura inglese e spagnola al Trinity College e ha lavorato come insegnante prima di dedicarsi alla scrittura. La scrittrice stessa ha infatti raccontato di avere iniziato a scrivere dopo la morte del suo secondo figlio, inaugurando la sua carriera letteraria proprio con La metà di niente, nel 1997. Ha pubblicato poi diversi romanzi di successo, continuando contestualmente ad insegnare all'University College, dove tiene corsi di scrittura creativa.


Il mio matrimonio combinato, di Elizabeth Eslami, ed. originale 2011 Il mio matrimonio combinato di Elizabeth Eslami pare dimostrarci come la frustrazione, l'ansia rivolta al proprio futuro, la paura di confrontarsi con il mondo degli adulti di una ragazza siano comuni ad ogni latitudine, longitudine e in ogni cultura di appartenenza. Il vero centro di questo romanzo, che ha come sfondo il confronto tra le due culture cui appartiene la scrittrice/protagonista, è infatti l'indagine introspettiva della protagonista. Il matrimonio combinato ideato dal padre iraniano e sorprendentemente avallato dalla madre americana, rappresenta un'occasione per la ragazza di conoscere meglio le origini paterne e di capire meglio le proprie aspirazioni.
Elizabeth Eslami Irano-americana, è nata in South Carolina nel 1978. Dopo la laurea, ha conseguito un master in scrittura creativa. Ha scritto numerosi racconti, pubblicati su prestigiose riviste. Il mio matrimonio combinato è il suo primo romanzo.


Il Mistero del Drago, di S. S. Van Dine, ed. originale 1934 Settimo dei dodici romanzi che hanno per protagonista Philo Vance, Il mistero del drago è ambientato nell’alta società di New York. La trama si svolge in un'antica tenuta al centro dell'isola di Manhattan dove alla fine di una festa un ospite non riemerge dalla piscina naturale dove si è tuffato. La circostanziata descrizione della dimora hanno indotto molti lettori ha tentare di identificare la tenuta con l'attuale Inwood Hill Park, gestito oggi dall'amministrazione della città di New York, e la casa con ciò che rimane dell'aristocratica villa ottocentesca di una famiglia coinvolta nel naufragio del Titanic; secondo altri invece la scena si svolge a Tryon Hall, già appartenuta alla famiglia Rockfeller e poi, dopo un incendio che distrusse l'edificio principale, donata alla città.
Alle opere di Van Dine arrise un precocissimo successo cinematografico: nello stesso anno in cui fu pubblicato il Caso del mistero del drago, ne venne tratta una riduzione cinematografica con la regia di Bruce Humberstone e Warren William nei panni di Philo Vance. E gli ultimi due romanzi dell'autore nacquero già come soggetti per il cinema.
La definizione del suo principale protagonista, come neworkese bien vivant e dandy, e la fortuna dei romanzi di Van Dine anche nelle sue traduzioni spiegano come ancora oggi il nome di Vance si trovi legato al settore della moda; una camiceria da uomo, ad esempio, avviata nel 1931, ha ancora in catalogo la collezione Philo Vance. In Italia il personaggio fu molto amato e nel 1974 la RAI mandò in onda una riduzione televisiva dei 3 primi casi di Philo Vance (La strana morte del signor Benson, La Canarina assassinata, La fine dei Greene), affidando il personaggio principale a Giorgio Albertazzi.
S. S. Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright (Charlottesville, 15 ottobre 1887 – New York, 11 aprile 1939), è stato uno scrittore e critico d'arte statunitense, noto autore di gialli. Già molto giovane Willard sceglie di dedicarsi alla critica artistica e letteraria e a soli 23 anni è nominato editor per la rivista The Smart Set. Secondo il suo biografo John Lougherry, Willard Huntington Wright sarebbe stato affetto da dipendenza dalle droghe in generale e fu durante una cura per disintossicarsi che si dedicò allo studio dei gialli con la determinazione di diventarne a sua volta autore. Egli diviene effettivamente molto presto un affermato scrittore, in grado da solo di sollevare le sorti del suo editore durante gli anni bui successivi alla crisi del 1929. William Huntington Wright sceglie allora di servirsi dello pseudonimo S. S. Van Dine omaggiando il periodico letterario Smart Set con cui aveva collaborato e che gli aveva dato modo di frequentare lo stimolante ambiente culturale neworkese e il celebre pittore fiammingo Antoon van Dyck, a cui si diceva assomigliasse. I diritti sui suoi romanzi gialli gli consentono di eguagliare quasi lo stile di vita del suo protagonista, Philo Vance, un acuto e raffinatissimo esteta e cultore d'arte, nonché investigatore dilettante.
Van Dine mantiene sempre un interesse anche teorico verso la strutturazione del romanzo giallo che per lui è soprattutto un rompicapo intellettuale che segue delle regole fisse e pubblica le famose Venti regole per scrivere romanzi polizieschi (Twenty Rules for Writing Detective Stories, 1928) a beneficio di autori e lettori.


Il mondo dei vinti I-II, di Nuto Revelli, 1977 E' un libro straordinario. Possiamo tranquillamente affermare che senza questa opera di Revelli la gente di cui egli testimonia le storie quasi non sarebbe mai esistita. E' durante la guerra partigiana che Revelli si guarda intorno, nelle valli del Cuneese, e vede intorno a sé un'umanità che pur mai padrona del proprio destino, tuttavia procede nella vita, tra sofferenze e privazioni, con grande dignità. Per loro sembra che la guerra non arrivi mai a finire e a trasformarsi in pace. Con pazienza e umanità, Nuto Revelli gira per le pianure, per le montagne, per le Langhe a raccogliere testimonianze di storie che si intrecciano con la Storia e ne patiscono. Perché la Storia non è mai benevola con la povera gente. Ed è questo a fare di questo libro, quasi un saggio antropologico, il racconto non delle condizioni di vita di un'area del Piemonte ma quello dell'Italia contadina che è la nostra storia.
Revelli ha raccolto, girando con il suo magnetofono, 270 testimonianze. Segue un'opera rigorosa di catalogazione. Scrive nell'Introduzione: «Ho riascoltato ogni testimonianza almeno tre volte, prima di realizzarne il testo definitivo»; riordina: «Ho dato un ordine cronologico al discorso dei testimoni. Ho tagliato i rami secchi, le ripetizioni, i discorsi incerti o inconcludenti, pur di recuperare dello spazio, pur di rendere più leggibili i racconti»; cura l'aspetto linguistico: «Nella traduzione dal dialetto ho rispettato, per quanto possibile, anche la struttura delle frasi parlate […] Nella trascrizione delle frasi dialettali [...] ho scelto la via più semplice, quella “parlata”».
Benvenuto "Nuto" Revelli, nato nel 1919 a Cuneo, si diploma geometra e a venti anni entra all'Accademia Militare di Modena. Nel 1942 parte volontario per il fronte russo, ottiene una medaglia d'argento al valore militare. In combattimento viene gravemente ferito al volto. Nel 1943 è tra i pochi a tornare vivo in patria. Nello stesso anno Cuneo, dove si trova convalescente, viene occupata dai tedeschi. Entra nelle formazioni partigiane vicine a Giustizia e Libertà, nelle quali è comandante delle brigate Valle Vermenagna e Valle Stura. Nella primavera del 1944 scrive il testo di Pietà l'è morta e La Badoglieide, due noti canti della Resistenza.
Nel 1945 sposa Anna Delfino e nel 1947 nasce il figlio Marco, oggi noto storico e sociologo. Inizia a dedicarsi alla scrittura raccontando le sue esperienze di guerra e insieme continua, nei modi della pace, a sostenere i valori della libertà e della democrazia. Poi intraprende la sua ricerca sulle condizioni di vita nelle valli cuneesi che sfociano nei due libri Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (1977) e L'anello forte. La donna: storie di vita contadina (1985). Nel 1984 viene chiamato a tenere un ciclo di lezioni all'Università di Torino ma a chi gli chiede come voglia essere definito, risponde che è un geometra. Muore nel 2004 e due anni dopo eredi ed amici hanno dato vita, con sede nella sua casa di Cuneo, alla Fondazione "Nuto Revelli".
Della canzone Pietà l'è morta è stata fatta una bellissima versione dai Modena City Ramblers (che nel testo riprende una piccola modifica fatta dal Coro delle Mondine di Novi: “un altro italiano va sotto terra” diventa “la meglio gioventù – il titolo di una raccolta di poesie di P.P.Pasolini del 1954 - che finisce sotto terra”) nell'album Appunti partigiani e dai Gang nell'album La rossa primavera.
La badoglieide è stata interpretata tra gli altri da Fausto Amodei e dal gruppo de I Gufi.
Il rocker Massimo Priviero ha scritto due canzoni dedicate a Revelli: La strada del Davai e Pane, Giustizia e Libertà, ripresa anche dai Gang nell'album La rossa primavera già citato.


Nero Brooklyn, di Rob Reuland Non si tratta propriamente di un thriller. Il protagonista, Andy Giobberti, sostituto procuratore, è una figura decisamente tragica, poco edificante: beve, fuma smodatamente, va a donne, disprezza il mondo. E se da un lato può non far nascere una immediata simpatia, dall'altro, nel corso del libro, la sua storia diventa un filo conduttore, logico e trascinante, che dà spessore alla narrazione. Partendo da questa breve premessa, il modo migliore di apprezzare questa lettura è essere preparati alla lettura di un tema tragico, forte, affrontato però sicuramente con maestria dall'autore. Il tutto velato sotto una leggera trama gialla.
Robert Charles Reuland (Dallas, 1963) è un avvocato americano e scrittore. Ha vissuto per quasi 20 anni a Brooklyn. Inizia ad esercitare la sua professione di avvocato nel 1990 presso uno studio legale di Wall Street. Sei anni dopo entra a far parte dell'ufficio del procuratore distrettuale a Brooklyn. Nel 2000 comincia anche a scrivere. E' autore di tre romanzi 'gialli' tutti ambientati nell'Ufficio del Procuratore distrettuale di Brooklyn, dove Reuland è stato assistente assegnato alla Squadra Omicidi. Riceve critiche positive dalla stampa. Nel 2001 balza alla notorietà perché viene licenziato dal suo incarico a Brooklyn a seguito della pubblicazione del suo primo libro e dell'intervista al New York Magazine dove dichiara che Brooklyn ha "più cadaveri per pollice quadrato di qualsiasi altro posto". Reuland entra in causa sostenendo nel suo caso la violazione ai diritti indicati nel Primo Emendamento (Il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce, tra l'altro, la libertà di parola e stampa) e nel 2004 vince la causa. Intanto nel 2001 apre uno studio privato di difesa penale. Come membro del Gruppo di esperti della Sezione Omicidi del Programma Comunale di Difesa, rappresenta le persone indigenti accusate di omicidio o altri reati gravi. In questa veste, è il primo avvocato difensore a far accettare con successo come alibi l'uso di Facebook da parte del suo cliente al momento del reato. Nel 2011 pubblica The Convict Maiden, un romanzo storico ambientato nella colonia penale del Nuovo Galles del Sud nel 1827. Il Washington Post, per il suo stile schietto, elegante e spesso strano, ha definito Reuland "the bastard child of Raymond Chandler and Ernest Hemingway."


Ombre sulla luna, di Arthur C. Clarke, ed. originale 1955 Romanzo di fantascienza incentrato sulla vicenda della guerra civile fra gli abitanti della Terra ed i coloni dei pianeti del Sistema solare per il controllo della Luna e delle sue preziose miniere di metalli pesanti.
Può essere letto come una spy-story in chiave fantascientifica ed ha al suo interno riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale ed, in particolare,  all'uso del sistema dei radar, grazie al quale fu vinta la battaglia d'Inghilterra e nel quale Clarke fu direttamente impegnato.
Preludio allo spazio, di Arthur C. Clarke, ed. originale 1951
Opera giovanile, dove è possibile rintracciare già il nucleo essenziale della materia narrativa clarkiana.
Narra l'origine dell'Era Spaziale, descritta dagli occhi dei protagonisti: gli scienziati pionieri dell'astronautica.
Sebbene possa apparire oggi datato, è un romanzo di grande potenza narrativa che può risultare ancora di impatto, specie se inquadrato nei primi anni Cinquanta, anni in cui si guardava con enorme entusiasmo alle scoperte di quella che appariva come una nuova era scientifica.
Arthur Charles Clarke nasce a Minehad in Inghilterra nel 1917. Giovanissimo si appassiona a vecchie riviste di fantascienza e, finite le scuole secondarie, inizia a lavorare non essendo riuscito ad entrare in nessun College.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lavora per la Royal Air Force come esperto di radar e, terminato il conflitto, si laurea al King's College dell'Università di Londra. In un articolo pubblicato sul
Wireless World nell'ottobre 1945, propone la teoria che i satelliti geostazionari potrebbero essere il sistema ideale per le telecomunicazioni ed in virtù di ciò l'orbita geostazionaria è conosciuta come orbita o fascia di Clarke. I satelliti geostazionari sono, secondo l'Enciclopedia Treccani on line,Satelliti artificiali terrestri che appaiono in posizione fissa sulla volta celeste e cioè in quiete rispetto alla Terra. Percorrono un’orbita circolare (orbita geostazionaria), a 35.863 km di quota nel piano equatoriale terrestre, con un periodo uguale a quello della rotazione terrestre e nello stesso verso.“ I primo GEOS - Geostationary European Orbiting Satellite – scientifico è stato lanciato dall'ESA - European Space Agency - nel 1977.
Contestualmente
Clarke inizia a pubblicare racconti di fantascienza e, dal 1951, si dedica a tempo pieno all'attività di scrittore. Dal 1956 si trasferisce a Colombo, nello Sri Lanka, dove si dedica all'esplorazione subacquea. Viene nominato Rettore dell'Università di Ceylon, dove lavora fino al 2004. Muore novantenne nel 2008 per una crisi respiratoria.
Il suo nome è celebre soprattutto per la sceneggiatura di
2001 Odissea nello spazio, scritto insieme al regista Stanley Kubrick.


Le parole tra noi leggère, di Lalla Romano, 1969
Il titolo è citazione di una poesia di Eugenio Montale, inclusa nella raccolta La bufera e altro, pubblicata nel 1956:
Due nel crepuscolo
Fluisce fra te e me sul belvedere
un chiarore subacqueo che deforma
col profilo dei colli anche il tuo viso.
Sta in un fondo sfuggevole, reciso
da te ogni gesto tuo; entra senz’orma,
e sparisce, nel mezzo che ricolma
ogni solco e si chiude sul tuo passo:
con me tu qui, dentro quest’aria scesa
a sigillare
il torpore dei massi.
Ed io riverso
nel potere che grava attorno, cedo
al sortilegio di non riconoscere
di me più nulla fuor di me; s’io levo
appena il braccio, mi si fa diverso
l’atto, si spezza su un cristallo, ignota
e impallidita sua memoria, e il gesto
già più non m’appartiene;
se parlo, ascolto quella voce attonito,
scendere alla sua gamma più remota
o spenta all’aria che non la sostiene.
Tale nel punto che resiste all’ultima
consunzione del giorno
dura lo smarrimento; poi un soffio
risolleva le valli in un frenetico
moto e deriva dalle fronde un tinnulo
suono che si disperde
tra rapide fumate e i primi lumi
disegnano gli scali.
... le parole
tra noi leggere cadono. Ti guardo
in un molle riverbero. Non so
se ti conosco; so che mai diviso
fui da te come accade in questo tardo
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato
tutto di noi: fuorchè due volti, due
maschere che s’incidono, sforzate
di un sorriso.
Il libro della Romano è tutto dedicato al rapporto madre / figlio; veramente al suo rapporto con il suo figlio. Scritto nella fine degli anni '60, è un ritratto preciso delle tensioni generazionali, dei rapporti difficili, delle comunicazioni che sembrano sempre interrotte, dell'altalenarsi nella madre dei sentimenti verso il figlio – da una parte un desiderio vero che il figlio sviluppi la sua autonomia dall'altra il timore di perdere il ruolo di guida -. Il libro ha una grande forza e vivacità se ancora oggi giovani lettori lo commentano, astiosi verso la madre e parteggiando con il figlio. Il libro ha vinto il Premio Strega del 1969.
Graziella Romano, detta Lalla, nasce a Demonte, in provincia di Cuneo (Demonte, 1906 – Milano, 2001), da un'antica famiglia piemontese e cresce in un ricco e stimolante ambiente culturale. Sua prima grande passione è la pittura. Studia a Cuneo e poi si iscrive all'Università di Torino dove è suo maestro Lionello Venturi, importante critico e storico dell'arte. Diviene amica, tra gli altri, di Mario Soldati, Franco Antonicelli, Cesare Pavese ma intanto continua a coltivare il suo amore per la pittura e diventa allieva del pittore Felice Casorati. Visita Parigi e ne rimane affascinata. Dopo la laurea (1928) lavora alla biblioteca di Cuneo, poi si trasferisce col marito e il figlio a Torino dove insegna storia dell'arte nelle scuole medie e dipinge. Durante la guerra, la seconda, torna a Cuneo e, legata al movimento Giustizia e Libertà, partecipa alla Resistenza e s'impegna nei "Gruppi di difesa della donna"(1). Montale la incoraggia a scrivere e nel 1941 esce il suo primo libro, di poesie. Il suo carattere si rivela chiuso e deciso, la sua vita appartata. Nel dopoguerra torna a Milano e comincia a scrivere opere di narrativa ma non frequenta gli ambienti intellettuali. Scrive anche come giornalista collaborando con Il Giorno e Il Corriere della sera. Nel 1976 fa una breve puntata della politica, eletta come indipendente nel PCI. Nel 1986, dopo la morte del marito, conosce un giornalista e fotografo molto più giovane di lei. È l'inizio di una nuova vita. Molti sono gli interessi che li tengono uniti. È colpita da una grave malattia che progressivamente la conduce alla cecità quasi totale. Muore nel 2001 a Milano.
Nel bel Palazzo Borelli, nel cuore di Demonte, graziosa cittadina nella media Valle Stura, è stato aperto (2008) lo "Spazio Lalla Romano", che ospita una mostra permanente dedicata alla scrittrice, la biblioteca civica a lei intitolata e un laboratorio didattico. Chiuso temporaneamente, dovrebbe riaprire nel giugno 2015.
(1) I 'Gruppi di difesa della donna' nascono a Milano nel 1943 sulla spinta di Lina Fibbi (Partito comunista), Pina Palumbo (Partito socialista), Ada Gobetti (Partito d’Azione). Si diffondono molto presto in tutta l’Italia del Nord ancora occupata dai tedeschi. Sono aperti ad ogni donna senza discriminazioni sociali o politiche e costituiscono la prima grande organizzazione femminile in Italia. I Gruppi sono molto attivi: partecipano alla resistenza anche sabotando le produzione di guerra nelle fabbriche e boicottando la consegna di viveri nelle campagne; organizzano scioperi contro il nemico; danno assistenza alle famiglie dei deportati, dei carcerati e dei caduti.
Vengono ufficialmente riconosciuti dal Comitato di liberazione dell'Alta Italia nel 1944.


Il Re dei Torti, di John Grisham, ed. originale 2003 Il Re dei Torti, romanzo di Grisham pubblicato nel 2003, è pervaso da una forte tensione morale ed etica. Il protagonista, difensore d'ufficio di pochi guadagni e minori soddisfazioni, si trova coinvolto in un caso che coinvolge potenti case farmaceutiche. Con danno del proprio assistito viene sedotto dalla possibilità di diventare 're dei torti', avvocato di grido al servizio delle case farmaceutiche per coprire dannosi effetti collaterali e la corruzione delle grandi multinazionali e di agenzie di assicurazioni. Quella di Grisham è una dura denuncia della mercificazione della malattia e della vita stessa, e della scelta di tanti ex-colleghi di vendere al migliore offerente la propria coscienza. L'autore, cristiano praticante, riversa in questo romanzo molta della sua esperienza e del suo credo morale, da anni infatti fa parte del Consiglio d'amministrazione dell'Innocence Project, un ente finalizzato ad ottenere la liberazione di innocenti, dimostrati tali da test del DNA, ingiustamente detenuti.
John Grisham (Jonesboro, 8 febbraio 1955) è uno scrittore statunitense di gialli giudiziari. Nato in una famiglia proletaria, incoraggiato dalla madre, già da bambino si dimostra un avido lettore; sostenuto negli studi raggiunge la laurea in giurisprudenza iniziando ad esercitare la professione di avvocato penalista. Al primo romanzo, pubblicato da un editore minore in sole 5.000 copie nel 1988 Il momento di uccidere, seguiranno a partire dal secondo, Il socio del 1991, una serie di best-seller ispirati alla sua esperienza di avvocato che raggiungeranno l'esorbitante tiratura di 275 milioni di copie e un successo decretato anche dalle numerose versioni cinematografiche. John Grisham, è anche autore di una serie di romanzi per ragazzi incentrata sul personaggio di un giovane 'investigatore' di tredici anni con il sogno di diventare avvocato. Nasce così il “legal thriller per ragazzi“.


Rinascimento privato, di Maria Bellonci, 1985 Le ricerche di trent'anni per i suoi romanzi sul Rinascimento, la gestazione per uno sceneggiato che non vide mai la luce su Isabella d'Este, trovarono alla metà degli anni '80 la loro piena realizzazione nella stesura del romanzo capolavoro della Bellonci Rinascimento privato: un racconto di Isabella che, in prima persona, ripercorre la propria vita con il controcanto di dodici lettere (senza risposta ma mai distrutte e spesso rilette) di un personaggio di finzione, Robert de la Pole. La ricerca storica e linguistica che si intuiscono alla lettura non rischiano però di appesantire una trama fluida e scorrevole, anzi la forma e la sostanza di questo romanzo si arricchiscono vicendevolmente e inanlzano su tutto la figura di una donna sorretta dalle proprie passioni: la strana passione coniugale, quella fortissima per le azioni di governo, quella viscerale per i propri figli. Gli amici convinsero Maria a sottoporre il romanzo al premio Strega che Rinascimento privato vinse, ma pochi mesi dopo la morte della sua autrice. Maria Bellonci nacque a Roma nel 1902 come Maria Villavecchia, discendente per parte di padre da una famiglia aristocratica piemontese. Studiò con passione nella scuola delle monache del Sacro Cuore, presso Trinità dei Monti e poi al Liceo Umberto I. Attratta fin da giovanissima dalla letteratura compose a venti anni il romanzo Clio o le amazzoni (1922) che rimase inedito ma ebbe l'occasione di sottoporlo al giudizio di Goffredo Bellonci, illustre critico, che le fu maestro e poi marito. Nel 1930, già note le sue attitudini di ricercatrice di fonti storiche, le fu commissionato uno studio su un documento riguardante l'elenco di gioielli appartenuti a Lucrezia Borgia. Il lavoro si protrasse fino al 1938 divenendo un'appassionata ricostruzione storica sulla vita di questa protagonista del Rinascimento italiano. A questo primo seguirono altri romanzi storici sulla vita dei Gonzaga e degli Estensi e raccolte di racconti (Tu vipera gentile), mentre l'attività intellettuale della Bellonci si spendeva molto in articoli e corrispondenze soprattutto con altre scrittrici sul tema del ruolo della donna e nel mantenere sempre stimolante il suo salotto letterario che dal 1944 intratteneva ospiti illustri in casa Bellonci. Nel 1946 in seno al gruppo di questi 'Amici della domenica' nacque il progetto del premio letterario che grazie al contibuto finanziario di Guido Alberti, proprietario dell'industria Strega, divenne il premio letterario più autorevole d'Italia. Nel 1964 morì il marito Goffredo e il trauma condizionò fortemente la sua produzione letteraria. Si dedicò alla fondazione teatrale avviata da lui a Venezia e fu chiamata a seguire la realizzazione di sceneggiati storici televisivi. Alla metà degli anni '80 però riprese le ricerche di tanti anni per completare la stesura del suo capolavoro Rinascimento privato che narra nella forma di un diario che Isabella d'Este avrebbe scritto nel 1533 a conclusione della parte più attiva della propria vita. Nel maggio del 1986 Maria Bellonci morì, in quell'estate la sua Isabella vinse il premio Strega.


Il segno dei quattro, di Arthur Conan Doyle, ed. originale 1890 The Sign of the Four è il secondo romanzo, giallo, di Conan Doyle di cui è protagonista Sherlock Holmes. Il primo fu Uno studio in rosso (A study in scarlet – 1887). Il segno dei quattro fu pubblicato nel 1890 ed ebbe subito un enorme successo nei paesi anglosassoni. Rimane inossidabilmente uno dei casi più notevoli tra le indagini di Holmes e Watson. Il libro è stato adattato molte volte per il cinema e la televisione: nel 1983 ne è uscita anche una versione australiana animata con la voce di Peter O'Toole per Holmes; nello stesso anno ne è stato tratto un film russo; nel 2005 è stato diretto un film dal regista indiano Biju Viswanath; l'ultimo è un film per la televisione inglese, del 2014, diretto da Colm McCarthy (regista televisivo. Ricordo la serie Doctor Who) ed interpretato da Benedict Cumberbatch (attore di teatro, televisione e cinema) e Martin Freeman (attore inglese).
Arthur Ignatius Conan Doyle è considerato l'ideatore del giallo deduttivo e al personaggio di Holmes deve molta della sua fama, ma egli ha scritto anche romanzi d'avventura, di fantascienza e libri storici. Doyle, secondo di dieci figli, nasce nel 1859 ad Edimburgo. É dunque scozzese, ma con un pedigree non di tutto rispetto: il padre infatti è inglese e la madre irlandese. Conan è il cognome di uno zio noto giornalista; il vero e unico cognome dello scrittore è Doyle. Nel 1864 la famiglia viene divisa a causa dell'alcolismo del padre e solo tre anni dopo la famiglia si riunisce, andando a vivere in uno squallido appartamento. Dal 1876 al 1881 studia medicina all'Università di Edimburgo, dove nel 1885 consegue la laurea. Pubblica il suo primo libro (1879), un racconto del terrore, e il suo primo articolo medico in cui racconta gli effetti di un sedativo direttamente sperimentato. In questi anni suo insegnante è il dottor Bell, paladino del metodo scientifico, il quale con le sue notevoli abilità deduttive è ispirazione in seguito per il personaggio di Holmes. Nel 1881 si imbarca come medico di bordo su un battello, che collega regolarmente il porto di Liverpool alle coste occidentali dell'Africa. Ma l'esperienza dura pochi mesi. Nel 1887 pubblica il suo primo 'giallo' con Holmes, Uno studio in rosso. Per la cronaca: nei suoi libri non si trova la frase “Elementare, Watson!” (che compare invece la prima volta in un film del 1907) ma la frase “Elementare!” e solo una volta ”È elementare, Watson!”. Nel 1890 studia oftalmologia a Vienna. Di apparenza tranquilla, Doyle combatte con convinzione e forza numerose battaglie civili, senza nessun interesse personale. Partecipa anche marginalmente alla vita politica. Nel 1903 viene nominato baronetto (Sir).
Pratica molti sport tra i quali il football con il ruolo di portiere, il cricket, il golf. Nelle Olimpiadi di Londra del 1908, Doyle scrive un articolo dove paragona il nostro Dorando Pietri, vincitore della maratona olimpica ma squalificato (taglia per primo il traguardo ma viene sorretto dai giudici di gara che lo vedono barcollare, stremato dalla fatica), a un antico romano. Doyle promuove una colletta a favore dell'atleta, riuscendo a raccogliere circa 300 sterline.
Nel 1924 scrive l'autobiografia al titolo, molto significativo, Ucciderò Sherlock Holmes.
Dopo una copiosa attività di scrittore, Doyle muore nel 1930. Sulla sua tomba si legge l'epitaffio «Steel true / Blade straight / Arthur Conan Doyle / Knight / Patriot, physician & man of letters» (Acciaio vero / Lama affilata / Arthur Conan Doyle / Cavaliere / Patriota, medico & letterato).


L'ultimo distretto, di Patricia Cornwell, ed. originale 2000 L'ultimo distretto è l'undicesimo romanzo di Patricia Cornwell con la protagonista Kay Scarpetta. Si intreccia a doppio filo con il romanzo precedente, Cadavere non identificato, proseguendo le indagini su Jean-Baptiste Chandonne, il 'lupo mannaro' accusato dell'omicidio di nove donne che continua a proclamarsi innocente. Si tratta forse del best-seller con più risvolti personali della Cornwell, come se il lungo periodo di instabilità emotiva vissuto dall'autrice e amplificato dal gossip internazionale riecheggiasse nella crisi esistenzale attraversata fino al finale ricco di suspence dalla sua protagonista.
Patricia Daniels Cornwell (Miami, 9 luglio 1956) è una scrittrice statunitense. Dopo un'infanzia infelice che l'ha a lungo segnata psicologicamente, una laurea in Letteratura inglese, e il matrimonio con il docente universitario di cui conserverà il cognome anche dopo il divorzio, Patricia, divenuta reporter di cronaca nera, si lega agli ambienti di polizia che faranno da sfondo ai suoi romanzi. La sua grandissima fama e la sua fortuna editoriale sono legate in particolare ai più di venti romanzi noir polizieschi incentrati sulla figura del medico legale Kay Scarpetta in parte ispirato alla stessa autrice e alle sue frequentazioni del periodo in cui lavorò come analista di computer per un Istituto di medicina legale. Nel 2005 Patricia Daniels si è unita in matrimonio con la dottoressa Stacy Gruber.






Il 6 marzo: la LBPGT Diffusa alla The Open Door Bookshop


lunedì 2 marzo 2015

Libri in gioco - 6 marzo 2015


LIBRI IN GIOCO
Libreria The Open Door Bookshop
6 marzo 2015

L'amore di Ai-Uan, di Pearl S. Buck, ed. inglese 1939
È considerato uno dei libri più interessanti dell'autrice, che è indubbiamente un'autrice da rileggere. Il libro, ambientato in Giappone, è stato scritto poco prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale e sono particolarmente rilevanti le osservazioni sulla situazione in Oriente che si possono distillare dal libro. Le esperienze vissute della Buck in Cina e Giappone danno ampio respiro al libro e una certa capacità all'autrice di capire 'l'aria che tirava'. È da sottolineare che il titolo originale è "The Patriot", in quanto evidentemente l'autrice sottolinea maggiormente l'aspetto della formazione del guerriero, del patriota, piuttosto che la vicenda d'amore.
Pearl Sydenstricker Buck, nota come Pearl S. Buck (Hillsboro - Virginia, 1892 – Danby – Vermont, 1973), figlia di missionari presbiteriani, segue da piccola i suoi genitori in Cina, vivendo nei pressi del fiume Yangtze e poi dal 1900 a Shanghai. A 18 anni ritorna negli Stati Uniti per studiare fino alla laurea letteratura inglese. Nel 1917 sposa John Lossing Buck, un insegnante di economia agraria, e con lui torna in Cina. Insegna letteratura per dieci anni all'Università di Nanchino ma nel 1927, a causa della guerra civile in Cina la situazione degli stranieri diventa rischiosa, e la coppia si rifugia in Giappone. Nel 1931 divorzia e sposa il suo editore, Richard J. Wash, pur continuando a mantenere il cognome del primo marito. Sempre nel 1931 pubblica La buona terra (The Good Earth), il suo romanzo più famoso, con il quale vince il Premio Pulitzer e la medaglia di riconoscimento dall'American Academy of Arts and Letters. Tornata nel 1935 negli Stati Uniti, continua a scrivere e si dedica alla salvaguardia dei diritti umani, dando vita a una fondazione per l'assistenza ai bambini asiatici. Del 1936 è L'esilio, un romanzo vivo e commovente ambientato in Cina, nel quale la scrittrice ricorda la vita di sua madre, una donna energica e sorridente che ha affrontato la vita e le difficoltà con grande serenità. Nel 1938 riceve il Premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1973. Ha composto più di 80 opere tra cui anche opere teatrali, sceneggiature, letteratura per l'infanzia.

I cannoni di Navarone, di Alistair MacLean, ed. inglese 1957, ed. italiana stesso anno
E' il secondo libro di MacLean. Indubbiamente è frutto delle esperienze dell'autore, arruolatosi nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, nella Royal Navy. Il libro ha avuto un successo straordinario tanto che dopo 4 anni dalla pubblicazione ne è stato tratto un film, che ha avuto anch'esso grande successo. Proprio la fortuna del film spinse MacLean a scrivere il suo unico e solo sequel, Force 10 from Navarone (1968). In 1990 la Crime Writers' Association inglese ha inserito questo libro all'89imo posto nella lista dei 100 migliori 'Crime Novels' di tutti i tempi. L'isola in cui il libro è ambientato e la storia sono di fantasia. Sono invece reali, come contesto, la Campagna del Dodecaneso – la campagna militare alleata del 1943 per strappare ai Nazisti le isole greche da loro occupate – e la Battaglia di Lero, evento più rilevante di quella Campagna. Dopo un lungo bombardamento aereo (26 settembre 1943) le forze tedesche sbarcarono nell'isola e il 16 novembre annientarono la resistenza dei locali, di corpi dell'Esercito italiano rimasti fedeli al Re e di un contingente di soldati inglesi.
Stuart Alistair MacLean (Glasgow, 1922 – Monaco di Baviera, 1987) è autore per lo più di romanzi thriller o storie di avventura. Ha venduto con i suoi libri un totale stimato di 150 milioni di copie. Figlio di un pastore protestante, la sua lingua materna fu il gaelico scozzese ed imparò l'inglese come seconda lingua. Ha vissuto la sua giovinezza nei pressi di Inverness. Nel 1941 si arruola nella Royal Navy come marinaio semplice e nel 1943 è imbarcato sulla HMS Royalist e partecipa a missioni di scorta in Atlantico. Nel 1944 partecipa ad operazioni nel Mediterraneo e l'anno seguente è nel Pacifico di scorta a portaerei che operano contro obiettivi giapponesi. Il congedo dalla marina avviene nel 1946. Si iscrive all'Università di Glasgow; nel 1953 si laurea e comincia ad insegnare. Parallelamente allo studio universitario inizia la sua carriera di scrittore per arrotondare le finanze. Alla richiesta dell'editore Collins risponde con HMS Ulysses, basato sulle proprie esperienze di guerra. Il romanzo è immediatamente un successo. E al primo ne seguono altri. Nei primi anni '60, MacLean pubblica due romanzi sotto lo pseudonimo Ian Stuart: vuole dimostrare che il successo deriva dai contenuti e non dal suo nome sulla copertina. Ma i fan riconoscono il suo stile. I suoi libri vanno via via perdendo grinta. Nel 1983 MacLean consegue il dottorato in letteratura presso l'Università di Glasgow. L'autore ormai lotta contro l'alcolismo, che alla fine lo porta alla morte.

La ciociara, di Alberto Moravia, 1957
Il libro, magistralmente, racconta l'esodo di una madre e sua figlia da Roma durante la Seconda Guerra mondiale. Fuggono per tornare nella zona di origine della donna, la Ciociaria, a sud di Roma. Fuggono dai tedeschi che stanno per occupare Roma. Fuggono per raggiungere gli alleati. Ma, proprio dopo mesi di terribili sofferenze, è da un gruppo di soldati marocchini, in forze nell'esercito francese alleato, che arriva la maggiore violenza. Dal libro, nel 1960, Vittorio De Sica trasse il film omonimo, con Sophia Loren e Jean-Paul Belmondo. Alcune scene restano indimenticabili. Moravia stesso, dopo l'8 settembre 1943, si rifugiò con la moglie in Ciociaria e con il personaggio della madre lo scrittore intese descrivere la terribile realtà italiana di quegli anni.Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 1907 – 1990), è stato considerato uno dei più importanti romanzieri italiani del XX secolo. Nei suoi libri sono i temi forti del secolo scorso, dal nuovo concetto di sessualità, all'alienazione sociale e all'esistenzialismo. Lo stile è semplice, con un vocabolario semplice in una sintassi ricercata. La famiglia di nascita è dell'agiata borghesia: il padre Carlo è architetto e pittore. La famiglia Pincherle è variamente intrecciata ad altre note famiglie italiane: Alberto è cugino primo di Carlo e Nello Rosselli; è imparentato, tra gli altri, con Enrico Fermi ed Ernesto Nathan. A nove anni è colpito da tubercolosi ossea e resta cinque anni a letto: la sua è un'infanzia solitaria e i suoi studi sono molto irregolari. Con difficoltà arriva alla licenza ginnasiale, che costituirà il suo unico titolo di studio. Ma è molto intelligente ed adora leggere. Nel 1929 esce il primo romanzo, Gli indifferenti, che è subito un successo. Nel 1930 comincia a collaborare ad alcuni giornali, ma l'Italia fascista gli sta molto stretta. Nel 1935 è negli Stati Uniti su invito di Giuseppe Prezzolini, e tiene tre conferenze sul romanzo italiano. Al ritorno in Italia la censura intorno a lui e alle sue opere è sempre più stretta, essendo oltretutto figlio di padre ebreo. Nel 1941 sposa la scrittrice Elsa Morante e il matrimonio dura fino al 1962. Dopo l'8 settembre 1943 si rifugia in Ciociaria; da questa esperienza e dal rapporto con la famiglia che ospita lui e la moglie nasce il romanzo La ciociara. Alla Liberazione lo scrittore ritorna a Roma e riprende la sua attività letteraria e giornalistica. La sua fama va aumentando sempre più e molti sono i romanzi pubblicati in questo periodo. Nel 1952 riceve il premio Strega per I racconti e cominciano ad essere tratti film dai suoi racconti e romanzi. La sua attività letteraria è frenetica. Numerosi altri libri, numerose collaborazioni con giornali, numerosi premi, numerosi intrecci con gli intellettuali e con il mondo del teatro e parallelamente cresce la sua fama di intellettuale di sinistra. Nel 1962 inizia un importante rapporto con la giovane scrittrice Dacia Maraini, con la quale nel 1967 si reca in estremo oriente. Nel 1983 ha una nuova compagna, Carmen Llera, una donna spagnola molto più giovane di lui, che sposerà nel 1986, suscitando grande clamore. Tra il 1984 e il 1989 è deputato al Parlamento europeo, eletto come indipendente nelle liste del Pci.

Costituzione italiana: diritti e doveri, di Antonio Di Pietro, 1994
Il libro, che costituisce l'esordio in campo letterario del magistrato, esce poco prima che Di Pietro decida di dare le dimissioni dalla magistratura. Tecnicamente può essere definito impreciso, ma per diretta ammissione di Di Pietro, il libro non è rivolto agli studiosi di diritto, ma alla gente comune. Francesco Cossiga nella presentazione plaude a questo intento. Dopo un'introduzione storica sulla formazioni degli stati italiani e poi della Repubblica italiana, seguono gli articoli della Costituzione commentati ed accompagnati da spunti personali derivanti dalla sua esperienza nel campo del diritto.
Antonio Di Pietro (Montenero di Bisaccia, 1950) è politico, avvocato ed ex magistrato italiano.
Parleremo solo dei primi anni, quelli meno noti, di Di Pietro. Con in tasca il diploma di perito elettronico, nel 1971 emigra in Germania. Qui esercita due lavori: è operaio lucidatore di metalli in una fabbrica metalmeccanica e il pomeriggio lavora in una segheria. Nel 1973 torna in Italia e si iscrive all'Università degli Studi di Milano presso la facoltà di giurisprudenza, mentre lavora come impiegato civile dell'Aeronautica Militare. Nel 1978 consegue la laurea, l'anno seguente vince un concorso pubblico per segretario comunale e comincia a lavorare in alcuni comuni del comasco. Nel 1980 vince un concorso da Commissario nella Polizia di Stato e frequenta la Scuola Superiore di Polizia. Nel 1981, sempre alternando lavoro e studio, vince il concorso di uditore giudiziario: è assegnato, con funzione di Sostituto Procuratore, alla Procura della Repubblica di Bergamo. Nel 1985 passa alla Procura della Repubblica di Milano dove entra a far parte del pool di Mani pulite. Nel 1996 entra in politica e nel 1998 fonda il partito 'Italia dei Valori' dal quale, nell'ottobre 2014, si allontana lasciando tutti gli incarichi.

La crisi della civiltà, di Johan Huizinga, 1935, ed. italiana 1938
Nonostante i suoi ottanta anni, il libro è ancora molto attuale. Ci si trova la difesa di valori culturali, intellettuali che sembriamo aver perso completamente ma che ad alcuni di noi mancano molto: una cultura che non sia solo nozionismo, la critica dei mass media a favore della lettura. Interessante il saggio di Delio Cantimori. Questo volume dovrebbe avere la traduzione di Barbara Allason, germanista, antifascista militante in Giustizia e Libertà. Ma è interessante sapere che la prima traduzione in italiano venne fatta da Luigi Einaudi, anche se il suo nome non compariva. Rimando alla lettura di un interessante articolo (http://laboratoireitalien.revues.org/237) di Paolo Carta.
Johan Huizinga (Groninga, 1872 – Arnhem, 1945) è olandese. Suo padre Dirk era professore di fisiologia. I suoi studi superiori sono rivolti alle lingue indo-germaniche. Nel 1895 consegue il diploma. Studia linguistica comparata ed arriva ad una buona padronanza del sanscrito. E' solo dal 1902 che i suoi interessi si orientano verso la storia medievale e rinascimentale. Fino al 1905 continua l'insegnamento come un orientalista. Nel 1915 è stato nominato professore di Storia all'Università di Leiden, incarico che ricopre fino al 1942. Per la carica prestigiosa che ricopre è invitato, nel 1937, al matrimonio di Giuliana dei Paesi Bassi con il principe Bernhard di Lippe-Biesterfeld. Nel 1942 comincia ad avere un atteggiamento critico nei confronti degli occupanti tedeschi, atteggiamento perfettamente in linea con i suoi scritti sul fascismo del 1930. Da allora è prigioniero dei nazisti a De Steeg, dove muore nel 1945, solo poche settimane prima della caduta del nazismo. É conosciuto soprattutto per alcuni importanti saggi storici, divenuti col tempo dei veri e propri classici: L'autunno del medioevo (1919), Erasmo da Rotterdam ( 1924), La crisi della civiltà.
L'eleganza del riccio, di Muriel Burbery, ed. originale 2006
Il libro è stato la sorpresa letteraria dell'anno: in Francia ha venduto 600.000 copie, ha occupato il primo posto nelle classifiche per quasi un anno, ha visto numerosi premi letterari (tra gli altri il Premio Georges Brassens, il Premio Rotary International, il Prix des Libraires). Anche l'edizione italiana, diffusasi principalmente grazie al passaparola, ha avuto molto successo. Il titolo è stato inserito in un prezioso catalogo editoriale, quello della Europa Editions. Due parole: questa casa editrice è nata nel 2005, da una costola delle Edizioni e/o, con lo scopo di diffondere in ambiente americano testi di qualità della produzione europea, tradotti con un'attenzione particolare alla fedeltà al testo. Il fondatore Sandro Ferri ha dichiarato che la Europa Editions "Nasce con l'intento di creare ponti tra le culture". L'eleganza del riccio è, come dice, scritto a due voci: le voci delle due protagoniste, due donne che sono fuori dagli schemi che la società avrebbe creato per loro. Il titolo sta ad indicare come spesso l'apparenza delle cose e spesso delle persone sia tutt'altra cosa dalla loro realtà.
Muriel Barbery è francese anche se è nata a Casablanca il 28 maggio 1969. Allieva dell'École Normale Supérieure è stata docente di filosofia presso un Istituto universitario di formazione degli insegnanti situato a Saint-Lô in Normandia.
Di lei non ci sono altre notizie: non vuole parlare della sua vita privata, non vuole essere
ripresa; al massimo si lascia fotografare. Spiega: la realtà dello scrittore sminuisce il valore delle sue parole. Per questo non va in televisione. Muriel Barbery vive attualmente in Giappone con il marito (sembra). Le notizie che abbiamo riguardano le sue letture.
Dai sette ai trent’anni ha sempre letto molto. Era una lettrice accanita e onnivora. Pensa di non aver passato un solo giorno senza leggere. La lettura le da un piacere intenso e poi crede che un grande romanzo ci permetta di capire la vita meglio di un saggio di filosofia.
Il libro, che a tredici anni le ha fatto scoprire quanto la letteratura sia prodigiosa, è stato
Guerra e pace di Tolstoj: “L’ho letto e non ci ho capito niente”. In quel periodo ha letto di tutto, anche classici, ma soprattutto gialli, fantascienza e fumetti. Grazie ai fumetti ha imparato il gusto del riso.
Poi, a trent’anni, tutto cambia. Si chiede se ha perso l’incanto della lettura. Non ha più voglia di leggere i fumetti. Dai trenta ai quarant’anni legge i classici. A trent’anni scrive la sua prima opera di narrativa. Scrivendo il suo primo romanzo, capisce che il suo più grande piacere non è creare personaggi o raccontare storie, ma è il piacere della lingua. La lingua è tutta l’eredità di un popolo e i testi sono molto più intelligenti degli autori: contengono la lingua con secoli di saggezza e tristezza.
Per quarant’anni non ha letto poesia. Poi va a vivere in un appartamento vuoto e risonante, dove legge qualche poesia come in una cattedrale. Si mette a piangere per quanto era bella.
Comincia una nuova fase: ora legge per condividere. Vuole raccontarci quello che le è successo da poco leggendo
Terra degli uomini di Saint-Exupéry: mangiando da sola e leggendo in un piccolo ristorante in Giappone si è talmente commossa che è dovuta scappare di corsa fuori perché per un giapponese un’occidentale che piange al suo tavolo suona come una fatale conferma che sia proprio il giapponese la causa del pianto. Grazie alla lingua e alla magia della lingua, queste emozioni si sublimano e restano in noi. La grande letteratura, quella che Muriel legge con passione, è quella che ci dà un sentimento d’eternità.

Il fantasma di Laika, di autori vari, 2011
Il racconto dà il titolo ad una raccolta Urania di racconti di fantascienza. Traduzione dell'antologia The Year's Best SF n.17 con i migliori racconti del 2011. I racconti trattano una gran varietà di argomenti ma sembra si possa individuare un tema quasi comune: i rapporti tra razze aliene diversi dalla classica interazione conflittuale. In generale è una raccolta di buon livello generale, anche se, come sempre nelle raccolte, con qualche punta in calo ma anche con qualche racconto notevole.

Finbar's Hotel, di autori vari, 1999
Il libro è una raccolta di sette racconti, scritti da sette scrittori irlandesi. Gli autori sono indicati in ordine alfabetico ma non è indicato quale racconto ognuno di loro abbia scritto. I racconti sono tutti ambientati in un Finbar's Hotel di Dublino. Ogni racconto ha un protagonista ma sono accomunati dal trovarsi ognuno per una notte nell'albergo. E i vari personaggi sconfinano nei racconti altrui. Una struttura narrativa singolare.

Folly, di Alan Titchmarsh, 2011 (Hodder & Stoughton General Division)
Definito una perfetta love-Story, proprio in copertina, il libro è stato definito con questa frase: "Arte, antiquariato e romanticismo sono gli ingredienti: Titchmarsh bolle la pentola [e fa] con molta schiuma." (Saga Magazine). Nel libro due famiglie che lavorano nel mondo delle case d'asta si contendono gli affari e si combattono da generazioni. In questa storia su tre generazioni si mescolano intrighi, rivalità e storie d'amore. Si riuscirà un giorno a seppellire l'ascia di guerra? Il libro non risulta che sia stato tradotto in italiano. Alan Fred Titchmarsh, nasce nello Yorkshire a Ilkley nel 1949. Figlio di un' operaia in uno stabilimento tessile e di un idraulico. A 15 anni, lasciata la scuola, comincia a lavorare come apprendista giardiniere. A 18 anni riprende gli studi presso varie scuole professionali, fino ad approdare alla Royal Botanic Gardens di Kew, dove prende il diploma in orticoltura. A Kew viene assunto prima come supervisore e successivamente come formatore dello staff. Nel 1974 lascia il suo lavoro per seguire la carriera di giornalista di giardinaggio. Nel 1975 Titchmarsh sposa Alison e hanno 2 figlie: Polly (1979) e Camilla (1981).
A partire dagli anni 1980, Alan si afferma in Tv e radio attraverso programmi della BBC dedicati al giardinaggio. Dal 1996 al 2002 è ospite fisso del programma della BBC “
Gardeners’ world” (ancora in corso) e partecipa ad un altro programma intitolato “Ground Force”, nel quale in ogni puntata viene realizzato il rinnovo di un giardino. In un episodio è dedicato al rinnovo del il giardino di Nelson Mandela in Sudafrica. Titchmarsh comincia a scrivere relativamente tardi. Il suo primo romanzo, Only Dad, viene pubblicato nel 2001 e, dopo il primo, ne vengono pubblicati altri sei. Parallelamente ai romanzi, pubblica numerose guide al giardinaggio. Oltre al lavoro, Alan è amministratore della sua organizzazione benefica “Giardini per le scuole” che sovvenziona i giardini e gli spazi verdi nelle e intorno alle scuole. Supporta la “Seeds for Africa Foundation”, che promuove lo sviluppo sostenibile di giardini di ortaggi utili per il consumo umano. Tra il 25 e il 28 dicembre 2014, Titchmarsh ha presentato The Queen's Garden, un programma TV in 2 puntate sul giardini di Buckingam Palace. Per questa occasione ha fatto riprese nel giardino per un intero anno.


The gorse in bloom, di Mary Withall, 1996
Si sta avvicinando la fine del XIX secolo e stanno arrivando grandi cambiamenti nella riparata, chiusa e protetta comunità dell'isola di Eisdalsa, isola immaginaria nella quale la scrittrice ha ambientato alcuni suoi libri. Dopo un'epidemia di colera, curata dal dottore del villaggio, David Beaton, solo alcuni torneranno a sorridere. Dal The Guardian del febbraio 2013: “In questo periodo freddo, solleva gli spiriti vedere tappeti di vivaci fiori dorati di ginestre risplendenti nelle campagne, brughiere e terreni abbandonati. I fiori di ginestra sono al loro meglio in questo periodo dell'anno, anche se rimangono in fiore quasi tutto l'anno, da qui il detto inglese: "When gorse is out of bloom, kissing is out of season". Come dire che ogni momento è buono per un bacio? Non esiste traduzione italiana del libro. Il libro ha avuto un certo successo.
Mary Withall nasce a Londra, dove ha insegnato scienze fino alla pensione. Nel 1988 si trasferisce in Scozia e lì inizia una seconda carriera come scrittrice di romanzi storici. Oltre che autrice, è stata archivista dello Scottish Slate Islands Heritage Trust. Vive a Easdale (vicino ad Oban), una piccola isola che non ha strade asfaltate e che può essere percorsa a piedi in meno di 1 ora. L’isola è stata il centro dell’industria scozzese dell’ardesia per 300 anni. Non sappiamo altro di lei, non ha un sito, né una mail, ma è sicuramente una persona interessante.

La leggenda del santo bevitore, di Joseph Roth, ed. originale 1939
Il libro, pubblicato pochi mesi dopo la morte di Roth ( Joseph, da non confondere con l'altro ben noto Philip Roth, scrittore americano nato nel 1933 ), è da molti considerato il suo testamento spirituale. Il libro racchiude un tesoro dei temi autobiografici: la nostalgia per le provincie orientali dell'impero asburgico e di una società e uno stile di vita perduti ed irrecuperabili, la straniazione da un modello di società, l'onda dei ricordi, la lotta quotidiana, dura e a volte inutile contro un destino segnato, brandelli di lucidità trovati nell'alcol. Dal libro e con lo stesso titolo sono stati tratti due film: uno nel 1963 con la regia di Franz Josef Wild , con Hannes Messemer nel ruolo principale; uno nel 1988 diretto da Ermanno Olmi, con l'attore olandese Rutger Hauer. Questo film ha ricevuto nove Movie Awards. Il libro può essere un ottimo trampolino per leggere altri straordinari libri di Joseph Roth. Per citarne alcuni: Giobbe. Romanzo di un uomo semplice (1930), La marcia di Radetzky (1932), La cripta dei cappuccini (1938).
Joseph Roth (Moses Joseph Roth) nasce nel 1894 da una famiglia ebraica in Galizia, esattamente a Brody, che ora si trova in Polonia ma a quell’epoca apparteneva all'impero Austro-Ungarico. La sua città natale, pochi anni prima della nascita di Roth, è meta di un massiccio esodo di ebrei russi a seguito della promulgazione delle 'Leggi di Maggio' antiebraiche ed ospita una delle più numerose comunità di ebrei in Europa. La madre appartiene ad una famiglia di commercianti ebrei; il padre, Nachum Roth, chassidico ortodosso, durante un viaggio di lavoro, a causa di suoi strani comportamenti, viene ricoverato in una casa di cura per malati mentali e poi affidato ad un rabbino "guaritore" russo-polacco. L'infanzia di Joseph ha un livello di vita decoroso: studia il violino e frequenta il ginnasio. Ma la malattia mentale del padre è considerata dagli ebrei ortodossi un castigo divino, che pesa sulla famiglia e peggiora la possibilità di buoni matrimoni dei figli. La famiglia Roth diffonde allora la voce che Nachum Roth si sia impiccato. Queste traversie fanno sì che la madre gli impartisca un'educazione molto protettiva e chiusa. Dal 1901 frequenta una scuola commerciale dove, a differenza delle scuole ortodosse, non si insegna solo religione, ebraico e studio della Torah, ma anche tedesco, polacco e materie pratiche. Poi va al ginnasio dove si dimostra un bravo studente ma è considerato dai compagni, per la sua riservatezza, un arrogante. Nel 1913, per frequentare l'Università, si trasferisce prima a Leopoli ma per difficoltà di convivenza con lo zio che lo ospita, per le tensioni tra le varie etnie (polacchi e ruteni) e all'interno del mondo ebraico (Chassidismo, Illuminismo ebraico, movimento sionista), per l'uso del polacco negli studi, decide di passare all'Università di Vienna. A Vienna studia filosofia e letteratura tedesca. Dopo un periodo di grave miseria, la sua condizione migliora grazie a borse di studio e piccoli incarichi da insegnante privato; inizia la collaborazione con giornali, pubblica i suoi primi articoli e poesie. Scoppia la guerra ma Roth all'inizio è un convinto pacifista. Poi la sua posizione gli sembra vergognosa e si arruola volontario (1916) e viene assegnato al servizio stampa. A novembre muore l'imperatore Francesco Giuseppe e Roth fa parte del picchetto d'onore. La morte dell'imperatore è, per lo scrittore, una metafora del crollo dell'impero asburgico e della perdita della patria (vedi La marcia di Radetzky e La cripta dei cappuccini). Alla fine della guerra, anche per avere di che vivere, scrive sui giornali – a volte con il nome der rote Roth - e nel 1919 diventa redattore del Der Neue Tag. Nel 1920 il giornale chiude e Roth si sposta a Berlino, sempre per fare il giornalista. Ancora a Vienna, sposa nel 1922 Friederike (Friedl) Reichler, che lo segue a Berlino. Nel 1923 diventa corrispondente culturale per l'importante Frankfurter Zeitung e inizia una corrispondenza con Stefan Zweig, noto scrittore austriaco che diventerà suo mecenate. Questo incarico giornalistico lo porta a viaggiare spesso in Europa. Friedl non è un'intellettuale e la vita senza pause del marito e la terribile gelosia di lui sono troppo stressanti. Nel 1926 appaiono in lei i primi segni di una instabilità mentale, che provocano in Joseph una profonda crisi e forti sensi di colpa. Ma relativamente presto Roth supera questi sensi di colpa e conosce diverse donne con le quali intrattiene numerose relazioni. Friedl, dopo varie peregrinazioni per case di cura, rimane vittima, nel 1940, del programma di eutanasia dei nazisti.
Esattamente il 30 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler diventa cancelliere del Reich, Roth lascia la Germania. Rifiuta con forza il Nazismo e vede con chiarezza la futura catastrofe. I suoi libri vengono dati alle fiamme. Si trasferisce all'estero: Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia. Intanto prosegue la sua vivace attività di scrittore. Tra il 1937 e il 1939 la sua situazione economica, oltre alla
sua salute, peggiorano gravemente e costantemente. Beve parecchio, è indigente e viene trasferito all'Ospedale Necker (ospizio dei poveri). Il 27 maggio 1939 muore a Parigi per polmonite non diagnosticata tempestivamente e peggiorata da delirium tremens.
Viene sepolto in un cimitero della periferia di Parigi, dopo un funerale con un rito "cattolico annacquato", in mancanza del suo certificato di battesimo. Pare si fosse convertito al cattolicesimo, ma all'atto del funerale non
viene stata trovata alcuna attestazione di questo. Al funerale partecipano legittimisti austriaci, comunisti, ebrei ortodossi, preti cattolici; tutti reclamano il morto come proprio. Sulla tomba, nell'area cattolica del cimitero, l'epitaffio recita: Joseph Roth poète Autrichien mort a Paris en exil 2.9.1894-27.5.1939: sono errati sia il luogo (non era austriaco) sia la data di nascita (era nato il 26 settembre).
Oggi a Brody una piccola lapide in ucraino e in tedesco ricorda il grande figlio della città.
L'amore per la sua terra e il rimpianto per un'atmosfera storica e sociale ormai tramontata dominano la sua opera soprattutto di romanziere. Non è molto noto fuori dall'Europa, se non per il racconto autobiografico
Die Legende vom heiligen Trinker (La leggenda del santo bevitore, 1939), conosciuto grazie dall'omonimo film (1988) di Olmi. Nell'area della cultura anglosassone, oltre all'autobiografia, sono letti soprattutto la saga familiare Radetzky March (1932) e il romanzo Job (Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, 1930) sulla vita delle comunità ebraiche. Roth è fortemente legato ai valori, centrali per gli ebrei, di "verità" e "giustizia", tuttavia a volte racconta di cose non vere (una dura prigionia patita ma non è stato mai imprigionato; di suo padre ha detto che era un conte polacco, un industriale viennese, un ufficiale austriaco; egli stesso non fu un ufficiale austriaco ma un semplice volontario; a volte si presenta come ebreo e a volte come cattolico) ma dobbiamo fare tre considerazioni: la prima è che Roth non ha mai tratto vantaggi personali da queste 'bugie', la seconda è che forse queste mistificazioni tradiscono solo un temperamento insicuro passato attraverso un periodo storico dei più difficili; la terza è che la biografia più o meno edificante di uno scrittore, credo, nulla abbia a che vedere con il valore dei suoi scritti.

The Men and the Girls, di Joanna Trollope, 1992 (Black Swan)
Il libro è stato tradotto in italiano con il titolo Le età dell’amore. Questo libro, dalla scrittura interessante, non banale, vivace e informale anche nei dialoghi, invita ad osservare la vita, i rapporti tra persone di varie età in modo benevolo ed ironico. I personaggi, mai giudicati ma raccontati con leggerezza, sono profondamente umani nelle loro virtù e nei loro difetti. E' un racconto di storie che si intrecciano in tutte le possibili sfumature: amori che nascono, che finiscono e rinascono, i rapporti tra genitori e figli, i problemi legati all'età, alla malattia, gli slanci di solidarietà. E la signorina Beatrice Bachelor …
Joanna Trollope è nata il 9 dicembre del 1943 in Cotswols, un’area del centro sud dell’Inghilterra, alla quale è fortemente legata, da Rosemary Hodson e Arthur George Cecil Trollope. E’ la più grande dei loro tre figli. Non ha mai amato la scuola dell’obbligo, ha cominciato a piacerle lo studio solo all’università. Dopo aver vinto una borsa di studio per Oxford, Joanna diventa un'insegnante.
Il 14 May 1966 Joanna sposa un banchiere, David Roger William Potter, e ha 2 figlie.
Comincia a scrivere la sera e per anni affianca la sua attività di scrittrice a quella di insegnante. Nel 1980 Joanna diventa una scrittrice full-time. I primi libri pubblicati, con lo pseudonimo di Caroline Harvey, sono romanzi storici. A questi seguono Britannia’s Daughters, uno studio storico sulle donne nell’impero britannico, e più di recente romanzi di maggior successo.
Nel 1983 divorzia e si risposa nel 1985 con un drammaturgo, Ian Curteis, già padre di 2 figli. Divorzia nel 2001 e si trasferisce a Londra da sola.
Una parte considerevole del suo tempo è dedicata alla ricerca di fondi per opere di beneficenza, rivolte a molte e diverse associazioni (da quelle che aiutano i bambini con problemi di apprendimento, a chi assiste pazienti affetti da demenza e le loro famiglie, all’associazione per il diritto alla lettura degli ipovedenti e dei ciechi). Ora è anche felicemente nonna …
Un ospite d'onore, di Nadine Gordimer, 1970, in Italia 1985
Questo libro trova unanime la critica e il pubblico dei lettori comuni. Un libro impegnato - ed impegnativo anche nel numero di pagine! - sul dopo apartheid, dove si alternano sogni realizzati e speranze deluse, la voglia di tenersi a lato e la spinta a farsi coinvolgere. E' un libro non scorrevole, che parte con lentezza, procede con lentezza, ma poi entra nella mente e nel cuore e la parte finale è un premio della fatica fatta. Una bella prova di una straordinaria narratrice.
Nadine Gordimer nasce nel 1923 a Springs, nella zona mineraria ad est di Johannesburg. I suoi genitori sono entrambi immigrati ebrei - il padre dalla Lituania, la madre da Londra - tuttavia riceve un'educazione cattolica. La figura materna è molto importante<; è la madre infatti a incoraggiarla nella lettura e a spingerla a non occuparsi solo della vita dentro le mura di casa. Presto scopre il razzismo che permea la società che la circonda. Si iscrive all'Università ma interrompe gli studi al primo anno. Proprio all'Università percepisce ancora più forte l'apartheid; in particolare la segregazione razziale che tiene gli studenti neri separati dagli studenti bianchi. Si avvicina all'ANC (African National Congress, il partito fondato nel 1912 per difendere i diritti e le libertà della maggioranza nera della popolazione sudafricana e che nel 1960 viene dichiarato illegale dal governo sudafricano) condividendone le lotte, anche promuovendole nelle Università americane dove insegna degli anni '60 e '70.
Comincia a scrivere e molte opere hanno il tema dell'apartheid come tema fondante -
il suo esordio è a 15 anni con un racconto per bambini, The Quest for Seen Gold (1937) -. È certa che la scrittura e l’istruzione possano cambiare le cose, così nel 1987 è tra i fondatori del 'Congress of South African Writers'. Nel 1954 sposa, in seconde nozze, molto felici, Reinhold Cassirer, ebreo tedesco passato attraverso il nazismo, commerciante d'arte molto rispettato che aveva fondato la sede sudafricana di Sotheby's. Nel 1964 incontra Nelson Mandela, durante il processo Rivonia, al termine del quale Mandela è condannato all'ergastolo, e l'ammirazione per lui e per il suo agire resta una stella fissa nella sua vita. Peraltro Madiba legge in carcere i libri della Gordimer e ne diventa amico. Nel 1991 alla Gordimer viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. La scrittrice non si occupa solo di apartheid ma lotta anche contro ogni ingiustizia, è attenta ai temi dell'ecologia, della disoccupazione, dell'AIDS. Nel 2004, sull'onda di importanti iniziative musicali organizzate a favore della lotta all'AIDS, convoca 21 amici scrittori per comporre insieme un'antologia di racconti e nasce Storie. Il volume contiene brevi scritti degli autori più diversi, da Margaret Atwood a Gabriel Garcia Marquez, da Salman Rushdie a Jose Saramago, da Woody Allen ad Amos Oz, da Gunter Grass a Claudio Magris. Nel 2007 le viene assegnato il Premio Grinzane Cavour per la Lettura.
Tutta la sua vita di scrittrice è legata al Sudafrica, come lei stessa dichiara in un’intervista a «la Lettura» nel 2012, perché lì è il suo mondo: «Ci si forma osservando ciò che abbiamo intorno, che sia Timbuctu, Berlino o Londra; questo è il guscio che ci sta attorno. Naturalmente non si vorrebbe avere un guscio, si vorrebbe uscirne. Ma questo viene poi».
Muore nella sua casa di Johannesburg il 14 luglio 2014, assistita dai due figli.

L'ottavo giorno, di Georges Simenon, ed. originale 1962 (CDE)
Il libro, con questo titolo, corrisponde ad una vecchia edizione (1966). E' stato ritradotto in italiano con il titolo più noto Le campane di Bicêtre (2009). E' uno dei romanzi più notevoli di Simenon, che non è il Simenon di Maigret. Molti sanno che il molto prolifico autore francese ha scritto anche straordinari romanzi senza Maigret. Questo è uno di quelli. Il titolo originale è Les anneaux de Bicêtre. Il protagonista percepisce dalla sua posizione di degente soltanto il suono delle campane dell'ospedale. Quindi il titolo avrebbe dovuto essere Les cloches de Bicêtre, ma in francese 'cloche' significa campana ma anche persona stupida. Simenon preferì usare il termine 'anneaux' cioè anelli, come gli anelli concentrici di onde sonore emesse dal rintocco di una campana. Il libro ebbe una genesi particolare rispetto agli standard dello scrittore: la fase preparatoria non fu frutto di semplici appunti ma di visite all'ospedale, interviste a neurologi, studio dei tempi ospedalieri e delle fasi della malattia; la stesura richiese più di venti giorni; la revisione (in genere 3 o 4 giorni) ne richiese circa dieci. Ed anche la promozione del libri fu singolare: qualche centinaio di copie fu spedito ad altrettanti medici, alcuni dei quali lo inserirono tra i libri di testo per fornire un'idea della vita d'ospedale vista dalla parte del malato. Poi Simenon lo promosse personalmente, cosa che era fuori dalle sue abitudini. Il libro ebbe molto successo ma anche alcune le critiche per qualche disarmonia interna al testo.
Georges Joseph Christian Simenon, pochi flash fondamentali per una vita fatta di inchiostro e … di donne.
Nasce in Belgio, a Liegi, nel febbraio 1903. Già dalla nascita la sua vita è particolare: nato il 13, la madre superstiziosa lo registra come nato il 12. È di costituzione gracile e la sua salute provoca dissidi tra le famiglie del padre e della madre. È un bravo studente ma la frequentazione delle scuole cattoliche lo allontana dalla religione, troppo restrittiva. Si appassiona alla lettura. Nel 1919 è cronista nella
Gazette de Liège e a diciotto anni scrive il primo romanzo. Nel 1922 si trasferisce a Parigi e comincia freneticamente a scrivere e a pubblicare con successo. Si dedica a libri più commerciali e in 5 anni (1925-1930) scrive 170 romanzi con vari pseudonimi. Nel 1929 appare per la prima volta il Commissario Maigret. Nel 1931 approda al cinema e da due suoi romanzi sono tratti film. Nel 1940 si trasferisce in Vandea e si occupa dell'assistenza dei rifugiati belgi. Al termine della guerra è accusato di collaborazionismo, accuse rivelatesi poi infondate, ma Simenon preferisce trasferirsi negli Stati Uniti. Il fratello Christian, condannato a morte in contumacia per collaborazionismo, ripara, su consiglio di Georges, nella Legione straniera e muore in combattimento nel 1947 nella guerra d'Indocina. La madre, con la quale Simenon ha un difficilissimo rapporto, lo riterrà sempre responsabile di questa perdita. Torna in Francia negli anni '50. Nel 1960, nella XIII edizione del festival di Cannes, Simenon è presidente della giuria. Nella disapprovazione totale del pubblico, la Palma d'oro è assegnata a La dolce vita di Federico Fellini: tra i due nasce una bella e lunga amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa dalla seconda moglie e, a seguito di una piccola caduta, assume una domestica, Teresa Sburelin, di origini friulane, che gli resterà accanto fino alla morte di lui.
Simenon ha avuto una notevole fama di playboy e addirittura affermava di aver avuto rapporti sessuali occasionali con circa diecimila donne e spiegava che la maggioranza erano prostitute, cameriere, ballerine, spogliarelliste. Scrive all'amico Fellini: "non si tratta assolutamente di un vizio, non sono un maniaco sessuale, ma sento il bisogno di comunicare", fare sesso per lui è come "respirare". Comunque Simenon è anche un accanito fumatore di tabacco, e un forte bevitore.
Nel 1972 annuncia sul quotidiano francese
24 heures che da quel momento non avrebbe più usato la penna; inizia a registrare su nastri magnetici. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Due anni dopo lo scrittore riprende la penna in mano per scrivere di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. Georges Simenon muore a 86 anni a Losanna nel 1989.
Riportiamo la voce da Wikipedia:
Simenon in numeri
Numero di romanzi e scritti brevi: circa 450
Inchieste del Commissario Maigret: 107 (75 romanzi e 28 racconti)
Pagine: 26.688 in 27 volumi [era capace di scrivere 80 pagine al giorno]
Romanzi psicologici: 117
Articoli e reportage: quasi 3.000
Pseudonimi accertati: 37
Tradotto in 58 lingue e pubblicato in 44 nazioni
Oltre 700 milioni di libri venduti
Film basati sui suoi scritti: circa 50 (oltre agli sceneggiati televisivi e radiofonici in varie nazioni del mondo), per un totale di quasi 200 film.
I quattro dell'oca selvaggia, di Daniel Carney, 1977
Il libro parla di avventure, d'azione, di mercenari, uomini ormai disadattati alla vita civile, in una vicenda ambientata in Africa. Un classico. Da questo libro è stato tratto, nel 1978, un film diretto da Andrew V. McLaglen (The Wild Geese) e interpretato, tra gli altri, da Richard Burton, Roger Moore, Richard Harris, Hardy Krüger, Stewart Granger. Lo stesso regista ha diretto poi nel 1980 L'oca selvaggia colpisce ancora (The Sea Wolves), che ha avuto questo titolo italiano solo per motivi di cassetta ma non è un sequel e Carney non c'entra niente. Il 'vero' sequel (I 4 dell'Oca selvaggia II, 1985), ma con una storia completamente diversa, diretto da Peter Hunt (Agente 007 - Al servizio segreto di Sua Maestà, 1969) in realtà è tratto da un nuovo romanzo di Carney Square Circle (in seguito ripubblicato come Oche Selvagge II). E' interpretato da Edward Fox, Scott Glenn e con la partecipazione di Laurence Olivier. Daniel Carney nasce a Beirut nel gennaio del 1944. Secondo figlio di un diplomatico britannico (uno dei 17 figli di una povera famiglia irlandese), viaggia al seguito dei genitori per tutto il mondo ma la sua formazione ha luogo in Inghilterra. Nel 1963 si stabilisce in Rhodesia (Zimbabwe) e si arruola nella BritishHYPERLINK "http://en.wikipedia.org/wiki/British_South_Africa_Police" South Africa Police, dove rimane per tre anni e mezzo. Nel 1968, diventa cofondatore di una agenzia immobiliare (FOX & Carney) ad Harare e comincia a scrivere. Muore nel 1987, a 42 anni. I diritti dei suoi romanzi e film, vengono ereditati dalla famiglia, che si oppone fortemente a nuove pubblicazioni delle sue opere e nuove edizioni del film. Nel 2005 la Tango Entertainment fece una riedizione del film I 4 dell’oca selvaggia in occasione del trentennale dalla sua uscita, ma questa edizione fu distribuita solo in alcuni stati, a causa del fallimento del distributore.La sorella di Daniel, Erin, nasce in Cina nel 1939. La famiglia si sposta a Shanghai dove viene catturata dall’armata giapponese nel 1942 e scambiata con dei prigionieri di guerra. Conosciuta come Erin Pizzey (cognome del marito) si occupa da sempre di violenza sulle donne e nel 1971 fonda a Londra una delle prime case-rifugio per donne vittime di violenza domestica. Ancora oggi si occupa di questo e nel 2007 ha aperto la prima casa-rifugio araba in Bahrain. Le sue posizioni ideologiche sono molto contestate dal movimento femminista, fino al punto di doversi trasferire in America per le minacce di morte ricevute.
Le poche informazioni trovate sulla vita di Carney, e la mancanza di dettagli sulla sua morte, fanno pensare ad una vita molto più avventurosa e segreta: possibile che fosse una spia?

Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, ed. originale 1994 (Feltrinelli)
"Sostiene Pereira" è l'espressione che inizia e conclude il libro e che lo percorre incessantemente: un artificio letterario a dare l'idea che l'autore stia scrivendo e riportando ciò che il suo personaggio davanti a lui gli va via via suggerendo. Il fondo al libro lo scrittore spiega che 'Pereira' in portoghese significa pianta di pero e che lì i cognomi derivati dalle piante da frutto sono di origine ebraica, così come in Italia molti cognomi derivanti da nomi di città. E' un omaggio dello scrittore al popolo ebraico, che in Portogallo ha lasciato importanti tracce di civiltà e subito grandi ingiustizie. Il romanzo è ambientato nella bellissima Lisbona nel 1938, nel pieno del regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar. È un libro forte, in un certo modo positivo, sulla consapevolezza e sul cambiamento, sulla possibilità che ognuno di noi ha di far cadere la benda davanti a nostri occhi e vedere la realtà, per ribellarsi alla monotonia e soprattutto all'ingiustizia. E mi permetto un paragone forse azzardato: come Eichmann per Hanna Arendt è l'immagine della 'banalità del male', così Pereira per Tabucchi è la' banalità del bene'.
Dal libro è stato tratto l'omonimo film (1995) diretto da Roberto Faenza, l'ultimo di produzione italiana con un bravissimo, anche se lontano fisicamente dal personaggio di Tabucchi, Marcello Mastroianni.
Antonio Tabucchi è nato a Pisa nel 1943 ed è cresciuto nella casa dei nonni materni. Durante gli anni dell'università intraprende numerosi viaggi in Europa, sulle tracce dei suoi autori preferiti. A Parigi, trova su una bancarella, il poema Tabacaria (Tabaccheria), del poeta portoghese Fernando Pessoa. Da questo libretto ricava l'intuizione di quello che sarà per più di vent'anni l'interesse principale della sua vita. Si reca a Lisbona e si innamora della città e del Portogallo (e non solo!). Si laurea in Lettere Moderne nella sua città con una tesi sul «Surrealismo in Portogallo». Si perfeziona alla Normale di Pisa e nel 1973 viene chiamato ad insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna. Nel 1978, passa all'Università di Genova, e successivamente all’università di Siena, dove insegna Lingua e Letteratura portoghese. Lisbona è la “sua città” per 6 mesi l’anno. Vive lì, 6 mesi l'anno, insieme alla moglie, portoghese, e ai due figli, scrivendo. Passa gli altri 6 mesi in Toscana, e insegna Letteratura all'Università di Siena. Tabucchi, infatti, si considera scrittore solo in un senso ontologico, perché dal punto di vista esistenziale è felice di potersi definire "professore universitario". La letteratura per Tabucchi non è una professione, «ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia».
Il 1994 è un anno molto importante nella vita di Antonio Tabucchi. È l'anno del romanzo per il quale è diventato maggiormente conosciuto:
Sostiene Pereira (Feltrinelli), Il protagonista di questo romanzo diventa il simbolo della difesa della libertà d'informazione per gli oppositori politici di tutti i regimi antidemocratici. Nel 1999 scrive Una camicia piena di macchie nel quale assimila le macchie ai dubbi che ogni intellettuale e chiunque scriva deve instillare sulla perfezione, perché la perfezione genera ideologie, dittatori e idee totalitariste. La democrazia non è uno stato di perfezione.
Dal 1975 al 2012 (anno della sua morte a Lisbona per cancro)
scrive più di 35 libri e riceve numerose onorificenze, in Portogallo, Francia, Germania, e vince molti premi letterari in Italia e all’estero. E’ forse lo scrittore più europeo tra gli italiani anche per le numerose traduzioni dei suoi lavori.
Come da sua espressa volontà le sue ceneri sono conservate nel cimitero di
Lisbona.
La moglie, Maria José de Lancastre, ha deciso di lasciare alla Bibliothèque National de France l'archivio dello scrittore.

Three Great Novels, di Rebecca Shaw ( Orion)
Il libro fa parte della serie dei Turnham Malpas Tales e contiene The Village Show, Village Secrets, Scandal in the Village. Turnham Malpas è un vecchio villaggio inglese i cui abitanti si trovano a sfidare le difficoltà della modernità. Nel sito della Shaw si dichiara che le più antiche testimonianze storiche di questo villaggio sono nel libro del Catasto del 1086. A parte la scuola, che è stata costruita a metà degli anni 1850, il centro del paese è rimasto intatto fin dal XIV secolo. Non ci sono semafori né cartelli stradali né numeri civici sulle abitazioni. In breve i libri della Shaw sono divertenti, ben scritti, con personaggi convincenti, storie affascinanti e mai stati tradotti in italiano.
Rebecca Shaw si è qualificata come insegnante per bambini sordi, prima di diventare una scrittrice. La spinta a scrivere è nata quando l’ultimo dei suoi figli è uscito di casa. Vive nel Dorset con il marito. Attualmente ha un cane del quale sappiamo molte più cose di quante ne sappiamo sulla padrona: è nato nel 2013 in una cucciolata di 6 piccoli (3 maschi e tre femmine) ed è un Airedale, il formato più grande di terrier. Non è stato facile trovarlo perché ce ne sono pochi disponibili, ma la Shaw hanno trovato un allevatore in attesa di una cucciolata per settembre, a solo mezz’ora da casa loro. “La prima volta che li abbiamo visti avevano circa 2 settimane ed erano appena capaci di vedere e camminare era una grande avventura.” A 6 settimane li abbiamo visti di nuovo e abbiamo deciso di adottare quello flemmatico, che sembrava prendere qualsiasi cosa la vita gli offrisse, con compostezza. Abbiamo pensato che fosse proprio quello giusto per noi. Ma come lo chiameremo? La lista dei nomi stava diventando lunga quando mi sono ricordata che nella serie Barleybridge avevo dato il nome Perkins a un Airedale e così …”. Non vado oltre ma a questo punto ho scritto una mail a Rebecca, chiedendole di sapere di lei almeno tanto quanto sapevo del suo cane. Aspettiamo una risposta!

True Blue, di David Baldacci, 2009 (in inglese)
True-blue significa leale, fedele e di conseguenza affidabile. E' un libro della categoria gialli legali. I fan di Baldacci hanno molto apprezzato altri suoi libri, come il suo primo Absolute Power (1996) ma sono rimasti abbastanza delusi da questo. Il plot, i dialoghi, le situazioni sembrano poco credibili. Il libro non è scritto male tuttavia non risulta convincente. Per il lettore che non conosce questo autore, la lettura di questo libro può dimostrarsi un buon trampolino di lancio per opere migliori di questo stesso autore.
David Baldacci o David Baldacci Ford è uno scrittore statunitense nato nel 1969 a Richmond in Virginia. Si è laureato in scienze politiche alla Virginia Commonwealth University e in legge nella University of Virginia School of Law. Ha esercitato la professione di avvocato per molti anni a Washington, D.C. , prima di iniziare a scrivere romanzi. Nel 1996 il suo primo romanzo Il potere assoluto ebbe successo. Baldacci ha pubblicato 29 romanzi da allora e ha anche pubblicato 4 romanzi per bambini. David si occupa di diverse organizzazioni filantropiche e il suo interesse primario è rivolta alla fondazione che ha costituito con la moglie Michelle : la 'Wish You Well Foundation'®. La fondazione supporta l'alfabetizzazione delle famiglie e degli adulti negli USA incoraggiando e promuovendo l'espansione dell'alfabetizzazione e di programmi educativi. Nel 2008 la Fondazione ha collaborato con Feeding America per lanciare "Feeding Body & Mind", un programma che si occupa del collegamento tra alfabetizzazione, povertà e fame. Grazie a Feeding Body & Mind, più di un milione di libri nuovi e usati sono stati raccolti e distribuiti a famiglie bisognose. Attualmente Baldacci vive a Vienna (Virginia) con sua moglie Michelle A. Collin-Baldacci (Mikki)