giovedì 30 ottobre 2014

La Libera Biblioteca PG Terzi 'diffusa' va dal dentista!


La Libera Biblioteca PG Terzi 'diffusa' dà il suo personale contributo per migliorare il sorriso
dei bambini... nello studio dentistico del

dottor Benedetto Maggiore
via S. Ippolito 50, Roma

troverete insieme ad una bella scelta di libri che insegnano a genitori e bambini come aver cura dei propri denti, anche una nostra cassetta per il libero scambio di libri.


venerdì 31 ottobre: bike to school!


Circolo di lettura "LETTURE IN GIARDINO"

                       Vicolo della Campanella, 34/A - Roma

                           Tel e Fax: (+39) 06 6877369




'LETTURE IN GIARDINO'

Circolo di lettura


prossimi appuntamenti 2014: 16 novembre - 14 dicembre
 


In collaborazione con: Studio Arti Floreali

Dove: Sede dello SAF

Quando: da ottobre 2014 a maggio 2015. Sette incontri mensili ( intorno alla metà del mese ) + viaggio ai Giardini Hanbury alla Mortola – Ventimiglia


L'idea: Il progetto vuole suscitare la ricerca e la lettura di libri non scientifici o storici, ma di narrativa varia, ambientati in giardini famosi, orti botanici, ecc.: libri che in qualche modo ricreino l'atmosfera, a volte misteriosa, a volte struggente e romantica, del rapporto con una natura 'addomesticata'.

La LBPGT propone un primo approccio piacevole, leggero alla lettura ed alla conoscenza dei luoghi. Lo SAF darà quindi i fondamenti storici e naturalistici del luogo e suggerirà letture di approfondimento.

Come:

• Il 26 ottobre, nel I incontro, è stato dato il nome del primo libro: "Un incantevole aprile" di Elizabeth von Arnim. Abbiamo parlato dell'autrice e si sono indicate le motivazioni della scelta. Ogni partecipante, poi, oltre a leggere il libro della von Arnim, è stato invitato a 'mettersi alla caccia' del libro da proporre nel prossimo incontro..

• Il II incontro, il 16 novembre, si aprirà con un colloquio sul primo libro letto: commenti, curiosità, ricordi suscitati dalla lettura. Lo SAF illustrerà i Giardini Hanbury, parlando della loro storia, delle essenze ivi racchiuse, delle sue singolarità.

Dopo una breve pausa, si analizzeranno le proposte di lettura pervenute dai partecipanti. Chi proporrà una nuova lettura, porterà con sé il libro e indicherà perché quel libro vale la pena di essere letto. La LBPGT sarà pronta a suggerire un libro, nel caso in cui non arrivasse nessuna proposta.

mercoledì 29 ottobre 2014

Gli appuntamenti della Libera Biblioteca PG Terzi Circolante




                        
Un appuntamento fisso (pioggia permettendo!), in cui porteremo alcune cassette di libri davanti ad alcune scuole del quartiere per promuovere lo scambio gratuito di libri e il piacere della lettura tra grandi e piccoli.

Ogni lunedì mattina, dalle 8.00 alle 9.00 davanti alla scuola materna ed elementare Falcone e Borsellino (via Reggio Calabria, 34)

Ogni giovedì mattina, dalle 8.00 alle 9.00 davanti all'IC Fratelli Bandiera (piazza Ruggero di Sicilia, 2)

lunedì 27 ottobre 2014

Un incantevole aprile, di Elizabeth von Arnim


Circolo di lettura “Letture in giardino”
in collaborazione con lo Studio Arti Floreali

Un incantevole aprile
di Elizabeth von Arnim

Reperibilità in prestito nelle Biblioteche di Roma Capitale:
Enzo Tortora: Documento disponibile
Europea: Documento disponibile
Flaminia: Documento disponibile
Franco Basaglia: Documento disponibile
Goffredo Mameli: Documento disponibile
Guglielmo Marconi: Documento disponibile
Nelson Mandela (ex Appia): Documento in prestito interbibliotecario.
Teatro Biblioteca Quarticciolo: Documento disponibile
Vaccheria Nardi: Documento disponibile
Villa Mercede: Documento in prestito interbibliotecario.

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Un incantevole aprile (The Enchanted April, 1922) è il libro più famoso di Elisabeth von Arnim. Il libro fu pubblicato nel 1923, e tradotto in italiano già nel 1928 ed ebbe una nuova traduzione italiana del 1993 dopo l'uscita del film. Da esso infatti sono stati tratti due film, uno già nel 1935 e uno nel 1992. Nel 2003 fu rappresentata a Broadway una riduzione teatrale, mentre nel marzo 2010 è stata rappresentato al Chelsea Studios di New York un musical.
Epoca - Non è indicata un'epoca specifica in cui il romanzo è ambientato, ma c'è un accenno al fascismo. Quindi, con ogni probabilità, il romanzo racconta di una realtà contemporanea alla scrittrice. L'azione si svolge in una località nei pressi di Nervi, sulla riviera di Levante: San Salvatore.
Luogo - Il film del 1992 è stato girato nel Castello Brown di Portofino, detto Castello di San Giorgio. Giusta scelta. Infatti la scrittrice, nel 1920, aveva trascorso un periodo di vacanze nella riviera ligure, prendendo in affitto, assieme ad alcuni amici, proprio il castello Brown; all'epoca il castello apparteneva a un inglese, John Baber . E' molto probabile, quindi, che il luogo in cui è ambientato il romanzo sia, appunto, questo edificio.
Perché la scelta di questo libro - Le prime notizie sul Castello di San Giorgio sono dei primi del Quattrocento e la sua storia è assai complessa. La sua posizione strategica ne faceva una opera destinata naturalmente alla difesa del borgo marinaro e dello specchio d'acqua antistante. Nella metà del Cinquecento il castello fu ampliato e munito di munizioni e armi. Via via nei secoli il castello, divenuto ormai fortezza, venne ulteriormente ampliato e rafforzato. Nel 1797, quando Napoleone Bonaparte conquistò la Liguria, la fortezza passò sotto il dominio francese. Ma nel 1867, dopo il congresso di Vienna, con il passaggio di Portofino prima al regno di Sardegna e poi a quello del nuovo Regno d’Italia, il castello perse la sua importanza strategica e militare. Venne quindi dismesso e disarmato definitivamente.
Ma nello stesso anno, il 1867, l'edificio fu acquistato dal console del Regno Unito a Genova sir Montague Yeats Brown. Sir Brown, dopo averlo ammirato dal mare durante le uscite sul suo vascello Black Tulip, ne era rimasto affascinato e lo acquistò per la cifra di settemila lire. Nuovi lavori modificarono l'originale struttura secondo i canoni architettonici e il corredo interno di quell'epoca; tra le modifiche più significative, oltreché l'innalzamento delle torri, la trasformazione dell'antica piazza d'armi in un giardino pensile.
L'ultimo proprietario inglese dell'ex fortezza militare fu John Baber.
Dal 1961 il castello è di proprietà del Comune di Portofino che lo utilizza come sede di esposizioni culturali.
Per una notevole coincidenza proprio nello stesso anno, il 1867, in cui sir Brown acquistava il Castello di San Giorgio, il viaggiatore inglese sir Thomas Hanbury iniziò a realizzare i giardini che portano il suo nome. Egli, dopo aver fatto fortuna come esportatore di tè a Shangai, decise di stabilirsi sulla costa ligure di ponente, ed acquistò dapprima il palazzo dei marchesi Orengo di Ventimiglia e successivamente i terreni circostanti, su cui volle realizzare uno splendido giardino con specie botaniche raccolte in ogni parte del mondo.
Le affinità tra l'edificio e il giardino del Castello di San Giorgio e l'edificio e il giardino di Palazzo Orengo Hambury sono moltissime: le logge e terrazze, il terreno digradante dalla collina al mare, come è tipico della costa ligure, l'aspetto paesaggistico tipicamente "all'inglese", con vialetti irregolari e romantici rustici pergolati e patii, la pittoresca vista del mare sullo sfondo.
Cosa racconta il romanzo - Questo romanzo incoraggia a cambiare le carte in tavola quando l’infelicità e l’insoddisfazione si fanno troppo pesanti. E' un libro in cui la natura in tutto il suo splendore, anche se 'addomesticata', è la cornice ideale nella quale i rapporti fra gli individui non possono che rasserenarsi. Oltre all'amore per l'Italia, nel libro sono rintracciabili spesso elementi autobiografici e protofemministi.
Scrive Elisabetta Rasy su Il Sole 24 ORE del 17 aprile 2011: “Elizabeth von Arnim è uno di quei fortunati autori che, più che dei lettori, possono vantare degli adepti: un vasto pubblico di affezionati che non sono interessati tanto alle trame e ai personaggi quanto al tono che li caratterizza, una calda tonalità colorata rintracciabile di storia in storia. Non c'è aspetto dell'esistenza che il particolare colore rosa di von Arnim non sappia trattare a suo modo. Amore, sesso, conflitti, questioni di denaro popolano i suoi romanzi in un intreccio perverso di alta e bassa società mescolate in un cocktail perfetto da quello speciale ingrediente che è l'ironia dell'autrice, un'ironia dai molti versanti: caustica ma anche tollerante verso i personaggi e verso i lettori.”
I parchi di Genova Nervi, 'vicino a San Salvatore' - Essi comprendono la grande distesa di verde costituita dalle Ville Gropallo, Serra e Grimaldi che si estende tra la passeggiata a mare Anita Garibaldi e l'antica strada romana. Si tratta di un complesso storico-ambientale di ispirazione romantica dal valore inestimabile che ospita piante esotiche e tropicali oltre alla tipica flora mediterranea. Immersa nel verde del parco di Nervi è la bella, settecentesca villa Grimaldi Fassio, acquistata dal Comune di Genova nel 1979. Dal 1993 fa parte del sistema dei Musei di Genova-Nervi ed ospita le importanti collezioni di arte otto-novecentesca dei fratelli Frugone, con dipinti, sculture e disegni di artisti italiani e stranieri attivi tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento. Tra gli artisti rappresentati Bistolfi, Fontanesi, Mancini, Messina, Segantini, Signorini, Boldini, Rubino, Milesi, Tito, Michetti e Sorolla y Bastida.
Tra il Parco e il mare si snoda l'affascinante Passeggiata Anita Garibaldi. La passeggiata nasce da un antico sentiero che, negli anni '20 dell'Ottocento, serviva ai pescatori e ai contadini per raggiungere i luoghi di pesca o i terreni agricoli allora confinanti con il mare. Dato il suggestivo paesaggio - la rocciosa e frastagliata costa e il panorama sul promontorio di Portofino - nel 1862 il marchese Gaetano Gropallo fece avviare i lavori di costruzione di una vera e propria passeggiata a mare. Fino al 20 aprile 1944 la passeggiata era intitolata alla "Principessa di Piemonte", ma durante la Repubblica di Salò il commissario prefettizio deliberò un cambio di nome in "passeggiata Xª Flottiglia MAS". La passeggiata, di proprietà del comune di Genova che la intitolò il 19 giugno 1945 ad Anita Garibaldi, è oggi meta scelta dai cittadini genovesi e attrazione per i suoi turisti.
Pensando al viaggio a maggio per la visita ai Giardini Hambury, organizzato dallo Studio Arti Floreali, potrebbe essere interessante una tappa a Genova-Nervi, per visitare la Villa Grimaldi Fassio e la collezione Frugone.


Elizabeth von Arnim, pseudonimo di Mary Annette Beauchamp (Kiribilli Point, 31 agosto 1866 – Charleston, 9 febbraio 1941), è stata una romanziera britannica nata in Australia. Elizabeth nacque in una famiglia della borghesia coloniale inglese di Sydney. Il padre era un commerciante. La scrittrice Katherine Mansfield, pseudonimo di Kathleen Beauchamp, neozeladese, nata nel 1888 e considerata una delle migliori scrittrici di racconti del suo periodo, era una sua cugina prima.
Nel 1891, a 25 anni, Elizabeth sposò il conte tedesco Henning August von Arnim-Schlagenthin, figlio adottivo di Cosima Wagner, conosciuto durante un viaggio in Italia. Cosima Wagner, cioè la suocera di Elizabeth, (nata a Como nel 1837 e morta a Bayreuth nel 1930), era la figlia illegittima del pianista e compositore ungherese Franz Liszt e fu la seconda moglie del compositore tedesco Richard Wagner.
Il matrimonio Beauchamp-von Arnim avvenne a Londra; i coniugi vissero dapprima a Berlino e poi nella residenza della famiglia Arnim in Pomerania (oggi Polonia). Dalla nozze nacquero cinque figli: quattro bambine e un maschio. Fra i precettori dei bambini vi furono Edward Morgan Forster, noto come E.M. Forster (scrittore britannico, nato nel 1879 ed autore, tra l'altro, di Camera con vista del 1908, Casa Howard del 1910, Passaggio in India del 1924) e Hugh Walpole (scrittore britannico considerato tra i più prolifici della Letteratura britannica nel XX secolo).
Il matrimonio non fu felice sia per incompatibilità di carattere sia per difficoltà finanziarie conseguenti all'incarceramento del marito per truffa.
La carriera di scrittrice iniziò nel 1899, a 33 anni, con un'opera semi-autobiografica, anonima, in cui l'io scrivente si chiamava "Elizabeth", Elizabeth and her German garden (Il giardino di Elizabeth). Il romanzo ebbe immediatamente successo e fu ristampato più volte. L'autrice pubblicò a breve distanza due altri romanzi semi-autobiografici: The Solitary Summer (1899) (Un'estate da sola) e The Benefactress (1902) (Il circolo delle ingrate) e successivamente altri diciotto volumi firmati «by the author of "Elizabeth and her German garden"»; in seguito firmerà le sue opere più semplicemente come "Elizabeth", senza cognome.
Nel 1908 lasciò la casa in Pomerania per tornare a Londra. Rimasta vedova a 44 anni, dal 1910 al 1913 fu amante di H. G. Wells. Herbert George Wells, meglio conosciuto come H. G. Wells, suo coetaneo, è stato uno scrittore britannico tra i più popolari della sua epoca, assai versato in molti generi letterari; autore di alcune delle opere fondamentali di fantascienza, è oggi ricordato come uno degli iniziatori di quel genere narrativo. Il suo romanzo più noto è The War of the Worlds, 1897 (La guerra dei mondi). Il romanzo venne adattato da Orson Welles in un celebre programma radiofonico nel 1938. La storia, narrata in forma di cronaca, venne interpretata in modo così realistico che parecchi, negli Stati Uniti, credettero realmente che stesse avvenendo un'invasione di extraterrestri, rimanendone molto impressionata.
Nel 1916, a 50 anni, Elizabeth sposò in seconde nozze il duca John Francis Stanley Russell, fratello maggiore di Bertrand Russell, l'importante filosofo, logico, matematico. Nello stesso anno morì in Germania, dove si era recata per perfezionarsi nello studio della musica, la giovane figlia Felicitas; la vicenda, somigliante a quella della protagonista del romanzo epistolare Christine, spinse Elizabeth a trasferirsi negli Stati Uniti. Anche il matrimonio con Russell fu poco fortunato: i due coniugi si separarono dopo tre anni, nel 1919, ma non divorziarono mai.
Elizabeth von Arnim trascorse gli ultimi anni della sua vita in Svizzera e Costa Azzurra; pubblicò nel 1936 la sua autobiografia dal titolo All the dogs of my life (I cani della mia vita) e, allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, si trasferì definitivamente negli Stati Uniti.

Alcune opere
Elizabeth von Arnim ha scritto molto. I suoi testi sono ripubblicati con continuità e tradotti in lingua italiana anche in tempi recenti.
  • Elizabeth and Her German Garden, 1898 (Il giardino di Elizabeth, Bollati Boringhieri, 1993)
  • The Solitary Summer, 1899 (Un'estate da sola, Bollati Boringhieri, 2001)
  • The Benefactress, 1901 (Il circolo delle ingrate, Bollati Boringhieri, 2012 )
  • The Adventures of Elizabeth in Rugen, 1904 (Elizabeth a Rugen, Bollati Boringhieri, 1996)
  • Princess Priscilla's Fortnight, 1905 (Una principessa in fuga)
  • Fräulein Schmidt and Mr Anstruther, 1907 (Lettere di una donna indipendente, Bollati Boringhieri, 2005)
  • The Caravaners, 1909 (La memorabile vacanza del barone Otto, Bollati Boringhieri, 1995)
  • The Pastor's Wife, 1914 (La moglie del pastore, Bollati Boringhieri, 2003)
  • Christine, 1917 (La storia di Christine, Bollati Boringhieri, 2009), scritto con lo pseudonimo di Alice Cholmondeley
  • Christopher and Columbus, 1919 (Cristoforo e Colombo, Bollati Boringhieri, 2004)
  • Vera, 1921 (Vera, Bollati Boringhieri, 2006)
  • The Enchanted April, 1922 (Incanto di aprile, Felice Le Monnier, 1928. Un incantevole aprile, Bollati Boringhieri, 1993)
  • Love, 1925 (Amore, Bollati Boringhieri, 1999)
  • Introduction to Sally, 1926 (Vi presento Sally, Bollati Boringhieri, 2008)
  • Expiation, 1929 (Colpa d'amore, Bollati Boringhieri, 2010)
  • Father, 1931 (Il padre, Bollati Boringhieri, 2007)
  • The Jasmine Farm, 1934 (La fattoria dei gelsomini, Bollati Boringhieri, 2011)
  • All the Dogs of My Life, 1936 (I cani della mia vita, autobiografia, Bollati Boringhieri, 1991)
  • Mr. Skeffington, 1940 (Mr Skeffington, Bollati Boringhieri, 2002)


Film tratti da opere di Elizabeth von Arnim

  • Da The Enchanted April sono stati tratti due film:
    • The Enchanted April (1935) diretto da Harry Beaumont, protagonisti: Ann Harding, Katharine Alexander e Frank Morgan
    • Un incantevole aprile (1992) diretto da Mike Newell, protagonisti: Josie Lawrence, Miranda Richardson, Polly Walker e Joan Plowright
  • La signora Skeffington (1944) diretto da Vincent Sherman, protagonisti: Bette Davis, Claude Rains e George Coulouris
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ELIZABETH LA PRIMA DONNA. VITA E BESTSELLER DELLA VON ARNIM, SIGNORA AUDACE DEL '900

NATALIA ASPESI, La Repubblica 31 gennaio 2012
Elizabeth von Arnim scrisse 21 romanzi, ebbe due mariti, un conte tedesco oppressivo e un conte inglese vendicativo, cinque figli che non le diedero grandi soddisfazioni, un certo numero di amanti e di amatissimi cani; cugina e amica della più giovane Katherine Mansfield, visse in Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Svizzera. Era nata a Kirribilli Point in Australia nel 1866, morì a Charleston negli Stati Uniti nel febbraio del 1941. Era piccola, carina, elegante, spiritosa, colta, piaceva molto agli uomini: a loro piaceva anche il denaro che lei cominciò a guadagnare con il suo primo libro, Elizabeth and her German garden, assoluto bestseller del 1898, che superò gli autori allora alla moda, come Maria Corelli e H.G. Wells. Continuò a vendere per anni, e quindi ad assicurare alla sua autrice un mucchio di sterline, di cui però, in tempi di assoluta irrilevanza sociale e giuridica delle donne, lei non poteva disporre. Essendo sposata, tutto quel denaro guadagnato da lei apparteneva per legge al marito, il primo: un marito particolarmente severo e litigioso, il conte prussiano Henning August von Arnim-Shlagenthin, che oltretutto di quei soldi aveva bisogno, perché il conte padre, che si era messo in testa di prendere il posto del cancelliere Bismarck, era stato spogliato dei possedimenti di famiglia. Fu sempre il suo denaro a rendere difficili i suoi rapporti con gli uomini: sposando in seconde nozze il conte Francis Russell, fratello maggiore del filosofo pacifista Bertrand ( Perché non sono cristiano ), ottenne la separazione dei beni, su cui forse lui aveva contato per sistemare le sue proprietà, e non la perdonò mai. Scrivere allora era l'unica forma di creatività femminile appena tollerata, e le scrittrici venivano spesso considerate creature sospette, poco raccomandabili, anche ridicole, almeno secondo la stampa satirica. Molte autrici sceglievano di tutelarsi, nascondendosi dietro un nome maschile, ma per Mary Annette Beauchamp, chiamata in famiglia May, sposata von Arnim, anche questo sotterfugio non bastava. Dopo furibondi litigi domestici, quella che poi avrebbe scelto di firmare i suoi ventun libri come Elizabeth von Arnim, ottenne dal marito il permesso di pubblicare la sua prima opera, a patto che risultasse di anonimo autore, in modo da rendere impossibile identificarla per non macchiare il glorioso stemma di famiglia. Con il titolo Il giardino di Elizabeth, il libro è stato pubblicato in Italia per la prima volta nel 1989, da Bollati Boringhieri, mandando in estasi una folla di raffinati lettori, che hanno poi scoperto a poco a poco gli altri romanzi di questa scrittrice ironica, spregiudicata, fuori da ogni corrente letteraria, spesso crudelissima nel descrivere una società boriosa, superficiale, vecchia, ingiusta, soprattutto verso le donne. Esce in questi giorni sempre da Bollati Boringhieri, Il circolo delle ingrate ( The benefactress ), suo quarto libro (il diciannovesimo per l' editore italiano) uno dei più autobiografici. Quando nel 1901 fu pubblicato in Inghilterra e Stati Uniti, la signora aveva 35 anni, 4 figlie tutte femmine, educate in casa da insegnanti come E.M. Forster e Hugh Walpole, e il suo più arduo impegno era riuscire a tenere lontano dal suo letto il non più sopportabile consorte, che pretendeva a tutti i costi quell'erede maschio che, May-Elizabeth era certa, non sarebbe mai arrivato. Detestando Berlino, era riuscita a stabilirsi con la famiglia in Pomerania, nel castello finalmente restituito agli Arnim, e che con i soldi da lei guadagnati e confiscati dal conte, era stato restaurato e circondato dal bel giardino tanto curato e amato dalla contessa, che poi ne aveva fatto il protagonista del suo primo libro. Anna, la benefattrice, è una bella e intelligente ragazza inglese senza soldi e, a 25 anni, è ormai destinata allo zitellaggio per la sua smania di rifiutare i pretendenti: da uno zio eredita una proprietà in Pomerania, dove va a vivere per realizzare un sogno: ospitare dodici signore maltrattate dalla vita e regalare loro, a sue spese, la felicità. Impresa ovviamente impossibile, perché le signore raccolte con un inserzione, si rivelano ingrate, invidiose, classiste, avide, bugiarde e persino con parentele disdicevoli (una sorella ballerina!, un figlio a caccia di moglie ricca! una nobiltà inventata!). Gli abitanti del villaggio sono ignoranti e diffidenti, ed è interessante come in un romanzo di inizio Novecento, quindi vecchio di 110 anni, scritto da una donna e perciò giudicato allora superficiale, si accenni a quell'antisemitismo già diffuso nella Germania imperiale anni prima dell' avvento del nazismo. È il buon pastore luterano a mettere in guardia la stupefatta e indignata Anna: «Qui in mezzo a noi, dappertutto, a prendere i soldi dalle nostre tasche, anzi il pane dalle nostre bocche, ci sono gli ebrei». E il sangue dalle vene cristiane, e gli omicidi rituali, sibila quello che sarebbe «il più mite degli uomini» e che, «anche solo a nominare la parola ebreo, veniva colto da una furia cieca». E gli altri maschi del paese, contadini, servitori? Sprezzanti delle donne, certi, in quanto uomini, di essere superiori anche alla bella signora ricca e colta, generosa e appassionata, ma svalutata in quanto donna. Esperienza autobiografica, come l'arresto del nobile vicino innamorato di lei e da lei fino ad allora respinto. Visitandolo in prigione, «Anna, quasi accecata dalla lacrime, gli cinse il collo con le braccia; con quell' unico gesto gli consegnò se stessa e il suo futuro completamente, ammainò per sempre la bandiera dell' indipendenza». Nella realtà, Henning era finito in prigione accusato di appropriazione indebita, e quella tragedia fece scoprire a Elizabeth come a quell'uomo più vecchio di lei, possessivo, gelido, litigioso, sempre sull'orlo della rovina finanziaria, impegnato ad allevare maiali e a coltivare patate con scarso successo, anche adultero, fosse profondamente legata. Il 27 ottobre 1902 nasceva finalmente l'erede maschio, Henning Bernd von Arnim, e come esentata da una colpa, la bella contessa, pacificata con il marito, con se stessa, con la vita, liberata dagli obblighi del suo rango e del suo genere, da quel momento può dedicarsi alla scrittura, ai giardini e ai cani, ai figli che l'adorano, ai viaggi e alla season di Londra, dove frequenta femministe e intellettuali che spesso sono più che semplici amici. Infatti, può essere che il piccolo Henning non sia un von Arnim ma un Russell, figlio del conte Francis, che, diventata vedova, anni dopo, innamoratissima, sposerà, rovinandosi gli anni della maturità. Nel periodo che precede la prima guerra mondiale, il bel mondo londinese pare travolto dagli scandali amorosi, da adulteri multipli, da drammatici divorzi, che coinvolgono anche la contessa-scrittrice. E per esempio la bella e libera signora diventa l'amante dello scrittore di fantascienza H.G. Wells ( La guerra dei mondi ), che già tradisce la moglie con un'amante ufficiale, per essere poi tradita con la tanto più giovane e appassionata saggista politica e femminista Rebecca West ( Il significato del tradimento ). Separata dal terribile conte Russell, Elizabeth, amica inseparabile del di lui fratello Bertrand, ogni tanto finisce nel suo letto malgrado l'alternarsi di quattro mogli, fino a quando, cinquantenne, di lei si innamora Alexander Stuart Frere Reeves, editore della rivista Granta, che ha 26 anni di meno, e le resterà legato per anni, sposando poi la giovane figlia del giallista Edgar Wallace. Quando compie settant'anni, Elizabeth scrive nel suo diario: «Adesso sono davvero una donna anziana, e non devo dimenticarlo. Ci si abitua talmente ad essere giovani che si finisce per credere che sarà per sempre. Mi devo ricordare che non è così e mi aiuteranno gli specchi».
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«I CLASSICI DELLA LETTERATURA. GRANDI AUTRICI» a cura del Corriere della Sera

Dal 4 luglio 2013
PRESENTAZIONE DELL’OPERA
Le grandi madri della scrittura, di Dacia Maraini

Le donne leggono. Hanno sempre letto molto. Ci sono grandi e piccoli quadri che le ritraggono mentre tengono in mano un libro sdraiate su un divano o sedute su sedie imbottite, o distese su un prato, immerse nella lettura. Il pittore sembra osservare con occhi un poco invidiosi la capacità di concentrazione della sua modella che, quando legge, dimentica ogni cosa.
Eppure in quel leggere silenzioso e segreto c’è un’intenzione nascosta che ha spaventato gli educatori e i controllori dei costumi di tutti i tempi. Da ricordare che Flaubert fu denunciato per avere scritto un libro pericoloso basato sull’adulterio (sto parlando di Madame Bovary) che, dovendo finire nelle mani delle «signorine da marito», avrebbe provocato danni «irreparabili». Evidentemente le signorine da marito dell’Ottocento erano avide di libri e quando affondavano il naso in un romanzo non mostravano molta voglia di uscirne.
Qualcuno potrebbe dire che era un modo di viaggiare nel tempo e nello spazio, per una immaginazione femminile spesso costretta in stanze piccole e anguste, impedita ai viaggi e a qualsiasi avventura che non fosse casalinga. Forse era questo. Ma voglio pensare che ci sia qualcos’altro che spinge le donne – ancora oggi in maggioranza lettrici di romanzi – a innamorarsi così palesemente delle narrazioni su carta. Prima di tutto il mistero del passaggio del tempo. Perché corre tanto? Dove va? Da dove viene? Cosa provoca e cosa significa? Cosa conserva e cosa perde? Pensieri di chi è abituato storicamente a fare i conti con il proprio corpo che si trasforma, osservato con sorpresa, inquietudine e a volte sincera paura. Pensieri di chi cerca, come gli antichi prigionieri, di uscire da quella segreta, se non contando sulle proprie gambe, per lo meno sulla propria immaginazione e sui propri sensi profondi. Per chi sta ferma dietro una finestra (vi ricordate Emily Dickinson che non uscì mai dalla sua casa e non ebbe mai modo di pubblicare una sua poesia mentre era ancora in vita? E di Isabella Morra che, relegata nel castello di Valsinni, passava le giornate sulla torre a scrutare l’orizzonte per vedere se arrivasse qualcuno – il padre che glielo aveva promesso – a liberarla da quella prigionia?) il passare del tempo si presenta come un arcano incomprensibile.
Il mistero della metamorfosi e del passaggio del tempo tenevano gli occhi delle lettrici aggrappati ai libri. Sprofondate nelle storie altrui, vivevano vicariamente destini lontani, vicende straniere. E i fantasmi di quelle storie colorivano di sé le piccole azioni quotidiane ripetute mille volte, i doveri che fissavano la giornata delle donne alla cucina, alla stanza da letto, al tinello. Un senso di eternità
che si accompagnava alla reiterata quotidianità, che per la lettrice appassionata era segregazione e fonte di ispirazione, luogo di tortura e, appunto, finestra da cui osservava il mondo.
Una donna che legge non fa paura. Ha gli occhi su una pagina scritta e sembra che dorma. Lo scintillio delle sue pupille – Ortega y Gasset scrive che si esce da un libro con le pupille dilatate – non è visibile. Eppure c’è. E può inquietare chi diffida e vede nel silenzio femminile un segno di pericolo. Qualcosa che cova e potrebbe provocare esplosioni impreviste. Non a caso i libri erano proibiti perfino dai medici per le giovinette che si preparavano a diventare madri.
«Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie eccitazioni di uomini santi» scrive sant’Agostino, il coraggioso ed esposto sant’Agostino, che pure ha creduto nelle parole scritte, ha raccontato di sé in modo sincero e palese. Chissà se ha pensato che anche le sue parole potevano provocare qualche pensiero non pudico nel cervello di una lettrice. Ma è probabile che ritenesse le donne escluse dalla lettura delle sue Confessioni. Era una roba da uomini e basta. Eppure Agostino aveva una madre colta e una sorella che scriveva. Ma le parole di Cristo, che con la loro forza democratica avevano infiammato prima di tutto le donne e gli schiavi, si sono nel tempo pietrificate in quella sincera e prepotente preoccupazione di controllo che anima tutti i Padri della Chiesa.
Non fu da meno san Tommaso, il severo e prestigioso censore che tanto si preoccupava perché tutti osservassero la gerarchia fra i sessi: «La donna trascina in basso l’anima dell’uomo che tende a una sublime altezza, portando il suo corpo in una schiavitù più amara di qualsiasi altra» scrive nella Summa Teologica, e c’è da inquietarsi pensando a quanta parte ha avuto nella educazione delle ragazze il suo pensiero paterno.
Ma se proprio vogliono leggere – diranno qualche secolo dopo alcuni padri di famiglia, preoccupati dall’inazione delle loro «bambine» intente a sbirciare di nascosto fra le finestre socchiuse, su una strada da cui arrivano riprovevoli richiami d’amore –, che leggano pure! Questo pensavano i commercianti e i borghesi liberali: che le nostre mogli e le nostre figlie, se stando chiuse a casa non trovano di meglio da fare, caccino il naso nei libri! Ma decidiamo noi quello che va posto nelle loro mani fragili e delicate. Pagine che non possano corromperle, che non possano comunicare loro pensieri di autonomia e sogni di libertà. Dante coglie con grande acutezza il pericolo del «libro galeotto» che unisce due bocche, due braccia, due pensieri. Per questo le biblioteche, quando c’erano, avevano reparti separati: i libri per le giovinette ben esposti ad altezza di occhi e i libri proibiti messi così in alto che era impossibile raggiungerli senza una scala.
Anch’io, per tanti anni, mi sono nutrita dei grandi romanzi dei padri. Un giorno però mi sono chiesta: ma dove sono le madri? I padri li ho qui intorno a me, mi hanno tenuto compagnia, mi hanno affascinata e innamorata, mi hanno incantata e deliziata. A quindici anni avevo letto tutto Conrad – il mio preferito di sempre –, tutto Henry James, tutto Proust, tutto Dostoevskij, tutto Verga, tutto Pirandello, tutto Faulkner, tutto Beckett – a cui per anni ho voluto assomigliare con tutta me stessa. Ero una ragazzina portata alla lettura e alla meditazione. Ho rinunciato a infiniti balli, feste, gite per leggere. A volte cercavo di mediare i due piaceri. Mi portavo il libro in barca e leggevo sotto il sole senza accorgermi del bruciore dei raggi. Mi ritrovavo tardi nel pomeriggio con le piaghe sulle spalle, un gran mal di testa e la nausea che pulsava in gola. Ma non per questo ho rinunciato. Ho perfino provato a portare un libro nella giacca a vento quando andavo a sciare. Leggevo durante le attese allo skilift. O mentre gli altri si sorbivano una cioccolata calda chiacchierando del più e del meno, mi sedevo in disparte su un gradino di legno e tiravo fuori dalla tasca il libricino di turno. Portavo con me libri di tutte le dimensioni: da saccoccia, da zaino, da borsa, da tasca, perfino da taschino. Quando si ama appassionatamente la lettura, il tempo lo si trova, a costo di mangiarsi le ore di sonno, di lesinarle al gioco, all’amore, al cinema.
Ma ecco, a un certo punto mi sono domandata se fosse normale che fra tutti questi amati padri non ci fosse una madre. Le biblioteche non le proponevano, le grandi panoramiche critiche non le offrivano alla nostra riflessione. Quei pochi nomi femminili che rimbalzavano qualche volta nei discorsi più dotti erano fatti con una certa condiscendenza, come di fenomeni innaturali, un che di strano e di imprevisto da riporre fra le cose abbandonate nei ripostigli polverosi della memoria collettiva.
Ci ho messo anni per scoprire che le madri c’erano eccome. Ed erano non meno brave, coraggiose, profonde, originali dei padri. Ma i loro nomi scivolavano nelle pieghe della storia letteraria come qualcosa di riprovevole e un poco stonato. Ho scoperto gli scritti delle mistiche: Il libro delle esperienze di Angela da Foligno, I dolori mentali di Cristo di Camilla Battista Varano, I dialoghi di Domenica del Paradiso. Scrittrici spesso scandalose nei loro sensuali racconti del corpo di Cristo da baciare e carezzare. Ho scoperto gli scritti delle cortigiane: Veronica Franco, Tullia d’Aragona, Gaspara Stampa, coraggiose e battagliere difenditrici della propria libertà. Ho scoperto i libri rabbiosi delle monache ribelli: L’inferno monacale di Arcangela Tarabotti, I misteri del chiostro napoletano di Enrichetta Caracciolo. Per non parlare delle straniere: La storia del principe Genji di Musaraki Shikibu, autrice dell’anno Mille, uno dei piu bei romanzi orientali mai scritti, Le opere di Ildegarda di Bingen, i testi teatrali di Roswitha di Gandersheim. L’autobiografia di suor Juana
Inés de la Cruz. E, ancora, che dire delle grandi scrittrici francesi come Madame de Lafayette o Madame de Staël? O delle romanziere dell’Ottocento come Jane Austen, le sorelle Brönte, come George Eliot, come Mary Shelley, l’inventrice dell’horror? O, infine, di Katherine Mansfield, la grande novellatrice?
Questa collana ci dà l’occasione di far conoscere, a chi non li ha mai letti, i testi più popolari e felici delle grandi scrittrici del passato, e di invitare chi li conosceva già a rileggerli per scoprirne la modernità e la profondità.
È stato difficile limitare la scelta. All’inizio, infatti, il mio elenco era molto lungo. Ma per ragioni editoriali ho dovuto tagliare e tagliare, fino ad arrivare al numero di ventidue. Spero in futuro di potere allungare la lista e proporre ai lettori, ma soprattutto alle lettrici che ancora oggi sono in maggioranza, queste madri letterarie che rappresentano un grande esempio da seguire per chi voglia scrivere, e un grande piacere per chi voglia godersi un libro ben pensato e ben raccontato.


«Un incantevole aprile» di Elisabeth von Arnim è il dodicesimo volume della collana «I classici della letteratura. Grandi autrici» del Corriere della Sera: 22 romanzi – che poi sono diventati 25 - scritti da grandi donne del ’700, ’800, ’900, selezionati da Dacia Maraini: 
  1. Ragione e sentimento, Jane Austen
  2. Cime tempestose, di Emily Brontë
  3. Gita al faro, di Virginia Woolf
  4. Canne al vento, di Grazia Deledda
  5. Jane Eyre, di Charlotte Brontë
  6. L'età dell'innocenza, di Edith Wharton
  7. La mia Africa, di Karen Blixen
  8. Chéri, di Colette
  9. Il ventre di Napoli, di Matilde Serao
  10. La bella storia di Silas Marner, di George Eliot
  11. Alexis o il trattato della lotta vana - Il colpo di grazia , di Marguerite Yourcenar
  12. Un incantevole aprile, di Elisabeth von Armin
  13. La principessa di Clèves, di Madame de La Fayette
  14. La piccola Fadette, di George Sand
  15. La casa nel vicolo, di Maria Messina
  16. La foresta della notte, di Djuna Barnes
  17. La piccola istitutrice e altri racconti, di Katherine Mansfield
  18. L'imperatore di Portugallia, di Selma Lagerlöf
  19. Una donna, di Sibilla Aleramo
  20. Cortile a Cleopatra, di Fausta Cialente
  21. Vicino al cuore selvaggio, di Clarice Lispector
  22. La gita delle ragazze morte - La rivolta dei pescatori di Santa Barbara, di Anna Seghers
  23. Le solitarie, di Ada Negri
  24. Artemisia, di Anna Banti
  25. La signora Dalloway, di Virginia Woolf


Claudia Pantanetti, 2014

Informazioni tratte da Wikipedia e dai molti siti che parlano del libro della von Arnim, dal sito de La Repubblica e del Corriere della Sera

venerdì 24 ottobre 2014

Letture in Giardino - Progetto







 


'LETTURE IN GIARDINO'

Circolo di lettura




In collaborazione con:
Studio Arti Floreali
Dove: Sede dello SAF e/o altri eventuali luoghi, anche all'aperto, da definire

Quando: ottobre 2014 – maggio 2015. Sette incontri mensili ( 26 ottobre, 16 novembre, 14 dicembre 2014, 18 gennaio, 15 febbraio, 15 marzo, 19 aprile 2015 ) + viaggio ai Giardini Hanbury alla Mortola – Ventimiglia


L'idea:

Il progetto vuole suscitare la ricerca e la lettura di libri non scientifici o storici, ma di narrativa varia, ambientati in giardini famosi, orti botanici, ecc.: libri che in qualche modo ricreino l'atmosfera, a volte misteriosa, a volte struggente e romantica, del rapporto con una natura 'addomesticata'.

La LBPGT propone un primo approccio piacevole, leggero alla lettura ed alla conoscenza dei luoghi.

Lo SAF darà quindi i fondamenti storici e naturalistici del luogo e suggerirà letture di approfondimento.


Come:

• I incontro: 26 ottobre h. 16 - verrà illustrato il progetto; si parlerà brevemente del primo suggerimento per la lettura e ne verrà indicata la reperibilità nelle biblioteche comunali e/o il costo. Verrà illustrata una breve biografia dell'autore e si leggeranno alcuni brani scelti del libro.

Dopo un leggero rinfresco, si chiederà infine ai partecipanti di portare, per la volta seguente, proposte di lettura sul tema, da analizzare nel successivo incontro, circa un mese dopo. Ognuno sarà invitato a 'mettersi alla caccia'.

• II incontro: si aprirà con un colloquio sul primo libro letto: commenti, curiosità, ricordi suscitati dalla lettura. Lo SAF illustrerà i Giardini Hanbury, parlando della loro storia, delle essenze ivi racchiuse, delle sue singolarità.

Dopo una breve pausa, si analizzeranno le proposte di lettura pervenute dai partecipanti. Chi proporrà una nuova lettura, porterà con sé il libro e indicherà perché quel libro vale la pena di essere letto. La LBPGT sarà pronta a suggerire un libro, nel caso in cui non arrivasse nessuna proposta.

L'incontro termina con la scelta del libro da leggere nel mese seguente e la lettura di pochi brani, sperabilmente a cura del proponente.

• Ancora, e così per tutti gli incontri.

• Alla fine di tutti i sette incontri si potrà produrre l'inizio di una bibliografia sul tema con la possibilità, se il progetto ha avuto successo, di ampliarla nell'anno successivo.

La visita, a maggio, dei Giardini Hanbury, organizzata dallo SAF, chiuderà il circolo.

martedì 21 ottobre 2014

Di letture ascoltate ed altre storie...

Una bella persona, forte come la propria stretta di mano, mi ha fatto un graditissimo regalo: l'edizione in audiolibro de Il buio oltre la siepe di Harper Lee, letto da Alba Rohrwacher, pubblicato dalla Emons, una casa editrice interessantissima. Non avevo mai ascoltato un libro, o meglio non negli ultimi 30 anni..., ed ero sinceramente incuriosita di cosa avrei provato. L'ho scaricato sul mio I-pod e, a letto, l'ho ascoltato in compagnia. Che curiosa e piacevole sensazione è stata! In primo luogo ho capito che conoscere i tratti del volto di chi stava leggendo quella storia era per me molto importante; non perché provassi l'ebbrezza di una VIP nel mio letto, ma perché se l'autore desidero che resti per me anonimo, la lettura ha sempre una voce: da quando sono in grado di leggere, quella voce nella mia mente è la mia; ma se qualcuno mi fa il grande onore di leggere per me, a me fa piacere poterne immaginare le espressioni mentre lo fa. Che sia la bravissima Alba o la signora che vende gomitoli di lana all'angolo della strada, non è molto differente, purché lo sappia fare così bene e che io conosca il suo volto, la sua fisionomia.
 La seconda straniante sensazione in cui mi sono trovata immersa è stato un improvviso timore, simile a quello che mi capita di provare davanti ad un film del quale non abbia letto ogni recensione. Ad ogni nuovo fotogramma potrei trovarmi di fronte ad una scena per la quale non sono preparata, essere esposta ad immagini violente che non desidero vedere. Davanti ad un film non hai ripari se non quello delle tue dita intrecciate davanti agli occhi che, ammetterete, sono un pò ridicole per i miei quasi quarant'anni. Mi domando dunque, mentre Alba mi descrive la provincia americana in cui cresce la protagonista del libro, quando leggo, baro? Scorro velocemente le righe che seguono e anticipo inconsciamente di alcuni passi la storia? Perché questa sensazione di apprensione adesso? Mi rispondo che no, non ho il tempo leggendo per me di precorrere le righe, ma è un'abitudine che ho da quando leggo per i miei figli. Mi permetto di censurare alcuni episodi o frasi, per adattare le storie a quelle presumo siano le loro capacità di comprensione, la loro sensibilità e la morale che andiamo costruendo in famiglia. Alba continua a leggere, la seguo mentre in un angolo della mia testa concludo che deve essere proprio così: io preparo in qualche modo la lettura per i miei bambini. E, senza che mi accorga del non-senso, del corto circuito mentale di ciò che avviene, la conclusione mi pacifica e mi rassereno pensando che lei sta leggendo per me, ed io a lei mi affido.
Pochi minuti di lettura ascoltata hanno suscitato in me sentimenti profondi e richiamato assi di relazioni centrali, tanto da farmi arrivare a sentirmi affidata a colei che legge, a sentirmene in balìa e protetta. C'è da domandarsi quali siano i benefici inconsci prodotti dall'ascolto di una storia?!!

martedì 14 ottobre 2014

La Libera Biblioteca PG Terzi Diffusa entra nel Municipio Roma I Centro


Oggi, 14 ottobre, siamo entrati ufficialmente, anche se solo con una cassetta di libri, donati da lettori e pronti per il bookcrossing, nello

STUDIO MEDICO CORTEGGIANI
Lungotevere Tor di Nona, 3/5
Orari: dal lunedì al venerdì h.9-11 - 16-18

Siamo molto grati ai medici e al personale dello studio, tutti cortesissimi, che con affetto accolgono i nostri/vostri libri e collaborano alla nostra iniziativa.