sabato 27 dicembre 2014

I ragazzi della Via Pál


Circolo di lettura “Letture in giardino”

in collaborazione con lo Studio Arti Floreali



I ragazzi della Via Pál

di Ferenc Molnár



Reperibilità in prestito nelle Biblioteche di Roma Capitale:

Quasi tutte le biblioteche hanno questo libro



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I ragazzi della Via Pál è un classico della letteratura per ragazzi. Fu pubblicato per la prima volta a puntate su un periodico nel 1907. Il libro era destinato ad un pubblico adulto e nasceva come denuncia della mancanza di spazi per il gioco dei ragazzi. È diventato forse il più popolare romanzo ungherese, nonché uno dei classici della letteratura per i giovani. Naturalmente una lettura contemporanea rileva notevoli spunti di riflessione antimilitarista, evidenziando come i giovani protagonisti siano vittime psicologiche della violenza del "sistema guerra" tipico degli adulti.
Il titolo in italiano del romanzo è I ragazzi della via Pal o I ragazzi della via Paal. Quest'ultima versione è stata per decenni quella più corretta utilizzata in Italia perché nella lingua ungherese il grafema "á" non equivale al fonema "a" della lingua italiana, ma ad una a molto allungata che in italiano non esiste. Così, per facilitare una pronuncia attendibile del nome, la lettera "á" è stata translitterata in "aa".
Dall'ungherese all'italiano, dolori delle traduzioni:
Boka János, nome molto forte e fiero, è stato tradotto con Giovanni Boka,
Nemecsek Ernő diventa Ernesto Nemecsek,
Geréb Dezső diventa, ancora più straordinario, Desiderio Geréb
Kolnay Pál è Paolo Kolnay
Áts Feri, anche questo un nome fierissimo, diventa Franco o Cecco o Ferruccio Áts
EpocaLa storia si svolge nel 1889, cioè sul finire dell'Ottocento. L'Ungheria ha una popolazione composta prevalentemente da magiari. I magiari o ungari sono un gruppo etnico e linguistico di origine ugrica. Generalmente gli ungheresi sono molto fieri della propria "diversità", rispetto agli altri popoli d'Europa che sono di lingua indoeuropea. Questa breve premessa è per sottolineare il carattere particolarmente fiero di tutti i giovani protagonisti del romanzo. Relativamente al periodo storico, si ricorda che durante i moti rivoluzionari del 1848, che percorsero tutta l'Europa, l'Ungheria dichiarò la propria indipendenza dall'Impero Austriaco con l'intento di creare una repubblica. La rivolta fallì ma una ventina di anni dopo, nel 1867 l'Impero austriaco concesse un'ampia autonomia agli Ungheresi, accettando la trasformazione in Impero Austro-Ungarico. Luogo – L'azione si svolge a Budapest, in particolare a Buda, dove nei pressi del vecchio ghetto ebraico, ancora esiste la piccola via Pál. Mentre l'Orto Botanico, a Via Illés 25, che era una dipendenza della Facoltà di Medicina, ora è un'area protetta e il laghetto, che esisteva veramente, è stato distrutto per costruire edifici dell'Università. Tra i due luoghi, una passeggiata di una ventina di minuti a piedi. Molto meno per le gambe agili degli adolescenti protagonisti del romanzo. E' interessante, riprendendo il discorso del libro di Masolino D'Amico, il commento dei ragazzi di Boka durante l'incursione nel territorio delle Camicie Rosse nell'Orto Botanico:
Strisciando sempre, raggiunsero finalmente la collina. Sul versante destro, un poco isolate, sorgevano le rovine, costruite di recente a imitazione di autentici ruderi, di un antico castello medioevale. Essa davano a quel luogo un tono tutto particolare, non lugubre ma misterioso e bizzarro.
- Ecco le rovine - disse Boka. - Cerchiamo di stare in guardia, perché ho sentito dire che le Camicie
Rosse si spingono a volte anche fin qui.
- Che castello è mai questo? - chiese Csonakos. - Io non ho mai letto in alcun libro di storia dell'esistenza di un castello nell'Orto Botanico.
- Non è un castello: sono rovine.
- Vedo bene: rovine, ma di un castello; l'ha detto anche Boka!
Nemecsek si mise a ridere. Disse, sempre sottovoce:
- Già che c'erano, non potevano costruire un vero castello? Tanto sarebbe andato in rovina completamente prima di cento anni!”

Biografia dell'autore
Ferenc Molnár
, pseudonimo di Ferenc Neumann (Budapest 1878 – New York 1952), è stato uno scrittore, drammaturgo e giornalista ungherese di origine ebraica. Nato in una famiglia della media borghesia ebraica (il padre era uno stimato medico), Ferenc viene avviato agli studi presso il ginnasio calvinista della città. Cresce in una casa che sorge nella periferia della Budapest di fine Ottocento: ai margini della città allora si aprivano ampi spazi verdi e campi incolti. Questa è certo la base autobiografica del libro che stiamo leggendo.In seguito frequenta la facoltà di giurisprudenza presso l'università di Ginevra. In Svizzera oltre agli studi si dedica, con risultati mediocri, alla pittura e alla musica. Torna a Budapest per proseguire gli studi di diritto, ma presto li abbandona per entrare nella redazione del giornale "Budapesti Naplo", dove si distingue per la sua prosa. I primi successi nella scrittura li ottiene a soli 19 anni: incaricato dal giornale di tradurre una novella dello scrittore francese Anatole France, sostituisce al testo originale quello di un suo racconto. Questo piace tanto ai lettori che il giovane Ferenc viene incaricato, da quel momento in avanti, di scrivere per il giornale un racconto a settimana.Nel 1897 pubblica a sue spese la sua opera prima, una raccolta intitolata "Maddalena e altri racconti". Una seconda raccolta viene pubblicata a puntate sul giornale "A Hét" nel 1898. Il primo romanzo di Molnár è datato 1900: "La città affamata". I primi successi giungono tuttavia solo nel 1901 con il romanzo sentimentale "Storia di una barca senza padrone" ( in italiano "Danubio blu" ). Un preludio al capolavoro "I ragazzi della via Pál" si ha con la serie di racconti umoristici intitolata "Pino e altre piccole commedie" (1902), incentrati sul mondo dei ragazzi.
Nello stesso anno scrive il suo primo testo teatrale, la farsa "Il signor dottore", che viene ben accolto dalla critica. Tra il 1903 e il 1907 la produzione letteraria di Molnár acquista una dimensione internazionale: nonostante l'insuccesso della farsa teatrale "Jozsi" e del romanzo "Schiavi", l'autore sale sulla ribalta con "I ragazzi della via Pal" e la commedia "Il diavolo", della quale l'attore Ermete Zacconi è un entusiasta sostenitore; a lui si deve la sua rappresentazione in Italia, in Europa e in America.
L'apice della produzione teatrale di Molnár si ha con il poema scenico "Liliom. Vita e morte di un acchiappagalline. Leggenda di periferia" (1909) che riscuote un successo mondiale.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale e gli eventi successivi ( lo smembramento dell'impero Austro-Ungarico, la costituzione della repubblica ungherese, una breve parentesi comunista e poi la presa del potere da parte di un governo filofascista) non interrompono i successi letterari di Molnár, che tuttavia non riesce più a ritrovare la vivacità delle opere giovanili. In questo periodo Molnár si sposa tre volte ma nessuno dei matrimoni dura molto a lungo. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l'inizio delle persecuzioni antiebraiche di Hitler, Molnár è costretto a lasciare il paese natale – e non vi farà mai più ritorno - alla volta dell'America.
Negli Stati Uniti, al fianco di Wanda Barta, la sua quarta moglie, continu
a la sua attività di scrittore e cura la messa in scena, come musical, di alcuni dei suoi testi teatrali. I suoi ultimi anni sono resi particolarmente tristi dalla malattia e dal suicidio della moglie. Muore a New York nel 1952.

Così egli stesso traccia il sommario della sua vita: “Nato nel 1878 a Budapest; 1895: studente di diritto a Ginevra; 1904: giornalista e scrittore noto; 1914: commediografo ancora più noto; 1930: vorrei ancora essere studente a Ginevra” (“Il Dramma”, N. 155, 15 aprile 1952).
La sua opera complessiva si distingue per un profondo senso critico verso i prepotenti e gli arroganti. Specialmente nei suoi lavori più conosciuti si denota, appena celata dietro dialoghi e situazioni non privi di humour, una accorata partecipazione alle vicende di figure umane oppresse da ingiustizie sociali.
Molte sue opere sono state adattate da celebri autori, fra cui Tom Stoppard, P. G. Wodehouse e Arthur Miller, sia per il cinema che per il teatro e la radio.


Trasposizioni cinematografiche del libro


  • I ragazzi della via Paal, film diretto da Béla Balogh nel 1929
  • I ragazzi della via Paal (No Greater Glory), film diretto da Frank Borzage (1934) - Nel 1934 è indicato tra i migliori dieci film dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures. Nel 1935 viene presentato in concorso alla 3ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e vince la Coppa del Partito Nazionale Fascista per il miglior film straniero ( è presentato dagli Stati Uniti ).
  • I ragazzi della via Paal, film diretto da Alberto Mondadori e dal cugino Mario Monicelli (1935). Il padre di Alberto, Arnoldo Mondadori, deteneva i diritti dell'edizione italiana. Il film è girato usando come attori alcuni iscritti al GUF (Gruppo Universitario Fascista) di Milano. Anni dopo Monicelli, ricordando il suo primo film girato a 19 anni, espresse un giudizio positivo dicendo che "era ben fatto, parlava dei miei coetanei".
  • I ragazzi della via Paal (A Pál-utcai fiúk), film diretto da Zoltán Fábri; il film ebbe una nomination all'Oscar nel 1969. Questa trasposizione è meno cupa di quella del film di Borzage e più attendibile nella ricostruzione della vecchia Budapest, con qualche spunto di critica sociale.
  • I ragazzi della via Pal, film TV diretto da Maurizio Zaccaro (2003) andato in onda nel dicembre 2003 su Canale 5. Il film è ambientato nel 1904. La trama presenta diverse differenze rispetto a quella del libro: si narra, ad esempio, di una amicizia tra la nonna di Csele e il guardiano Jano, entrambi personaggi assolutamente marginali nel romanzo.